mercoledì 27 maggio 2015

pc 27 maggio - Elezioni regionali – BOICOTTARE IL VOTO! - Proletari Comunisti - PCm Italia

Elezioni regionali – BOICOTTARE IL VOTO!

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Non è molto difficile quest'anno alle elezioni regionali invitare proletari e masse popolari al boicottaggio elettorale, attraverso le diverse forme con cui esso si esprime (astensionismo, voto nullo, scheda bianca), dato il carattere di queste elezioni e dati i candidati che in esse ci sono.

Tutti coloro che vanno a votare o che seguono le elezioni non dovrebbero avere nulla da dire se affermiamo che sul piano strettamente politico amministrativo relativo alle Regioni in cui si vota, queste elezioni sono sostanzialmente insignificanti.
Tutti i candidati effettivi alle future presidenze sono o gli stessi delle precedenti o sicuramente peggiori delle precedenti, quindi non possono che garantire o lo status quo o amministrazioni sicuramente più corrotte, più equivoche, più incapaci di amministrare negli interessi delle popolazioni.

In Liguria una grottesco servetto di Berlusconi, Toti, rappresenta Forza Italia e Lega messi insieme; un candidato che non conosce neanche la geografia della Regione in cui si presenta e che già per questo ha creato ironie per le sue gaffes.
Il Pd di Renzi presenta una signora eletta alle primarie anche con l'aiuto dei fascisti tanto che ha generato, caduto l'altro candidato Cofferati, un candidato alternativo, Pastorino, un egregio signore della sinistra tradizionale che naturalmente è parte solo teatrino della finta democrazia.
I grillini nella città di Grillo non hanno mai dato grande prova di sé in nessun campo.
Insomma un panorama desolante.

Nelle Marche l'assurdo è che il candidato più accreditato è un certo Spacca, che prima era il Presidente per il PD e ora si presenta alla Regione come Presidente per la coalizione avversa.

Che dire in Puglia, dove al “virtuoso” in poetica decadenza, Vendola, si appresta probabilmente a succedere un demagogo trasformista, ex magistrato, Emiliano, che elogia tutti, da Salvini ai 'Comunisti italiani', per insediarsi al potere per conto del Pd di Renzi.
Ad esso si oppongono due politicanti di lungo corso del territorio pugliese, Fitto e Poli Bortone espressione del disfacimento del blocco berlusconiano.

In Campania, al continuismo del camorrismo dal “volto umano”, Caldoro, si oppone il trasformismo dal volto disumano del candidato De Luca, che è riuscito a tirar dentro la sua coalizione più fascisti e collusi della camorra dell'avversario.

In Veneto, impazza il leghismo che cambia pelle per divenire aperto fascio-leghismo alla Salvini intorno a Zaia; mentre il Pd presenta in queste zone un'altra renziana di successo, Moretti cdel genere delle Serracchiani, Boschi, ecc.

Le Regioni non sono quasi mai state esempi di buone candidature e di buone amministrazioni, anche dal punto di vista della degenerata democrazia borghese.
Esse sono un gigantesco spreco di denaro pubblico e di malaffare, inventato dalla democrazia borghese e sancito da inchieste giudiziarie che hanno praticamente inquisito tutti: dall'ignobile ras dell'arrogante malaffare, Formigoni, all'ultimo consigliere regionale che usava i fondi della Regione per comprarsi perfino i preservativi.
Eppure queste elezioni stanno lì a dimostrarci che in democrazia borghese al peggio non c'è mai fine.
La natura dei candidati può essere così proprio perchè nulla di sostanziale per gli interessi della classe dominante è in discussione.
Più interessante sarebbe invece la critica a muso duro da fare nelle file della parte organizzata delle masse su come si possa pensare di sostenere e votare in elezioni come queste, e come sia degradante che forze e settori di sinistra possano ad esse presentarsi e indicare il voto, scambiando queste fiere per politica.

Sul voto regionale, quindi, un sano boicottaggio.

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Ciò non vuol dire però che queste elezioni sul piano politico generale non contino davvero nulla. Sarebbe miope non guardare al contesto generale in cui si muovono.
Partiamo dal buono.
Nel contesto di questa battaglia elettorale si è sviluppato un forte movimento di proteste, dovunque è arrivato, contro il fascio leghista razzista in carriera, Salvini.
Al di là della partecipazione, in certi casi molto estesa in altri meno, queste iniziative hanno rappresentato e rappresentano una trincea molto importante della mobilitazione politica nel nostro paese, in fasi in cui dell'immigrazione viene fatta un uso dispiegato per cercare voti e per dare consenso alla politica imperialista che sta producendo il mare di morti nel mediterraneo.
Certo le manifestazioni sono tuttora una debole alternativa rispetto all'odiosa funzione che svolgono le televisioni e i talk-show televisivi che hanno permesso una sfrenata campagna elettorale per Salvini, facendone l'ospite d'onore quotidiano.
Il secondo elemento positivo è che queste elezioni possono comunque essere una battuta d'arresto nella autopropaganda di Renzi che si fonda sul fatto che egli avrebbe il 41 e oltre per cento del consenso elettorale alla sua ascesa e alla sua politica di questi mesi. Si tratta di una menzogna ben venduta. Renzi non è stato eletto se non in un tempo lontano a sindaco di Firenze, il suo partito ha preso alle elezioni europee, con un meccanismo elettorale molto diverso, un 20% di voti dell'elettorato e comunque le sue leggi sono venute solo dopo la conquista con una congiura di Palazzo prima del Pd, poi del governo - sulla base dell'imposizione pilotata di Confindustria, banche e poteri forti e con l'alleanza con Berlusconi.
Le sue leggi quindi non sono state mai sottoposte in maniera programmatica al voto elettorale.
Queste elezioni dimostreranno che il consenso di Renzi è assai al di sotto di quello che pensa di avere. E questo dato politico può accentuare le contraddizioni in seno alla classe dominante, ai partiti e al sistema parlamentare che lo sostiene.

Bisogna vedere anche l'altro lato della natura politica di queste elezioni.
E' possibile che le liste di estrema destra esplicite, Salvini, o mascherate, comprese i restanti grillini, possano comunque veder crescere complessivamente il loro consenso e legittimarsi, conquistare posti di potere nelle istituzioni, negli apparati dello Stato- compreso polizia carabinieri, forze armate servizi segreti e allargare la loro struttura militante di base (che poi significa, intensificazione di azioni e campagne fasciste, razziste assassine, progrom antimmigrati, ecc.).

Avremo 7 Regioni ancora più allineate con il governo Renzi e il suo “partito per la nazione” che scaricheranno la crisi economica e il saccheggio dei fondi statali sulle condizioni di vita e di lavoro delle masse e su quelle voci della spesa sociale di competenza regionale, sanità, politiche del lavoro, territori, ambiente, ecc.
Quindi un risultato elettorale che sarà comunque negativo.
Bisogna rafforzare tutto il movimento di opposizione nel perseguire l'unica strada alternativa, quella della lotta proletaria, dell'organizzazione e dello sviluppo della lotta sociale, la costruzione degli strumenti necessari agli operai, ai precari, ai disoccupati, alle masse popolari, per una politica alternativa che deve essere una politica rivoluzionaria per rovesciare lo stato di cose presenti.

Proletari comunisti – PCm Italia
maggio 2015

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