Gaza. Uccisi tre leader di Hamas, oltre 2040 vittime
in un mese
La ripresa dell’attacco ha già provocato oltre 22
morti. Tra loro i comandanti delle Brigate al Qassam. Hamas promette una
reazione. Kerry cerca la mediazione di Qatar e Turchia. Intanto l’incontro tra
il presidente dell’ANP Abbas e il leader dell’ufficio politico di Hamas Meshaal
è stato “positivo”, dicono fonti palestinesi presenti in Qatar al meeting a cui
ha partecipato anche l’emiro Tamim bin Hamad al Thani. Oggi pomeriggio i due si
incontreranno di nuovo. Il consiglio dei ministri israeliano, intanto, ha
approvato la chiamata di altri 10mila riservisti. Colpito stamattina un
cimitero nel distretto di Sheikh al-Radwan district, uccidendo quattro
persone: Muhammad Talal Abu Nahl, Rami Abu Nahl, Haitham Tafesh e Abed
Talal Shuweikh. I loro corpi sono stati portati all’ospedale Shifa di Gaza
City. Le forze israeliane hanno colpito mentre seppellivano dei familiari,
uccisi la notte prima dai raid israeliani.
Ormai Margine Protettivo è tornata nel vivo, a due
giorni dal fallimento del cessate il fuoco mediato dall’Egitto. Razzi verso
Israele, bombe contro la stremata popolazione gazawi. Il timore ora è che il
conflitto si faccia quasi latente: meno devastante del mese scorso, a bassa
intensità ma continuo, impedendo alla Striscia di avviare la ricostruzione e di
tornare a vivere una vita “normale”.
Lo scontro si fa sempre più diretto tra Hamas e
Israele: dopo aver tentato di far saltare in aria Mohammed Deif, leader del
braccio armato del movimento islamico, le Brigate al Qassam, (finendo per
uccidere invece la figlioletta e la moglie), Tel Aviv la notte scorsa ha preso
di mira tre comandanti di alto livello in bombardamenti a Rafah, nel quartiere
di al-Sultan, uccidendoli. Si tratta di Muhammad Abu Shammala, Raed al-Attar e
Muhammad Barhoum.
Abu Shammala, 40 anni, era comandante generale delle
Brigate al Qassam a sud della Striscia, al-Attar (40 anni) del distretto di
Rafah. Entrambi erano nella lista nera israeliana, accusati di aver pianificato
il rapimento del soldato Shalit nel 2006. Si sta ancora cercando tra le macerie
il corpo di Barhoum. Secondo i servizi segreti israeliani, Abu Shammala è stato
coinvolto nell’infiltrazione in territorio israeliano via tunnel dello scorso
17 luglio, quando 13 miliziani sono riusciti a oltrepassare il confine. Agli
omicidi mirati dei tre leader Hamas risponde con durezza, promettendo a Israele
di far “pagare un prezzo alto per l’assassinio dei comandanti delle Al Qassam”:
“I crimini israeliani non distruggeranno la determinazione palestinese – ha
detto il portavoce Sami Abu Zuhri – Non renderanno la resistenza debole”.
Nell’attacco contro i tre leader sono stati uccisi
anche cinque civili, almeno 40 i feriti: Hasan Hussein Younis, 75 anni, sua
moglie Amal Ibrahim Younis, il 17enne Ahmad Nasser Killab, Nathira Killab e
Aysha Atiyyeh. Due morti anche al campo profughi di Nuseirat, colpiti mentre
guidavano una moto: Jumaa Matar, 27 anni, e Omar Abu Nada, 22. A Beit
Lahiya uccisi un bambino di 13 anni e un uomo. Ha ormai superato quota 2.040
morti il bilancio dell’operazione Margine Protettivo, ripresa martedì sera dopo
l’ennesimo fallimento al tavolo dei negoziati. A ieri sera erano almeno 22 le
vittime dalla fine del cessate il fuoco, 10.200 i feriti in oltre un mese di
attacco.
Negoziati a
cui ancora qualcuno tenta di aggrapparsi: il segretario di Stato Usa Kerry è
ancora in diretto contatto con Turchia e Qatar, paesi considerati sponsor di
Hamas, per rinnovare la tregua tra Israele e movimento islamista. Israele aveva
rifiutato di avere al tavolo Ankara e Doha proprio per la vicinanza ad Hamas,
preferendo ovviamente l’Egitto, acerrimo nemico del movimento palestinese. Ma
importa poco a chi ci si rivolge in qualità di mediatore: fino a quando Israele
non accetterà nessuna delle condizioni poste dalle fazioni palestinesi, che chiedono
l’ovvia fine dell’assedio di Gaza e dei suoi quasi due milioni di abitanti, un
accordo non sarà mai raggiunto.
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