venerdì 7 luglio 2023

pc 7 luglio - Contro il salario minimo una campagna indecente


3 milioni dicono loro - oltre 5 milioni diciamo noi - sono in Italia coloro che prendono quattro soldi per lavori pesanti, spesso umilianti, lavori più poveri. A questo lavoro povero corrispondono salari ancora più poveri della povertà del lavoro pur sempre essenziale: le pulizie negli asili, gli appalti comunali, al massimo arrivano a 7,73 euro lordi (per quelli che riescono a contrattualizzarlo). 

Il salario minimo è il minimo che, non il governo comunista o il governo proletario dovrebbe fare, ma un governo che tenga fede a un centesimo delle promesse che dice di voler fare, che renda meno disumano ciò che disumano non è ma strutturale nel sistema capitalista. 

La cosiddetta “sinistra”, i signori Conte, Schlein eccetera, quando erano al governo non si sono neanche lontanamente degnati di fare il salario minimo, ora sono diventati i paladini del salario minimo. Oddio! Finalmente si occupano del sociale, dei poveri che non li votano più… E che cosa propongono? 9 euro

lordi, una miseria, solo qualcosina di più rispetto a quello che ricevono milioni di lavoratori e lavoratrici. 

Il sindacalismo di base chiede almeno 10 euro netti. Ma evidentemente l'unica logica accettabile è il "salario massimo", vale a dire il salario garantito a livello per lo meno del terzo livello della classe operaia, per rendere più unitaria la questione dei redditi in questo paese. 

Per i sindacati confederali, in generale non se ne parla, anzi l'unica cosa da fare è la trattativa sindacale, i contratti che finora lo hanno cancellato, con dirigenti sindacali che sono contro il salario minimo, come l'ultimo servo sciocco, il sindacalista della CISL che esprime l'anima più radicale dei sindacati e dei loro dirigenti che vogliono contrattare il salario, quando non sono riusciti a garantire neanche lontanamente la tutela del salario dei lavoratori, non hanno prodotto assolutamente nulla per il salario garantito ai disoccupati, non hanno fatto niente per rendere un reddito dignitoso ai precari. 

La negazione del salario minimo rappresenta l'ingiustizia massima, e all'ingiustizia massima si risponde con la lotta salariale seria, lotta unitaria seria di lavoratori, dei precari e dei disoccupati, lotta fra le lotte: prendere o lasciare; in cui il prendere o lasciare per i governi venga dato dalle rivolte proletarie che vadano oltre il tradizionale sciopero, o i non-scioperi, come quelli annunciati dai metalmeccanici per il 7 e il 10 di questo mese. 

Servono gli scioperi veri, le rivolte proletarie, l'utilizzo di tutte le forme di lotta che facciano paura al governo e ai padroni, che rendano ingovernabile il paese e li mettano di fronte all'opzione: o spari addosso alle masse o dai almeno il salario minimo, il salario garantito. 

Ma di questo nessuno parla e quando non se ne parla non si fa. Oggi osare dire quello che si deve fare, osare parlare viene prima di ogni altro input per questa battaglia. 

Dobbiamo osare rivendicare il salario minimo per tutti e dobbiamo praticare la rivolta, praticarla come in Francia. Tutti dicono “come in Francia” però si guardano bene da cambiare loro e rendersi ribelli a questo sistema sociale - ribelli senza futuro perché il loro futuro non lo vogliamo e quindi distruggere il futuro dei padroni è l'unico modo per costruire il futuro dei lavoratori.

Rovesciare i governi delle Santanchè, a sua volta imprenditrice e padrona, a sua volta parassita - perché il governo dei padroni è il governo del parassiti, del parassitismo sociale dell'epoca imperialista, della produzione socializzata ma dell’appropriazione privata di un gruppo di vecchio e nuovi ricchi, che sono ricchi e padroni perché esiste un sistema che si chiama capitalismo. 

Ora c'è da costruire. Innanzitutto il discorso della lotta rivoluzionaria, della lotta proletaria per cambiare lo stato di cose esistente.

A partire dalla lotta per il salario che ci permetta perlomeno di vivere, o almeno di sopravvivere; l'anello che regge il sistema, i salari, prezzi e profitti, questo anello deve essere impugnato e usato come arma politica, ma solo se la politica è fatta allo scopo di "armare" i proletari, perché senza "armare" i proletari, i proletari non hanno nulla. 

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