Il proprietario della funivia: “la sicurezza non è affare dell’esercente” ha detto tramite i suoi avvocati, aggiungendo che lui si deve occupare degli “affari della società” e che “non aveva nessun interesse a non riparare la funivia”.
il direttore di esercizio Enrico Perocchi: “non sapevo dell’uso dei forchettoni, non ne ero consapevole”, “Ciò non vuole dire che creda ad attentato o fulmine”
E allora chi avrebbe dovuto farlo? “Tutta colpa del caposervizio Tadini”
da radio popolare (di Luigi Ambrosio)
Due dei tre fermati per la strage della funivia del Mottarone negano ogni addebito. Sono il proprietario della società di gestione, Luigi Nerini, e il direttore di esercizio Enrico Perocchi. Il caposervizio Gabriele Tadini aveva confessato subito di avere manomesso i freni di emergenza e oggi, fanno sapere
gli avvocati dopo gli interrogatori di garanzia, gli altri due davanti ai magistrati avrebbero scaricato tutto su di lui. Il legale di Nerini non ha usato mezzi termini: “la sicurezza -ha detto- non è affare dell’esercente”. Nerini avrebbe spiegato al Gip che lui si deve occupare degli “affari della società” e che “non aveva nessun interesse a non riparare la funivia”. E allora chi avrebbe dovuto farlo? Tadini e Perocchi, secondo la sua difesa.Perocchi a sua volta avrebbe detto al Giudice per le Indagini Preliminari: “non sapevo dell’uso dei forchettoni, non ne ero consapevole” e il suo avvocato ha citato un testimone che confermerebbe questa versione. Tadini invece già nel primo interrogatorio aveva detto agli investigatori che gli altri due, Nerini e Perocchi, avevano avallato la scelta di mettere i blocchi ai freni di emergenza. La linea difensiva comprende anche il negare che motivi economici siano stati alla base di quanto successo.”Non avevo interesse a non riparare la funivia -avrebbe detto il proprietario della “Ferrovia del Mottarone” -non potevo fermare io la funivia”. “Non è nemmeno un dipendente della società quindi non aveva motivi economici” ha detto invece l’avvocato di Perocchi. Nessuno dei fermati, stando a quando si sa degli interrogatori, si spiega la rottura della fune.
“Non sono un delinquente. Non avrei mai fatto salire persone se avessi pensato che la fune si spezzasse” avrebbe detto il caposervizio Tadini, aggiungendo che le anomalie dell’impianto non erano a suo parere collegabili alla fune e non c’è un nesso tra problemi ai freni e quelli alla fune. Sulle cause della rottura della fune di traino, Perocchi davanti al Gip avrebbe, tra le ipotesi, parlato pure di fulmine o attentato. “Ciò non vuole dire che creda ad attentato o fulmine” ha tenuto poi a precisare il suo avvocato.
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