info solidale
Ad un mese dall'ultimo presidio, siamo tornat* sotto la Prefettura di Torino per chiedere ancora una volta i permessi di soggiorno. Siamo lavoratori e lavoratrici immigrati che nel 2020 hanno tentato la regolarizzazione con la Sanatoria, il provvedimento che avrebbe dovuto favorire l'emersione per migliaia di stranieri in Italia tramite un datore di lavoro.
Esattamente due anni dopo, però, rimaniamo ancora a mani vuote, anche più di prima in realtà, perché abbiamo perso migliaia di euro tra le ingenti spese burocratiche e le estorsioni dei datori di lavoro. Oggi, dopo mille e una scusa - tra ritardi, mancanza del personale, computer rotti e nuovi sistemi informatici -, una gran parte delle pratiche (più del 50% a marzo 2022) sono ancora bloccate o sono state rigettate per cause non imputabili ai lavoratori stessi, come l'insufficienza del reddito del datore di lavoro o la presunta inammissibilità di prove di presenza sul territorio.
Noi una proposta concreta l'abbiamo fatta: chiediamo un permesso di soggiorno per attesa occupazione, com'è stato fatto in passato, per permettere a chi non rientra nei parametri della sanatoria di trovare un nuovo lavoro e regolarizzarsi. Prefettura e questura però si ostinano a far finta di nulla, come sempre attribuendo la colpa alla legge che non possono scavalcare e addirittura invitandoci a protestare di più.
Una risposta vergognosa, soprattutto di fronte alla recente notizia sulle mazzette intascate dalla polizia nel parcheggio dell'ufficio immigrazione, che avrebbero permesso ad alcuni di saltare la fila e avere un appuntamento in cambio di molti soldi, prestazioni sessuali o brioche (davvero). Oggi lo stesso poliziotto indagato non era più in piazza di fronte a noi, ma quelli con cui abbiamo parlato all'incontro in Prefettura difendono ed applicano lo stesso sistema basato su razzismo e sfruttamento che permette scandali come questo così come gli abusi e le discriminazioni quotidiane dell'Ufficio Immigrazione.
Con la stagione di raccolta della frutta già iniziata, in Piemonte come nel resto d'Italia gli agricoltori cercano disperati manodopera. Nel cuneese protestano perché i mirtilli cadono a terra, e la ministra dell'Interno Lamorgese promette di raddoppiare i flussi stagionali per rispondere alle loro richieste, così come a quelle del settore alberghiero, della ristorazione e del lavoro domestico e di cura. Tutto ciò mentre noi siamo già qui, qui lavoriamo e abbiamo le nostre famiglie. E allora perchè non darci quel pezzo di carta, necessario per poter lavorare in regola, accedere a tutele e servizi e vivere meglio? Forse a qualcuno fa comodo così...
Oggi dalle istituzioni abbiamo ricevuto la promessa di un canale di comunicazione diretto per segnalare i casi specifici di chi ha i documenti bloccati o è in attesa di un appuntamento. Vedremo come risponderanno, e nel frattempo noi continueremo ad organizzarci, a fare rete e a farci sentire finché non avremo ciò che ci spetta: documenti per tutt* e repressione per nessun*.
FOGGIA
Dopo
gli agguati razzisti di due settimane fa a Foggia e a Borgo Mezzanone,
dopo la manifestazione di sabato 11 giugno organizzata in risposta alle
aggressioni, nelle strade di Foggia continua la caccia al nero.
Questa
mattina all'alba dei lavoratori immigrati sono stati nuovamente
aggrediti mentre uscivano per andare a lavoro. Una macchina bianca si è
avvicinata e diversi ragazzi italiani sono scesi per attaccare uno di
loro. Nella manifestazione di sabato 11 giugno, le persone immigrate in
piazza a Foggia hanno denunciato la guerra quotidiana che in strada così
come negli uffici e nelle questure viene fatta contro gli immigrati.
Bisogna rispondere a questa violenza razzista. Documenti case e
contratti per tutt!
Nessun commento:
Posta un commento