La crisi di governo in corso, al di là della soluzione tecnica, mette fine al governo Draghi come soluzione stabile della borghesia. Naturalmente il passaggio elettorale, autunnale o primaverile, si muove dentro una dinamica in cui il centro destra è favorito, il partito principale del centro destra è ora Fratelli d’Italia e da qui potrebbe essere facile la previsione. Ma la borghesia imperialista non vede questa come una soluzione stabile e pienamente corrispondente ai suoi interessi. E chiaramente lo stesso riguarda l’attuale posizione delle altre borghesie imperialiste europee: Fra/Germ innanzitutto.
Questione diversa, invece, per l’imperialismo Usa che punta molto, come le dichiarazioni di queste ore, sull’Italia e la GB nella sua azione guerrafondaia e aggressiva su tutti i scacchieri del mondo.
E’ un momento critico per l’imperialismo Usa a presidenza Biden, perché è caduto il puntello Johnson e ora è in crisi il puntello Draghi. Per cui è prevedibile un’attivazione dell’imperialismo Usa e della Nato per condizionare e intervenire nelle future elezioni e assicurarsi, qualunque sia il comitato d’affari che ne scaturisce, il rispetto dei piani e degli impegni, innanzitutto sul fronte della guerra inter imperialista in corso.
Guerra, scaricamento della crisi e moderno fascismo si accentuano quindi nell’Italia imperialista.
Il sistema politico dei partiti attuali e degli assesti istituzionali non è adeguato alle esigenze della borghesia. Questa contraddizione rende tuttora debole i governi, quello in corso e quello dell’immediato futuro e riproporrà forzature “dall’alto”.
Dal punto di vista dei proletari e delle masse comunque questo marasma politico e la crisi/caduta di Draghi pone migliori condizioni per alzare la testa sulle questioni economiche e sociali che si aggravano, un po' meno ancora sul fronte della partecipazione italiana alla guerra imperialista e dei passi in corso; anche se su questo possiamo essere sicuri e i sondaggi anche lo dicono, che i proletari e le masse popolari non appoggiano l’azione del governo né sono succubi, come in altri campi, della propaganda di guerra della grande stampa e della Tv.
Quindi la situazione va migliorando ed è più favorevole all’azione politica e sociale del proletariato.
In questo contesto l’emergere di proposte unitarie nell’ambito della sinistra, attualmente extraparlamentare, ma fortemente aspirante a divenire parlamentare, rappresenta una questione con cui fare i conti con un doppio aspetto.
L’aspetto di maggior visibilità, maggior attivismo contro la guerra e l’attacco della borghesia è un fatto positivo, ma la natura incancrenita, elettoralista, piccolo borghese e riformista, al di là delle parole, dei gruppi che sono in questo campo, rende da un lato impotente questa opposizione, dall’altro assai difficile che possa intercettare le istanze di protesta e di coscienza dei proletari e delle masse popolari.
Quest’area resta una parte del problema e non della soluzione e un ostacolo alla riorganizzazione comunista rivoluzionaria, proletaria e popolare del movimento.
Certo è che la lotta proletaria è sempre più necessaria e resta il brodo di coltura principale dell’azione dei comunisti.
Ma i tempi stanno cambiando e devono cambiare. E questo è l’impegno e la sfida a cui dobbiamo proporci e sottoporci, nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con le masse.
Per il Partito, per il Fronte unito di classe, per la costruzione degli strumenti della guerra di classe e di massa!
Proletari comunisti-Pcm Italia
16 luglio 2022
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