Rocca, allarme in Giappone
Il numero uno Tenaris parla del dramma di Fukushima
19 marzo 2011
Paolo Rocca è di sicuro tra i più filonucleari del mondo. Tanto per fare un esempio, ha sponsorizzato la recente campagna pubblicitaria «Forum nucleare» sul programma italiano, quella con la partita a scacchi vinta sempre dagli atomici, talmente faziosa da indurre il Giurì a inibirne per sempre la messa in onda. Proprio per questo, le sue parole hanno un peso particolare: lo stesso peso a cui Rocca si riferisce, quando parla delle ripercussioni legate al disastro in Giappone. Il presidente e amministratore delegato del maggior produttore mondiale di tubi senza saldature ha ritenuto di affrontare l’argomento con una lettera di suo pugno, in cui si è anche soffermato sulle prospettive industriali e sul nuovo piano di gruppo, legato all’entrata in funzione delpolo di Vera Cruz, in Messico. «Le vicende drammatiche che stanno interessando il Nord Africa e il Giappone stanno gravando pesantemente sulle nostre persone e sulle nostre attività»: scrive Rocca, che approfondisce poi il quadro relativo alla centrale di Fukushima: «Il terremoto e lo tsunami che hanno devastato parte del Giappone, anche se non hanno causato danni diretti ai nostri impianti, che si trovano nei pressi di Tokio, stanno sconvolgendo la vita dei 632 dipendenti di Tenaris NKKTubes e dei loro familiari». Il presidente e Ceo parla di un’intera nazione che sta reagendo in maniera esemplare per organizzazione, impegno e disciplina, partecipa al dolore per la distruzione di città intere. «In Tenaris siamo tutti vicini ai nostri colleghi in Giappone - aggiunge Rocca - e stiamo lavorando per ridurre i danni materiali e, grazie alla dimensione globale delle nostre attività, per minimizzare l’impatto sui nostri clienti». Il gruppo Tenaris, anche attraverso la holding Techint, ha come core business l’estrazione petrolifera ma opera direttamente nella costruzione e progettazione di impianti termonucleari, per esempio all’interno del programma francese Edf; la controllata Dalmine a sua volta figura tra le aziende della filiera per il nuovo programma nucleare italiano, sul quale si è riacceso il confronto dopo il disastro alla centrale di Fukushima.
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