mercoledì 5 ottobre 2011

pc 5 ottobre - Il fascismo padronale di Marchionne e il "virus della politica"

La decisione di Marchionne di portare la Fiat fuori dalla CONFINDUSTRIA ha fatto saltare i nervi ai tanti politici, economisti, sindacalisti che si battono per la “coesione del Paese” in questo momento di crisi. Tutti costoro hanno sentito quindi il dovere di bacchettare il dirigente che era un modello ed adesso rischia di aggravare i problemi già presenti.

L’articolo di fondo di ieri sul sole24ore “Il virus della politica, i tabù da superare” racchiude l’insieme di queste critiche…

Lo svolgimento di fondo ricorda il fatto che quando i ladri litigano si scopre dove si trova il bottino, in questo caso si scopre cosa si nasconde dietro le chiacchiere sulla “coesione sociale”, il “sistema paese”, ecc. e cioè, nella sostanza, appunto, “libertà di licenziamento”, “controllo sociale”…

L’articolo comincia sbeffeggiando Marchionne perché lo accusa di “fare politica” proprio quando dice di non volerla fare…e infatti “gridare al disconoscimento dell'articolo 8 della Manovra per subordinarvi l'uscita dalla principale organizzazione delle imprese industriali, non è credibile se non come atto politico”… Il politico Sacconi si è incaricato, infatti, di inserire l’art. 8 nella manovra d’agosto!

E, a scanso di equivoci, se Marchionne non l’avesse capito, l’articolista ribadisce, “La parte dell'articolo 8 che garantisce la validità erga omnes retroattiva e la piena legittimità giuridica delle deroghe aziendali ai contratti nazionali, vero cuore strategico della battaglia Fiat, [sott. ns.] è intatta.” Anzi. “Anzi, rafforzata da un accordo interconfederale che dà a questa parte ulteriore vigore negoziale: anche la Cgil […]”.

Nessun problema sui licenziamenti dunque, anche se quello dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, quello che impedisce il licenziamento senza giusta causa è un “tema tuttavia da risolvere, una volta per tutte, perché al mercato del lavoro italiano serve una flessibilità in uscita, se non lo si vuole mantenere sbilanciato solo sulla precarietà dei giovani che vi fanno ingresso!”

Quindi, per ricordarlo a noi stessi: la “flessibilità in entrata” i padroni ce l’hanno già… per quella in uscita dovrebbero bastare già l’accordo del 28 giugno e l’art. 8, appunto, ma stia tranquillo Marchionne perché “Il Sole 24 Ore non farà mancare il suo appoggio” … “Se Marchionne intende farsi paladino di una nuova battaglia culturale [questa è la cultura per i borghesi!] per superare i tabù del mercato del lavoro”

E che ti dobbiamo dire di più pensa il giornalista. Ma trova ancora il coraggio di continuare, raccontando la storia d’Italia a modo proprio, dice infatti: “È evidente che in Italia esiste uno strapotere sindacale da sempre, rafforzato dalla politica della concertazione…” quel che non dice è a favore di chi è stato usato questo strapotere sindacale in concerto! Non certo a favore degli operai né tantomeno delle masse popolari in generale!

Tuttavia, e sembra di vederlo muoversi sulla sedia con fare bonariamente accusatorio: “Tuttavia appare difficile immaginare di smantellare questo sistema di governance degli interessi sociali con un tratto di penna sugli accordi o con una sbianchettatura delle leggi più "sensibili".”

Tra le leggi più sensibili c’è quindi la legge 300 del 1970 (lo Statuto dei Lavoratori)… è lucido il nostro articolista anche quando aggiunge che “Sarebbe difficile in ogni condizione, ma tanto più adesso, in un Paese in perdita di competitività e di reddito, impegnato a gestire nel modo più inclusivo possibile una crisi sociale planetaria, in cui le sofferenze italiane sono un una piccola quota di quelle continentali, a loro volta porzione delle diseguaglianze del pianeta.”

Queste crisi e sofferenze vengono prodotte “in quantità industriale” proprio dal vostro sistema, egregio signor “economista”! Ma che bel sistema sociale ci descrive!

Quindi l’accordo con le “parti sociali” è una necessità dato che si tratta di “milioni di tessere”. “Forze sociali, insomma, più forti del più forte partito. Che hanno garantito al Paese, grazie anche alla lungimiranza delle loro controparti, una gestione ancora adesso controllata della crisi sociale.”

E quindi di che ti lamenti, caro Marchionne? E tutta questa manfrina degli accordi sociali non è ancora finita, è solo una tappa perché “L'arrivo finale è sempre e comunque una vittoria del Paese e del suo prezioso mondo dei produttori.” Quanto ecumenico romanticismo! “In questo schema, dunque, la coesione sociale è un valore per la competitività stessa dell'Italia. E se non ci sono "indignados" fuori controllo come altrove, forse non è un caso.” Se non ci sono “indignados”, caro ottimista, non vuol dire che non ci saranno!

Quel che in realtà fa finta di non capire il nostro “opinionista” è che Marchionne rappresenta molto di più del manager una volta “apprezzatissimo outsider” senza pazienza: Marchionne incarna infatti il fascismo padronale che, all’interno dell’attuale rapporto di forza con la classe operaia, vuole farla finita per sempre con i proverbiali “lacci e lacciuoli” da cui si sentono legati tutti i padroni.

L’economia “in senso stretto” in tutto questo sta nello sfondo, ciò che domina è la politica, e non potrebbe essere altrimenti dato che il sistema capitalistico, l’attuale sistema sociale, è in essenza un rapporto sociale, e infatti non sono certo scelte “economiche” quelle delle leggi “salva-stati” “salva-banche”, “salva-aziende” ecc. e “salvarsi” finché è possibile sembra essere in questo momento la parola d’ordine di questi signori…

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