sabato 13 gennaio 2024

pc 12 gennaio - "Meno conflitto, più collaborazione" coi padroni - La proposta di legge targata Cisl



Lo scorso dicembre ha preso avvio alla Camera il dibattito sulla proposta di legge sulla partecipazione al lavoro, presentata dai capigruppo di maggioranza Tommaso Foti (Fdi), Paolo Barelli (Fi) e Maurizio Lupi (Noi con l’Italia) e firmata anche da Lorenzo Malagola (Fdi), che ha preso le mosse dall'iniziativa della Cisl di una 'Proposta di legge di iniziativa popolare" su cui la Cisl nei mesi scorsi aveva raccolto le firme nei posti di lavoro.

La partecipazione è di fatto una collaborazione dei lavoratori con i padroni per salvaguardare i profitti delle aziende, che come tutta la storia passata e recente ha insegnato non significa affatto ricaduta positiva per migliorare le condizioni di lavoro, salariale, della sicurezza dei lavoratori, ma tutto il contrario, sempre più l'aumento dei profitti, i miglioramenti produttivi sono pagati dai lavoratori andando di pari passo con aumento dello sfruttamento, dei carichi di lavoro, taglio dei posti di lavoro, precarizzazione dei contratti di lavoro, taglio dei costi per la sicurezza, riduzione dei salari, ecc. - gli esempi sono decine e decine, vedi gli stabilimenti Stellantis che dichiarano profitti mentre gli operai vengono messi in cassintegrazione, i salari vengono tagliati, le condizioni di lavoro diventano sempre più pesanti.
 
La proposta di legge, come si può leggere dal testo, pubblicato alla fine, su cui la Cisl ha cercato di raccogliere le firme, indica in che consiste la partecipazione: "dalla condivisione di semplici meccanismi di informazione, a un certo ruolo riconosciuto ai lavoratori nella gestione dell’impresa. Con in mezzo la possibilità di partecipazione azionaria e quindi profili anche di carattere finanziario. Oppure modalità paritetiche con cui affrontare specifici problemi come, per esempio, le dinamiche retributive dei lavoratori giustificate da produttività e professionalità. Inoltre viene riconosciuto un meccanismo premiale alle aziende che accettano questa "partecipazione"."

Cioè un misto di ingabbiamento dei lavoratori, per cui essendo rappresentati nei CdA, nella gestione dell'impresa non devono aver più motivo di lottare contro la "loro" azienda; di inganno dei lavoratori per convincerli a mettere soldi nelle aziende (partecipazione azionaria) - un vero e proprio imbroglio che, se avvenisse, porterebbe soltanto al fatto che i lavoratori devono pagare i padroni, i lavoratori dovrebbero privarsi di una parte del loro salario per far crescere gli utili delle aziende, con la conseguenza che chiaramente non riceverebbero mai nè una parte di quegli utili, nè recupererebbero i soldi dati; di fare degli stessi lavoratori i sostenitori del salario, non come pagamento della forza lavoro spesa (solo di una parte tra l'altro, visto che, come Marx ci insegna, una altra parte più grande è lavoro gratis per il capitale), ma dipendente dall'andamento produttivo dei padroni, che, quando devono pagare gli operai, dichiarano che questo andamento va sempre male, è sempre in crisi; quindi è una partecipazione alle "dinamiche retributive" in realtà per abbassare i salari, o peggio per fare degli stessi lavoratori coloro che decidano a chi dare meno e a chi dare di più. Infine, col "meccanismo premiale" chi avrebbe effettivamente soldi sono le aziende, i lavoratori si accontentino di "partecipare" al loro sfruttamento. 

La Cisl certamente è il sindacato confederale che più di tutti sempre ha collaborato con i padroni; ma ora fa un deciso passo avanti, chiamando i lavoratori, le lavoratrici ad abbandonare la strada della lotta e a mettersi al servizio del capitale. 
Dice che "vanno abbandonati gli antagonismi ideologici"; come se gli scioperi, le lotte fossero frutto di idee preconcette e non la necessaria, imprescindibile strada per frenare lo sfruttamento e cercare di difendere condizioni di lavoro e di vita. 
Ma chi attacca come "ideologia" e chiama ad abbandonare la lotta, è esso portavoce del capitale per imporre la sua "ideologia", per cui il bene comune è l'interesse privato dei padroni.  

Questa unità dei lavoratori con i padroni non è nuova, si chiama fascismo. 
E l'unità tra lavoratori e padroni va di pari passo con la divisione tra i lavoratori, con la logica e pratica corporativa, che viene giustificata col fatto che "ogni impresa è infatti sempre più originale rispetto all’altra ed ogni lavoratore è originale rispetto all’altro, riacquista sempre più il suo volto dopo il tempo delle prestazioni ripetitive". Quindi, basta coi discorsi di "unità dei lavoratori", ogni lavoratore è un individuo e deve pensare a sè, ed anzi essere attivo contro quei lavoratori che persistono nel praticare la lotta collettiva.

Noi siamo sicuri che i lavoratori non si lasceranno ingannare e attaccheranno la Cisl come si merita.
L'appello su cui la Cisl ha raccolto le firme

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