E' difficile in tempi come i nostri, nel nostro paese in cui l'ideologia borghese domina sempre più nel movimento operaio; e in diverse forme contribuiscono a questo dominio nelle organizzazioni sindacali maggioritarie tutti i partiti dell'arco parlamentare e buona parte di coloro che si distinguono da essi ma che restano sul terreno del riformismo.
E' difficile affermare e praticare il leninismo e le semplici, e nello stesso tempo profonde, osservazioni che Lenin fa nei passi dei suoi scritti pubblicati la scorsa settimana.
E' difficile in questo contesto formare quadri comunisti, avanguardie operaie che abbiano il coraggio e la capacità di andare controcorrente.
Ma questo è assolutamente necessario. E nello stesso tempo occorre farlo con ottimismo rivoluzionario, dato che, comunque la si veda o la si pensi, i fatti e gli sviluppi oggettivi della realtà quotidiana stanno lì a dimostrare che la realtà della classe e delle masse va in tutt'altra direzione delle idee dominanti, della politica, cultura e azione dei partiti parlamentari e delle organizzazioni sindacali
confederali maggioritarie.Non c'è alcun problema della vita quotidiana degli operai e lavoratori che possa essere risolto dalle politiche degli attuali governi. I problemi del lavoro, i problemi del salario, i problemi delle morti sul lavoro, i problemi apparentemente esterni alla fabbrica e al posto di lavoro, della scuola, della sanità, dei trasporti, della casa, ecc., non hanno nè possono avere una soluzione da questi governi borghesi.
E, quindi, l'approccio spontaneo, anche quando si traduce in lotte, dei lavoratori e delle masse popolari a questi problemi non produce nella quasi totalità dei casi alcuna soluzione di essi; anzi, l'approccio spontaneo anche quando si traduce in lotte certifica il fatto che questi problemi non si possono risolvere; e la conseguenza naturale del movimento spontaneo è a questo punto di adeguarsi alla realtà, ovvero al dominio dei governi borghesi, e produce non coscienza di classe ma sfiducia nella lotta e nel cambiamento.
Quindi, la lotta "spontanea" contraddice in realtà l'altrettanto spontanea, anche se confusa e generica, aspirazione al cambiamento rivoluzionario, contraddice la inevitabile, scientifica tendenza principale nella società odierna a una rivoluzione sociale e politica che abolisca lo stato di cose esistenti.
E' su questo che si concentra l'attenzione e l'indicazione di Lenin nel "Che fare?".
Senza teoria socialista che "determina le cause dei malanni della classe operaia", senza assimilazione di questa teoria, programma, azione politica conseguente, è impossibile per la classe e per le masse trovare la strada per un'alternativa reale, e indirizzare al perseguimento di questa strada la lotta che si fa o che si vuole fare.
Questo punto non è un punto finale di un processo spontaneo dell'azione della coscienza dei lavoratori e delle masse, ma è un punto iniziale dell'organizzazione comunista dell'avanguardia operaia che voglia cambiare lo stato di cose esistenti, innanzitutto nelle fila della classe e successivamente, facendo leva su di essa, nel movimento generale del proletariato.
Per questo tocca innanzitutto ai comunisti e alle avanguardie operaie cambiare la loro "teoria" e la loro prassi per poter cambiare, in una dinamica, il movimento della classe, i rapporti di forza.
Non basta certamente affermare il "primato dell'azione politica sull'azione sindacale", senza indicare di quale politica si parla e a che stadio è l'organizzazione comunista e l'avanguardia operaia e proletaria genericamente intesa, per trovare il bandolo della matassa e decidere il che fare.
Anche qui gli elementi teorici e programmatici, la propaganda e l'agitazione, non vanno ricercati nel cielo delle idee, ma scendendo nella "terra" dei problemi della vita quotidiana degli operai e delle masse e mostrando che nessuno di essi può essere risolto senza un rovesciamento generale dei governi, degli Stati della borghesia.
Questo non domanda una semplice e sola "spiegazione" ma una lotta concreta contro le soluzioni o le false soluzioni poste e imposte dalle forze agenti nelle file della classe e delle masse.
Naturalmente, nello stadio attuale il sistema capitalista e imperialista, i suoi Stati, i suoi governi legano la soluzione dei problemi al quadro generale - vedi oggi la tendenza alla guerra -, alla trasformazione dei problemi e dei movimenti delle masse in problemi di ordine pubblico, attrezzando lo Stato a colpire e a reprimere sia in misura preventiva sia durante il loro sviluppo le lotte proletarie, ancor più quando esse inevitabilmente non raggiungono i loro obiettivi e rifluiscono.
Quindi, fuoriuscire dallo stato di cose esistenti, deviare la spontaneità e il corso spontaneo significa per l'avanguardia proletaria e l'organizzazione comunista proporre, "imporre" un'azione politica su questo terreno, che è essa stessa in una certa misura formativa di una coscienza politica di classe, in direzione della rivoluzione e del socialismo.
In sostanza, qual'è il nostro compito principale? Guidare la lotta economica, dare alla spontaneità un valore già di coscienza politica? O affermare teoria, propaganda, agitazione, organizzazione in grado di agire e maneggiare questa situazione.
Maneggiare significa affermare nell'azione teorica e nella prassi politica quotidiana che gli interessi "essenziali, decisivi delle classi possono essere soddisfatti soltanto con radicali trasformazioni politiche in generale e che l'interesse economico fondamentale del proletariato può essere soddisfatto soltanto mediante una rivoluzione politica che sostituisca alla dittatura della borghesia (Stato, governo, partiti, stampa, ecc. - ndr) la dittatura del proletariato (Stato, governo, partito stampa, ecc. del proletariato - ndr)".
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