Oltre ai 450 licenziamenti sono in bilico altri 400 operai
dell’indotto.
Le cosiddette delocalizzazioni, come si vede, non finiscono
mai e anche in questo caso c’erano state promesse che questo non sarebbe
successo alla Wärtsilä.
La multinazionale, di fatto senza nessun reale preavviso dice,
invece, espressamente in una nota che “prevede di ridurre la produzione a
Trieste, in Italia, e di centralizzare la produzione di motori a 4 tempi in
Finlandia, a Vaasa … dobbiamo centralizzare i nostri asset produttivi in Europa
per migliorare ulteriormente la nostra competitività.”
La “strategia” dell’azienda è chiara: “L'Italia e Trieste rimarranno importanti per Wärtsilä. In futuro, il sito di Bagnoli della Rosandra si concentrerà su Ricerca&Sviluppo, vendita, project management,
sourcing, assistenza e formazione, attività che vedono già oggi impegnati la maggior parte dei nostri dipendenti a Trieste.”Ma siccome sono “… consapevoli dell'impatto che questa
decisione avrà sulle persone e sulle loro famiglie … ci impegniamo fin da
subito a collaborare con le organizzazioni sindacali e le Istituzioni per
individuare tutte le possibili soluzioni per supportare le nostre persone”.
Insomma, per “tenere buoni” governo, sindacati confederali, e
avere subito gli “ammortizzatori” necessari, aggiungono che “… per lo
stabilimento triestino, il Gruppo sta valutando la possibilità di futuri
investimenti legati allo sviluppo di tecnologie per carburanti sostenibili”.
L’azienda, si capisce, non può farsi sfuggire la possibilità
di sfruttare gli incentivi per la “transizione energetica” che il governo
metterà a disposizione nei prossimi mesi.
I padroni della Wärtsilä si rivolgono pure ai clienti e ai fornitori
italiani: “Le modifiche organizzative previste non avranno alcun impatto sul
portafoglio motori di Wärtsilä e i servizi e l’attenzione alle esigenze dei
clienti rimarranno intatti. Inoltre, per garantire il mantenimento della
competitività, la supply chain rimarrà in gran parte immutata, compresi i
nostri fornitori italiani”, conclude la nota.
Gli operai - mentre arrivano le inutili prese di posizione
dei sindacati confederali che minacciano sfracelli perché il licenziamento è
stato “comunicato con una modalità inqualificabile, ovvero un collegamento in
videoconferenza di pochi minuti” [si sa che i sindacati confederali preferiscono i metodi di licenziamento
un po’ più gentili!, ndr] - subito dopo l’annuncio hanno dato inizio alla lotta
con uno sciopero e un presidio davanti ai cancelli e si preparano a resistere con
i turni per reggere la protesta per 90 giorni: i tempi previsti per la
discussione della procedura. (il Manifesto)
I padroni capitalisti/imperialisti continuano a fare il loro
mestiere: organizzare e riorganizzare costantemente la produzione per uno
sfruttamento sempre più efficace e scientifico degli operai, rimangiarsi
promesse e accordi firmati, smantellare e portarsi via intere fabbriche…
Operaie e operai hanno tutta l’urgenza di lottare e unire
le vertenze contro le delocalizzazioni e i licenziamenti che vanno dalla
Gkn alla Tessitura di Mottola, dalla Caterpillar alla Maier Cromoplast di
Verdellino e adesso alla Wärtsilä…
Nessun commento:
Posta un commento