Nonostante i proclami rumorosi dei vari rappresentanti dell’imperialismo,
da Trump alla Meloni, la crisi globale dell’imperialismo viene certificata ad ogni
momento dai centri di ricerca o istituzionali come l’Ocse (Organizzazione per
la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). Sono organismi che fanno di tutto per
indorare la pillola e cercare di esprimersi nella maniera meno negativa
possibile, ma nonostante gli sforzi l’operazione non può riuscire perché i loro
stessi dati sono incontrovertibili.
E infatti, l’Ocse dice che l’economia globale regge agli urti,
ma le prospettive non sono rosee.
E quali sono gli urti? Le guerre, le politiche commerciali,
cioè i dazi e i rischi... E da qui in poi è tutto un “se”. L’attività economica
potrebbe riprendersi “se la politica riuscisse nel suo compito” e cioè, “ridurre
l’incertezza”!
L’Ocse “prevede un’economia globale in crescita del 2,9% nel
2026, in rallentamento rispetto al 3,2% stimato per quest’anno”. Abbiamo già
scritto in altri articoli che questa “crescita” è una media tra paesi come l’India
e la Cina che vanno intorno al 5%, mentre altri sono di fatto fermi, come
dimostra il riquadro riportato all’interno dell’articolo del Sole24Ore.
Tra i paesi fermi c’è l’Italia, quelle che “cresce” secondo
la Meloni, che va “dallo 0,5% di quest’anno allo 0,6% dell’anno prossimo fino
allo 0,7% del 2027.” E questa viene chiamata “accelerazione”! La sua “lentezza”
dice l’Ocse contraddicendosi, “è legata a «esportazioni deboli, a seguito dell’aumento
dei dazi globali» e «consumi delle
famiglie fiacchi» che «peseranno sulla crescita nel breve periodo».”
Ma che cosa ha contribuito alla “resilienza” dell’economia? “«l’anticipo della produzione e degli scambi commerciali», nell’attesa delle tariffe, insieme «ai robusti investimenti legati all’intelligenza artificiale e a politiche fiscali e monetarie favorevoli», spiega il rapporto.” E cioè, molti capitalisti in vista dei dazi di Trump hanno anticipato l’acquisto delle materie prime e la produzione! Che poi abbiano venduto oppure no questi prodotti è un'altra faccenda che si vedrà più avanti. Questi movimenti di merci, questa specie di trucco contabile, comunque fanno alzare la percentuale dell’“economia globale”. E l’insistenza sui dazi, soprattutto da parte degli USA, significa “arrecare danni significativi alle catene di approvvigionamento e alla produzione globale”.
E infatti l’Ocse aggiunge che “Sono stati fattori in buona
parte temporanei”, e non poteva
essere altrimenti, ma il lato ancor più negativo è che l’aumento dei dazi fa
aumentare i prezzi “riducendo la
crescita dei consumi delle famiglie e degli investimenti delle imprese”.
Così viene chiamato l’impoverimento generalizzato delle masse popolari.
L’altro aspetto che permette la “resilienza” è quello dei “robusti
investimenti legati all’intelligenza artificiale”, un settore che è già
stracolmo di miliardi, tanto che si parla di bolla pronta a scoppiare, e alle
politiche fiscali e monetarie favorevoli, cioè, come sempre in aiuto a questa economia
globale dalle “prospettive” sempre più «fragili», arrivano i fondi pubblici.
Ma quelli dell’Ocse devono dare un segno di ottimismo
perciò, dicono, l’economia potrebbe riprendersi perché “Può scoppiare la pace, portando
i suoi frutti anche economici e riducendo i prezzi dell’energia”. Ma nonostante
questo goffo tentativo di addolcire la realtà, la sostanza vera di questo
sistema sociale capitalista-imperialista è
proprio la guerra, come via d’uscita dalla crisi.

Nessun commento:
Posta un commento