sabato 20 febbraio 2021

pc 20 febbraio - Contro i femminicidi non basta il lutto, pagherete caro, pagherete tutto! Nell'8 marzo questa battaglia è centrale

Dal blog femminismorivoluzionario

8 femminicidi dall'inizio dell'anno, tutti per mano di mariti, fidanzati, patrigni o ex conviventi. La scusa è sempre quella, la "gelosia", la fine della "relazione". In realtà a scatenarli è la ribellione delle donne alla violenza e all'oppressione, che se manifestata da sole o delegata alle istituzioni e alla polizia, in assenza di un clima attivo di solidarietà/unità che deve esserci tra le donne, porta a questi risultati:

  • Sharon Barni, bambina di 18 mesi, sarebbe stata maltrattata e violentata dal compagno della madre che viveva in casa con lei: Gabriel Robert Marincat;
  • Victoria Osagie, 34 anni, è stata uccisa dal marito Moses Ewere Osagie;
  • Roberta Siragusa, 17 anni, sarebbe stata uccisa dal compagno, Pietro Morreale;
  • Teodora Casasanta, 39 anni, e il figlio Ludovico, 5 anni, sono stati uccisi dal marito e padre Alexandro Vito Riccio;
  • Sonia Di Maggio, 29 anni, uccisa dal suo ex, Salvatore Carfora;
  • Piera Napoli, 32 anni, uccisa dal marito, Salvatore Baglione;
  • Luljeta Heshta, 47 anni, uccisa dal compagno, Alfred Kipe;
  • Lidia Peschechera, 49 anni, uccisa dal suo ex convivente Alessio Nigro
Ma se il fattore scatenante dei femminicidi è la paura di perdere una donna perché la si considera "proprietà privata", oggetto funzionale al mantenimento del potere maschile nel sistema famiglia, perché si fa tanta fatica a comprendere, anche da parte del movimento femminista, che è proprio la "proprietà privata" il cardine dell'oppressione e la violenza sulle donne?
La "famiglia", così come il carcere, è lo specchio della società. In questo sistema sociale capitalista essa è fondata sulla proprietà privata, sul furto alla collettività di vite, tempi, bellezza, desideri.
E' questo sistema sociale la causa principale dei femminicidi, con la profonda e continua azione pratica, politica, ideologica, culturale che pone le donne in una condizione di dipendenza, oppressione, discriminazione, negando loro il diritto a decidere della propria vita.
La pandemia poi ha ulteriormente inasprito le disuguaglianze sociali e non poteva essere diversamente. Il peso dell’emergenza, scaricato sulle famiglie, ha schiacciato in particolare le donne. Oltre all'isolamento e difficoltà di accesso a servizi e beni primari - solo a dicembre su 101.000 lavoratori che hanno perso il lavoro, 99.000 sono donne - sulle donne è scaricato il peso dell'assistenza sanitaria e familiare. "Chiuse in casa" con il loro assassino, sulle donne è stato scaricato il peso di questo sistema capitalista sessista, di doppio, triplo sfruttamento e oppressione.
Sono quindi le donne che hanno doppio, triplo interesse ad abbatterlo
Ma per sviluppare la lotta necessaria delle donne contro questo sistema, serve denunciare la realtà, la natura attuale di questo sistema sociale. Sempre il sistema capitalista ha usato in tutte le fasi, in ogni politica, il patriarcalismo, ma attardarsi sul "patriarcato" impedisce di fatto di vedere il "moderno fascismo" con cui si alimenta e si rinnova oggi l'oppressione e la violenza contro le donne, che permea la famiglia, i suoi reazionari "valori"; e che, quindi, non di cambiamenti si tratta, ma di lotta fino in fondo a 360°, perché il fascismo non si distrugge con le parole e le "politiche di sinistra" ma con la lotta rivoluzionaria armata (come la nostra esperienza ci ha insegnato).
Questo fascismo avanza oggi sempre più, sembra che riporti indietro ma in realtà va avanti, acquista potere in ogni ambito, istituzionale, politico, ideologico. E soprattutto sulle donne si mostra che al di là delle collocazioni politiche non c'è differenza, se non formale, tra una ex Ministra di Italia viva che rimarcava il calo delle nascite e un Salvini che faceva e rifarà il 'family day'. 
***

Lidia Peschechera, 49 anni, è stata trovata morta durante il pomeriggio del 17 febbraio 2021 all'interno della sua abitazione in zona Ticinello a Pavia. La donna, presidente dell'associazione no profit Pets in the City, era conosciuta in città come attivista animalista, antifascista e sostenitrice dei diritti LGBT.‍

L'allarme era stato lanciato dall'ex marito che non riusciva più a mettersi in contatto con lei. Sul posto le forze dell'ordine avevano rinvenuto la porta dell'appartamento chiusa a chiave. Si era reso dunque necessario l'intervento dei Vigili del Fuoco che sono dovuti entrare dalla finestra.

Il cadavere era adagiato nella vasca da bagno, vestito ma coperto con un asciugamano, e presentava varie ferite ed ecchimosi. Segni che non avevano escluso l'ipotesi dell'omicidio.‍ Secondo un primo esame del corpo senza vita effettuato dal medico legale, la vittima era deceduta alcuni giorni prima del ritrovamento.

Nelle ore seguenti, durante la notte, i Carabinieri avevano sottoposto a fermo un sospettato: Alessio Nigro, 28 anni, ex convivente della donna. L'indiziato nel corso dell'interrogatorio in caserma ha confessato di aver strangolato la vittima il precedente 12 febbraio. Secondo le ricostruzioni, il giovane dopo il delitto sarebbe rimasto nell'appartamento per circa tre giorni, poi si è allontanato dall'abitazione. La sera del 17 febbraio era stato rintracciato dai militari a Milano.‍

La signora Peschechera aveva un matrimonio terminato alle spalle. Negli ultimi tempi aveva intrapreso con Nigro una nuova relazione sentimentale. Il ventottenne, senza fissa dimora, si definiva un clochard e aveva problemi legati alla dipendenza dall'alcol. La donna si era offerta di aiutarlo, ospitandolo anche in casa, ma l'individuo non aveva fornito segnali di ripresa, anzi, in un'occasione lei aveva anche dovuto chiamare la Polizia per sedare una lite, al termine della quale non se l'era sentita di denunciare.

Successivamente però la stessa aveva confidato al giovane l'intenzione di volerlo mandare fuori dall'abitazione a causa dei suoi comportamenti violenti, sfociati poi nell'omicidio. Dopo averla uccisa, Nigro avrebbe tentato di depistare le indagini inviando dal telefono della donna falsi messaggi al datore di lavoro per non allarmarlo della sua assenza. Una volta lasciata la casa, avrebbe anche prelevato del denaro dal conto bancario della vittima e venduto il cellulare in uso alla quarantanovenne.‍

Il reo confesso è stato condotto in carcere a disposizione dell'Autorità Giudiziaria con l'accusa di omicidio volontario aggravato, in attesa dell'interrogatorio di garanzia di fronte al giudice per le indagini preliminari.

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