La borghesia sionista dimostra ancora una volta di non avere un suo blocco politico. Le proteste dei giovani palestinesi in Israele, la resistenza popolare ed armata palestinese e la gestione della cisi pandemica hanno approfondito le sue contraddizioni. Il fatto che da quasi tre anni lo Stato ebraico abbia solo governi di transizione discende esattamente da queste spaccature.
Il blocco anti-Netanyahu è stato definito in vari modi: il "governo del cambiamento", "governo di unità", di “sinistra radicale”. E' una coalizione che va dalla destra nazionalista-religiosa alla sinistra sionista. Bennett, leader di Yamina e capo del nuovo esecutivo: "Non solo non è un governo di sinistra ma sarà un po' più a destra di quello attuale", ha aggiunto. "Non faremo ritiri e non consegneremo territori".
Il conflitto a Gaza, durante il quale Israele ha ucciso 248 palestinesi, tra cui 66 bambini, e razzi palestinesi hanno lasciato 12 morti in Israele, si è concluso dopo 11 giorni senza la netta vittoria sperata da Netanyahu. Rimangono le tensioni con il rivale regionale Iran. Il 1° giugno, durante la cerimonia di nomina del nuovo capo del Mossad, Netanyahu ha detto, riferendosi all'Iran: “Se dobbiamo scegliere,
spero che non accada, tra attriti con il nostro grande amico Stati Uniti e l'eliminazione dell'esistenza minaccia, eliminando la minaccia esistenziale” vince.Israele e Iran nelle ultime settimane hanno condotto una campagna di sabotaggio in mare. Mercoledì, la più grande nave da guerra iraniana ha preso fuoco ed è affondata, e sebbene non ci siano indicazioni che Israele sia responsabile, ci sono comunque sospetti.
Netanyahu è sotto processo per tre diversi capi di imputazione. Se non si fosse formata la nuova coalizione di governo, un verdetto di colpevolezza lo avrebbe costretto a dimettersi.
Nel 2014, Netanyahu ha invaso Gaza per stroncare gli attacchi di razzi contro Israele. Morirono oltre 2.300 palestinesi. La stragrande maggioranza erano civili.
La coalizione anti-Netanyahu è composta da otto partiti che abbracciano tutto lo spettro politico, dall’estrema destra all’estrema sinistra: Yesh Atid (“c’è un futuro”) con 17 seggi, Kahol Lavan (“blu e bianco”) con 8 seggi; HaAvoda (“laburisti”), Yamina (“a destra”) e Yisrael Beytenu (“Israele casa nostra”) con 7 seggi ciascuno, Tikva Hadasha (“nuova speranza”) e Meretz (“energia”) con 6 seggi ciascuno; e infine il partito arabo-islamico Ra’am con i suoi 4 seggi, la Lista araba unita che rappresenta il 21% della minoranza araba in Israele. Il capo di Raam ha tenuto aperto un canale con Netanyahu fino all'ultima ora, prima di firmare l'accordo di coalizione con Lapid e Bennett. Ra’am dovrebbe fornire al governo solo un supporto esterno, come già successo negli anni Novanta con l’esecutivo guidato da Yitzhak Rabin.
Sinistra? Gli estremisti di destra sono ora etichettati come "pericolosi di sinistra". Bennett, l'ex capo del Yesha Council (il consiglio degli insediamenti ebraici) e un attivo sostenitore dell'annessione, è alla destra di Netanyahu nello spettro politico israeliano.
Così è il futuro ministro della Giustizia, Gideon Saar, capo del New Hope Party, che ha chiesto l'immediata attuazione del piano di annessione di Trump come parte del cosiddetto "accordo del secolo" ed è uno dei più accesi oppositori a un stato palestinese.
Accanto a questi esponenti di destra, la futura coalizione includerà il partito centrista Yesh Atid di Yair Lapid, i laburisti di centrosinistra, la sinistra sionista Meretz e l'indefinito Yisrael Beytenu, guidato da Avigdor Lieberman, un uomo che sposta lealtà e odio avanti e indietro dagli arabi agli ebrei ortodossi, e il cui rispetto minimo per le istituzioni della democrazia è ben noto dopo gli scontri con la propria legge.
Lieberman è il politico che ha suggerito che tutti i parlamentari palestinesi nel parlamento israeliano, la Knesset, dovrebbero essere processati come i collaboratori nazisti nei processi di Norimberga, e si è rifiutato di sedersi su una sedia accanto al leader della Joint List Ayman Odeh. Ma ora è destinato a diventare ministro delle finanze in un governo sostenuto da Mansour Abbas, capo dell'Islamic Raam Party, la cui principale richiesta è un budget significativo per soddisfare le esigenze del suo elettorato palestinese.
Secondo le intese, Naftali Bennett, ex ministro della Difesa e un tempo alleato di Netanyahu, sarà premier per i primi due anni di vita del governo. Poi il leader ultranazionalista, milionario nato come imprenditore dell’IT, espression delle istanze dei coloni, passerà la mano allo stesso Lapid, che nel frattempo guiderà il ministero degli Esteri. Nell’ultima campagna elettorale, all’inizio di quest’anno, ha rivendicato la sua formazione manageriale per ‘guarire’ l’economia israeliana in crisi a causa dell’epidemia di Covid, con una ricetta incentrata su taglio delle tasse e deregulation. Nel mezzo si e’ detto a favore dell’annessione di parte della Cisgiordania. Nel 2013 aveva sostenuto che i terroristi palestinesi avrebbero dovuto essere “uccisi, non rilasciati”; aveva anche affermato che non esisteva un’occupazione della Cisgiordania dal momento che “non c’è mai stato uno Stato palestinese qui”. Più di recente ha esortato a “mettere da parte la politica e questioni come l’annessione o uno Stato palestinese, e a concentrarsi su prendere il controllo della pandemia di coronavirus, risanare l’economia e riparare le spaccature interne”. E ancora, ha insistito che “la cosa principale di cui abbiamo bisogno oggi e’ l’imprenditorialità, l’energia e la gestione delle crisi nazionali”.
Gli ufficiali militari e di polizia di alto rango che sono membri della loro cosiddetta "coalizione pericolosa". Un ex capo di stato maggiore militare a Benny Gantz, tre generali in pensione, due ex generali di polizia e molti altri.
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