APPELLO
L'UCCISIONE DI SARAH STA METTENDO IN EVIDENZA VARI ASPETTI.
L’assurdo circo mediatico che si è costruito intorno.
Questo da un lato ha fatto diventare una vicenda, che affonda della guerra di bassa intensità contro le donne ed è parte nella condizione di vita, sociale di tante ragazze, un talk show, un brutto film giallo (“Avetrana nn è Hollywood” è la scritta comparsa giorni fa su un muro del paese); a questo punto, resa la morte di Sarah uno spettacolo da “grande fratello”, non è più reale, non deve più provocare emozioni, rabbia, ribellione, ma morbosa curiosità, facendo volutamente un’operazione di capovolgimento: non si parte dalla vicenda personale per comprenderne le ragioni sociali, ma si cancellano di fatto le ragioni sociali e tutto si riduce a scandagliare i particolari.
Dall’altro, soprattutto dalle televisioni nazionali che in alcuni giorni tra Tg e trasmissioni di bassa psicologia e ancora più squallidi dibattiti hanno fatto delle ‘no stop’, la vicenda di Avetrana è stata usata strumentalmente per nascondere, coprire, far sparire altri problemi reali, altri importanti avvenimenti; finchè hanno potuto l’hanno usata per nascondere cosa accadeva a Terzigno, per mettere in terza/quarta notizia la grande manifestazione del 16 ottobre, e via dicendo, l’uccisione di Sarah è stata seconda solo al ‘Lodo Alfano’; le televisioni nazionali e anche alcuni giornali si sono buttati a man bassa su Avetrana, e il Tribunale felici di poter usare un “diversivo”, e come una dittatura hanno imposto a milioni di persone di parlare solo di questo, di pensare solo a questo, di concentrare l’attenzione della gente sul particolare, per non interessarsi al generale della loro condizione e della stessa condizione delle donne.
Dall’altro ancora, come un “grande fratello” ha costruito una situazione, soprattutto ad Avetrana, in cui la stessa gente è come se si trova dentro un film, in cui deve dire, e dice, quello che le televisioni, i giornalisti vogliono che dica; questo ha creato una situazione di individualizzazione della gente, spezzando la spinta comune prevalente dei primi giorni; questo sistema da circo mediatico prima ha creato una situazione da “turismo macabro” e poi indica nella popolazione di Avetrana il principale responsabile.
Questo talk show è di fatto un’applicazione del fascismo mediatico berlusconiano; è un’operazione contro le donne, contro la popolazione; è impedire di pensare, di capire, soprattutto di unirsi e ribellarsi.
La famiglia come moderno medioevo.
L’uccisione di Sarah è di fatto una forte denuncia, smascheramento della famiglia e in questo è da scagliare come arma contro questo sistema sociale, il governo, la Chiesa che invece sempre più esaltano la “sacra famiglia”, i ruoli in essa di oppressione e subordinazione delle donne, di difesa della famiglia, il ruolo dell’uomo che deve essere quello di “comando”, direzione della famiglia (tanto che lì dove questo si discosta anche di poco, fa notizia scandalistica – e anche qui la vicenda di Avetrana è esemplare: i giornali, le televisioni, ora mostrano lo zio assassino come “schiavizzato” dalle donne di casa, solo perché forse faceva due piatti).
La morte di Sarah affonda fino in fondo in questa realtà e concezione della famiglia, chiusa, oppressiva, da difendere verso l’esterno anche quando è barbarie e morte.
Una famiglia che è una catena, in cui se cade uno cadono tutti e per questo bisogna restare uniti a reggerla, a difenderne l’”onorabilità”.
Una famiglia che soprattutto per le donne, ma anche per i giovani, è un moderno inaccettabile medioevo, che tiene prigioniere, devia energie che invece devono liberarsi.
Ma questo è possibile solo se le donne, i giovani si ribellano e lottino contro i veri responsabili di questo moderno medioevo, Stato, governo, chiesa, padroni.
La morte di Sarah non è una vicenda privata, è parte della condizione di tante ragazze.
E’ frutto della vita di tantissime ragazze, soprattutto al sud, fatta a volte di vuoto, di soppressione ma anche spesso di deviazione dei desideri di un mondo diverso, libero, ricco, per imporre falsi, deviati bisogni individuali, invece di trovare le ragioni comuni di ribellione e di lotta.
La svolta giudiziaria e l'arresto di Sabrina, non cambia il discorso di fondo e in un certo senso rafforza la nostra denuncia sulla condizione delle ragazze; mostra la realtà, che dietro ogni uccisione delle donne vi è l'intera condizione delle donne fatta comunque di oppressione sia di vita, ma anche ideologica, perfino quando si trattasse di una donna che uccide un'altra donna; che dietro ogni violenza e uccisione vi sono cause sociali e vi è un sistema capitalista, di cui il patriarcalismo/maschilismo (nelle sue varie forme), con i suoi falsi valori e sentimenti individualistici, è un'ideologia fondamentale e costitutiva e per questo anche dominante e deviante a volte della coscienza delle stesse ragazze/donne.
Per questo l’MFPR sta intervenendo controcorrente in questa triste storia, soprattutto per allargare il suo significato e far emergere da un’altra uccisione di una ragazza un fatto e una risposta nuova: la ribellione, l’unità delle donne, la lotta.
Al funerale l’Mfpr è andata con uno striscione: “Per Sarah è giusto ribellarci – basta con le uccisioni e le violenza contro le donne”; nei prossimi giorni andrà sia al Tribunale che ad Avetrana a dire “Basta con il circo mediatico. L’uccisione di Sarah non è un talk show”.
Andrà a Taranto, nelle scuole a dire alle ragazze, alle donne “la morte di Sarah non è un fatto privato ma è parte della nostra condizione di vita e della nostra necessità di lotta”
Il 25 novembre chiama tutti sia a livello locale che nazionale a rendere la morte di Sarah come la uccisione e violenze sessuali di tante ragazze e donne, troppe, una forte “arma” contro questo sistema sociale da moderno medioevo, per costruire le forze per rovesciarlo.
SU QUESTO SCENDIAMO IN PIAZZA E MANIFESTIAMO
A TARANTO O DOVUNQUE E’ POSSIBILE.
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
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