domenica 24 maggio 2015

pc 24 maggio - MARCHIONNE PROPONE E RENZI SEGUE A RUOTA: SINDACATO UNICO

Qualche settimana fa, come avevamo scritto in questo blog, Marchionne, dopo la formazione del sindacato di capi e quadri presentatosi alle ultime elezioni Rsu alla Sata di Melfi in tandem con il sindacato giallo Fismic, ha cominciato a parlare che era meglio che si organizzasse un (suo) sindacato unico. E la Fismic traducendo subito questa richiesta del padrone in una lettera alla Fim scriveva:  "le sigle sindacali sono troppe nel nostro Paese e sono un residuo degli anni 50. Per affrontare il futuro servono strumento nuovi. In Fca esistono un sindacato maggioritario che è quello partecipativo e uno minoritario che è quello antagonista. la Fiom. Sarà bene che i sindacati partecipativi trovino un'intesa".


E' la strada, dicevamo, per l'affossamento della idea stessa dell'organizzazione sindacale dei lavoratori, per la sola legittimazione del sindacato corporativo padronale, che ha come compito solo quello di far passare tra gli operai i piani del padrone, di spianarne la strada, di impedire l'opposizione, le lotte - e non è un caso che l'altro passaggio è stato affidare alle Rsu il compito di raffreddamento del diritto di sciopero!
Su questa strada, come nel fascismo, chi non avrà la tessera del sindacato unico rischierà di essere licenziato.

Oggi, con l'uscita di Renzi, possiamo dire che il padrone propone e Renzi dispone...

Matteo Renzi dai microfoni del Giornale radio Rai ha detto: “Mi piacerebbe arrivare un giorno al sindacato unico, ad una legge sulla rappresentanza sindacale e non più a sigle su sigle su sigle”.
Dopo l'attacco all'art. 18 e l'avvio di un percorso che va verso l'abolizione di tutto lo Statuto dei lavoratori", ecco un altro passaggio da regime di moderno fascismo.

Qui nessun lavoratore può farsi ingannare. Questo passo non c'entra nulla con l'esigenza del movimento operaio di unità dei lavoratori, indipendentemente dalle sigle sindacali.
C'entra invece con una profonda divisione/contrapposizione che si vuole creare tra i lavoratori, tra quelli che piegano la testa ai ricatti, alle minacce dei padroni e quelli che non ci stanno e vogliono opporsi.
C'entra con un sindacato che non è più sindacato, ma una longa manu del capitalista tra gli operai per affossare ogni loro diritto. 

MA LE CRITICHE A RENZI DEI SINDACATI CONFEDERALI SONO DI AUTOPROMOZIONE (vedi la Cisl) O IPOCRITE (vedi la Uil e più ancora la Cgil)!

La Fim Cisl, come a Marchionne aveva risposto: “La Fim Cisl ritiene non più rinviabile un processo rifondativo e di rinnovamento del sindacalismo italiano, per poter meglio rispondere alla sfida della rappresentanza del futuro... La proliferazione di innumerevoli sigle sindacali in ogni settore ha di fatto indebolito la forza complessiva di tutto il sindacato";
oggi a Renzi la Furlan dice: "L'Italia ha bisogno di sindacati responsabili e riformatori, capaci come ha fatto sempre la Cisl nella sua storia di guidare le trasformazioni del Paese con una linea partecipativa e non antagonistica, assumendosi le responsabilità con la politica di concertazione...".

La Uil, per bocca di Barbagallo afferma che Renzi “sembra che voglia far prevalere il modello dell’uomo solo al comando e che intenda esportare questa sua idea anche nel mondo del lavoro e del sociale...";
così la Camusso ha risposto: "una concezione che è concettualmente sbagliata perché presuppone che la totalità di orientamenti e la rappresentanza di tutti i soggetti, anche diversi, che vi sono nel mondo del lavoro, vengano inclusi in un pensiero unico che non fa parte della modernità”, 
ma entrambi sono evidentemente ipocriti. 
Il patto sulla rappresentanza siglato con la Confindustria il 10 gennaio 2014, altro non è che fare dei sindacati confederali il "sindacato unico", contro la libertà dei lavoratori di scegliere altri sindacati.
La Cgil e la Uil quando devono difendere le loro organizzazioni parlano di legittimità della presenza di "soggetti diversi nel mondo del lavoro", quando devono attaccare, cercare di impedire la presenza di sindacati, organismi di base parlano anch'essi il linguaggio del "fascismo". 

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