La Cisgiordania è sempre più vicina all’annessione de facto da parte di Israele. Attraverso un mix di occupazione militare, insediamenti illegali e repressione della popolazione palestinese, il governo Netanyahu sta realizzando una strategia che potrebbe segnare la fine della soluzione a due Stati. Nel silenzio della comunità internazionale, il popolo palestinese continua a subire violenze, espropri e deportazioni, mentre il sogno di uno Stato indipendente si allontana sempre di più.
Israele e l’annessione della Cisgiordania
L’ombra dell’annessione si allunga sempre di più sulla Cisgiordania. Mentre la comunità internazionale concentra la sua attenzione sulla crisi di Gaza, il governo di Benjamin Netanyahu sta intensificando la sua presenza militare nei territori palestinesi occupati, portando avanti una strategia che punta a una graduale e sistematica colonizzazione della regione.
L’obiettivo sembra chiaro: trasformare la Cisgiordania in una nuova estensione dello Stato di Israele, rendendo impossibile la nascita di uno Stato palestinese.
L’occupazione militare e la strategia del controllo
Negli ultimi mesi, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno intensificato le operazioni militari in Cisgiordania, con particolare attenzione alla città di Jenin. Secondo quanto riportato dal Guardian, i carri
armati israeliani sono entrati nella città non per una semplice operazione di sicurezza, ma con l’intento di rimanervi a lungo.Durante le incursioni, sono state demolite almeno 120 case, mentre il campo profughi di Jenin, già teatro di violenti scontri nel 2002, è stato nuovamente preso di mira, lasciando oltre 40 mila palestinesi sfollati e privati di un luogo sicuro dove rifugiarsi.
Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha dichiarato che l’operazione in Cisgiordania si sta espandendo e che le truppe rimarranno nelle aree urbane calde per almeno un anno. Questa dichiarazione non lascia dubbi sulle intenzioni del governo: esercitare un controllo diretto sul territorio, eliminando qualsiasi possibile resistenza e rendendo impossibile il ritorno degli sfollati nelle proprie case.
Parallelamente alle operazioni militari, il governo israeliano continua a promuovere e sostenere l’espansione degli insediamenti illegali in Cisgiordania. Recentemente è stato annunciato un nuovo piano per la costruzione di 1.170 unità abitative destinate ai coloni israeliani, rafforzando così la presenza ebraica nei territori occupati. Questa politica rientra nella strategia di ‘giudaizzazione’ dell’area, volta a creare una realtà di fatto che renda impossibile ogni futura soluzione a due Stati.
L’azione dei coloni israeliani, spesso supportata dall’esercito, ha portato a un’escalation di violenze contro la popolazione palestinese, con attacchi ai villaggi e distruzione di proprietà. Secondo Haaretz, queste operazioni sono parte di una strategia più ampia che punta a rendere invivibile la Cisgiordania per i palestinesi, spingendoli a un esodo forzato.
L’allarme delle organizzazioni internazionali
Le Nazioni Unite e le principali organizzazioni per i diritti umani hanno lanciato ripetuti allarmi sulla crescente violenza in Cisgiordania. Il Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha denunciato “i livelli intollerabili di morti palestinesi a Gaza e l’aumento della violenza dei coloni israeliani in Cisgiordania”. L’Unicef, dal canto suo, ha condannato l’uccisione di 17 minori palestinesi nel 2025, un’ulteriore dimostrazione della brutalità dell’occupazione israeliana.
Nonostante queste denunce, Israele continua a ignorare le critiche e ad avanzare nei suoi piani di annessione. Il sostegno politico ricevuto dall’ex presidente Donald Trump ha rafforzato Netanyahu nella sua convinzione di poter agire senza conseguenze internazionali.
L’obiettivo finale: il Grande Israele?
L’espansione israeliana in Cisgiordania non è casuale, ma sembra seguire una chiara strategia: concretizzare il progetto del ‘Grande Israele’, che prevede il controllo di tutti i territori biblici, cancellando la possibilità di uno Stato palestinese. Netanyahu, con il sostegno dell’ultradestra e dei gruppi più radicali, sta lavorando per trasformare questa visione in realtà.
Parallelamente, Israele sta intensificando la pressione anche su altri fronti, come dimostrano le minacce al Libano e alla Siria. I recenti sorvoli di caccia israeliani su Beirut, durante i funerali dell’ex leader di Hezbollah, e le dichiarazioni del governo israeliano sulla necessità di impedire il riarmo siriano, confermano l’ambizione di Netanyahu di dominare l’intera regione.
Nessun commento:
Posta un commento