La Htr di Roma non avrebbe rispettato le
prescrizioni su sicurezza e prevenzione Dopo essere stata multata è stata
denunciata alla Procura della Repubblica
SULL’amianto del
Terzo Valico non molla “l’osso”, il procuratore capo Michele Di Lecce. Lui - ad
Alessandria ricordato come un “mastino”, che ha fato fastidio ai colossi come
Montedison e Michelin, con indagini sulla sicurezza in fabbrica - a Genova ha
già indagato i
vertici della ditta che ha in subappalto lo smaltimento del materiale.
vertici della ditta che ha in subappalto lo smaltimento del materiale.
La società romana è chiamata a rispondere di violazioni sulla sicurezza degli ambienti di lavoro, tanto da essere stata sanzionata dalla Asl Tre: prima con una multa (varia da 1500 a 3000 euro a seconda degli articoli), poi con la segnalazione alla Procura della Repubblica. A fine agosto, infatti, i tecnici dell'Uopsal (acronimo che sta per Unità Operativa Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro) sono piombati nei cantieri di Cravasco, spediti appunto dal procuratore capo di Genova che qualche giorno prima aveva ricevuto due esposti da parte di attivisti No Tav. Di Lecce aveva ricevuto ben due esposti: uno da parte di attivisti No Tav, l'altro dai consiglieri di due gruppi di minoranza del Comune di Campomorone, il Movimento 5 Stelle e Altra Campomorone.
Le denunce, con allegate fotografie, segnalavano le "violazioni delle norme di trattamento delle rocce con percentuali di amianto superiori al grammo per ogni chilo di materiale". «Che, in queste condizioni, non sono più semplici rocce da scavo, ma di rifiuti speciali - spiega Attilio Businelli, direttore dell'Uopsal - pertanto, devono essere trattate come tali, con opportuni accorgimenti e prescrizioni». Non possono essere inviate ai riempimenti del porto o per la "coltivazione" di vecchie e dismesse cave. Sigillate, devono essere trasferite in opportune discariche controllate. Gli ispettori hanno accertato che nei piazzali di raccolta dello "smarino" non sono rispettate le prescrizioni dettate dal piano di lavoro. I detriti non verrebbero bagnati e chiusi ermeticamente nei sacconi, nei cosiddetti "big bags", appunto per evitare che le fibre di amianto si volatizzino nell'ambiente; e gli operai non adotterebbero i dispositivi di protezione per evitare l'inalazione.
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