Nella giornata dell’8 marzo quasi come un
improvviso temporale vengono giù un diluvio di fatti di cronaca che
quanto avvenuto alla caserma di Roma non è l’eccezione ma la regola.
Sul portale della sicurezza GrNet.it emerge la denuncia, alla
Magistratura Ordinaria e a quella Militare, di una volontaria dell’
esercito, impegnata in missioni all’estero, nei confronti di tre
superiori (due ufficiali e un sottoufficiale) per essere stata oggetto
di “numerosi atti di molestie sessuali”. Tra i tre denunciati vi è una
donna (sembra di rivedere le scene di Abu Ghraib) che voleva
coinvolgere la volontaria in un rapporto di gruppo con altri
“missionari” stranieri. Al suo rifiuto la volontaria sarebbe stata
mobbizzata, facendo leva sul fatto che è di religione musulmana, come
denunciato dal suo avvocato – Giorgio Carta -, sarebbe stata
“comandata” a partecipare a funzioni religiose cattoliche. Lo stesso
avvocato afferma che il caso della volontaria non è isolato e che
questo è il terzo caso di cui è a conoscenza, e che l’atteggiamento dei
superiori a cui sono stati denunciati i fattacci almeno in due casi “ha
consigliato” a “lasciar perdere e non denunciare l’accaduto” col
ricatto di non stabilizzare il rapporto di lavoro.
Contemporaneamente a
Milano il Procuratore Aggiunto – Piero Forno (uno degli inquirenti del
“caso” Ruby)- convalida l’arresto di un maresciallo dell’esercito di 45
anni, che attraverso Facebook ha cercato di avere rapporti sessuali con
la figlia minorenne di un conoscente.
Nei CIE, nelle caserme GLI
“UOMINI” IN DIVISA - CHE ODIANO LE DONNE – STUPRANO
NON LASCIAMOLI IN
PACE, COME A ROMA ASSEDIAMO QUESTI COVI DI VIOLENZA
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