sabato 27 marzo 2010

Coraggio e verità

0ggi vi è stata la commemorazione dell'economista Ezio Tarantelli, nell'anniversario della sua uccisione ad opera delle Brigate Rosse.
Il governatore della Banca d'Italia Draghi ha fatto due affermazioni - televideo 26 marzo ore 13.45 - che meritano di essere commentate.
Egli ha detto che Tarantelli ha avuto "il coraggio di difendere la verità anche da solo".
Speriamo che Draghi e lor signori permettano anche ad altri che non siano appartenenti alla stessa classe dominante di avere "il coraggio di difendere la verità" anche quando questa appare diversa dalla vulgata di stato, governi, mass media, sull'argomento.
Draghi ha sottolineato il ruolo fondamentale avuto da Tarantelli nel "costruire il clima che portò gli italiani ad abbandonare la scala mobile".
A parte il fatto che non furono gli "italiani" ad abbandonare la scala mobile ma il governo Craxi, sostenuto da gran parte dei sindacati confederali, ad abolirla, mentre la gran parte degli operai e lavoratori italiani non volevano certo abbandonare questo utile strumento di difesa del salario, si può vedere a distanza di anni a chi ha giovato quella scelta ?
Essa ha permesso lauti profitti per anni ai padroni italiani e una pesantissima perdita dei salari degli operai e lavoratori, massimamente impoveriti e precipitati agli ultimi posti nella classifica dei salari nelle economie capitalistiche più sviluppate.
Essa ha fatto sì che le condizioni di vita e di lavoro si siano massimamente
deteriorate e che questo si sia riflesso in tutti i campi della vita sociale, familiare, sanitaria dei lavoratori.
Essa ha permesso che la tenuta del capitalismo italiano nel mercato mondiale sia stata scaricata sui lavoratori e le loro famiglie.
Quindi, questa scelta a cui Tarantelli, per bocca di Draghi, ha molto contribuito è stata la scelta di un servo dei padroni, di chi ha messo le proprie qualità e studi al servizio di una parte della società contro l'altra.
Così Tarantelli ha partecipato attivamente alla lotta di classe dalla parte dei padroni, divenendo obbiettivamente un nemico della classe operaia e dei lavoratori.
Per questo, se nel cuore e nella mente dei padroni, del loro stato, dei loro governi, dei loro partiti e dirigenti sindacali può essere ricordato come una vittima, nel cuore e la ragione degli operai e lavoratori coscienti, egli è stato più una sorta di "carnefice" civile, partecipante a quella macelleria sociale che sono state le condizioni salariali e di lavoro dei lavoratori in questi anni.
Certo Tarantelli ha avuto poi altri eredi dello stesso segno e dello stesso ruolo, fino a Biagi e la sua legge, ad esempio.
Questo però serve al movimento operaio e comunista a capire, e a noi ad affermare con chiarezza, che colpire un singolo esponente della classe dominante non è la strada giusta per liberarsi delle politiche della classe dominante e della classe dominante stessa.
Quello che serve è costruire le condizioni per una rivoluzione politica e sociale di massa che liberi la classe operaia e le masse popolari dall'intera classe dominante e dal sistema capitalista, se si vuol scongiurare tante altre abolizioni di scale mobili, altre leggi Biagi e, oggi, leggi che puntano all'abolizione dello statuto dei lavoratori ecc.

proletari comunisti
26-3-2010

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