venerdì 29 luglio 2011

pc 29 luglio - la tragedia di un operaio licenziato dalla Fiat


E' questo sistema che uccide... pagherete caro pagherete tutto!

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Termini, uccide la moglie ferisce la figlia e si suicida


Uccide la moglie, ferisce gravemente la figlia e si suicida. È la tragedia che ha distrutto la famiglia di un operaio della Fiat di Termini Imerese licenziato un anno e mezzo fa. La disperazione per il lavoro perduto, unita alla certezza che la sua era ormai una vita segnata, è la molla che ha spinto Agostino Bova, 56 anni, a compiere la strage. È accaduto nel pomeriggio nell’abitazione dell’uomo in via Navarra. Non sono ancora chiare le circostanza in cui è esplosa la tragedia.

Improvvisamente l’uomo, che da tempo cercava di sbarcare il lunario con piccoli lavoretti come pescatore o restauratore di mobili, ha impugnato una pistola e ha scaricato tutta la sua rabbia sulla moglie Margherita Carollo di 51 anni. Tutto è accaduto in pochi attimi sotto gli occhi della figlia Ornella, 30 anni, che ha cercato di sfuggire ai colpi del padre e in qualche modo è riuscita a evitare di essere anche lei abbattuta. È stata ferita. Trasportata con l'elisoccorso in ospedale a Palermo, è ora in gravi condizioni ma, a quanto pare, non in pericolo di vita. Il proiettile non le ha provocato danni cerebrali.
La ragazza frequenta l'università ma lavora anche come commessa. La moglie di Bova era casalinga. "Una famiglia di persone per bene" è il ricordo di chi li conosceva.

Un vicino di casa, Serafino Bartolotta, è stato il primo ad arrivare nell’appartamento. E racconta: “Ho visto subito la ragazza. Aveva una ferita alla testa, ma rispondeva. Ho seguito la scia di sangue e in cucina ho trovato i due corpi a terra. Da un lato la moglie, dall'altro il marito”.

Il licenziamento era stato deciso per ragioni disciplinari. L’uomo era stato accusato di una truffa di 55 euro: la somma di un euro e 20 centesimi al giorno. Era accusato di avere utilizzato il badge di un compagno di lavoro in malattia per utilizzare la mensa aziendale. L'indagine è scattata dopo la segnalazione del dipendente in malattia che in busta paga aveva trovato caricati i pasti durante la sua assenza. Bova si giustificò dicendo di avere trovato il badge in un corridoio dello stabilimento. Ma l'azienda era stata inflessibile e aveva deciso il licenziamento. Il provvedimento aveva distrutto Bova. “Era molto provato” ricorda Vincenzo Comella, sindacalista della Uilm a cui Bova era iscritto. Era addirittura componente del direttivo del sindacato. “Era – ricorda Comella - una persona educata e riservata. Dopo il licenziamento era molto preoccupato per il futuro della sua famiglia”.
Quel licenziamento era stato giudicato dal sindacato iniquo ed eccessivo. Un dramma senza fine dato che aveva un mutuo, una famiglia, un reddito modesto. “Una storia tristissima” l’ha definita Comella. L'operaio era caduto in depressione, aveva imboccato il tunnel della più nera e sconsolata condizione. Per un po' aveva percepito un'indennità di disoccupazione ma poi aveva perduto anche quella.

L’eco della tragedia è rimbalzata a Roma, durante la riunione del tavolo del Ministero dello Sviluppo economico sul futuro dello stabilimento che la Fiat ha deciso di dismettere alla fine dell’anno.

Dure le reazioni sindacali. “Di fronte a questa tragedia regole e codici etici aziendali diventano ben misere cose , sproporzionate dinnanzi alle conseguenze drammatiche che oggettivamente provocano”. Lo dice la Fiom siciliana, che in una nota esprime “cordoglio per l’omicidio- suicidio di Termini Imerese e sostegno e solidarietà alla figlia ferita e al resto della famiglia”.

“Si tratta di un atto disperato - scrive la Fiom - che dice con chiarezza quanto sia drammatica la situazione a Termini Imerese e in Sicilia e quanto perdere il posto di lavoro possa essere una tragedia per i lavoratori e le loro famiglie, un tunnel che non lascia intravedere uno spiraglio di luce”.

28.07.2011
www.lavoce.it

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