lunedì 3 marzo 2025

pc 3 marzo - Cariche della polizia contro i manifestanti NoPonte a Messina

 Tout le monde déteste la police


Sulle cariche della polizia ai manifestanti contro la prevista costruzione del Ponte sullo Stretto sono già all’opera il ministro Piantedosi (v. Gds di oggi) che ha chiesto di avere un dossier sui fatti: “Il governo, infatti, non nasconde il timore che alcune frange estremiste intendano fare dello Stretto di Messina una nuova Val di Susa, in riferimento agli atti di guerriglia urbana più volte verificatisi nei canteri della Tav … Il monitoraggio sarà sempre più costante…” e i fiancheggiatori dello Stato come il segretario generale della Cisl Messina, Nino Alibrandi, che “condanna fermamente gli episodi di violenza… ed esprime vicinanza alle forze dell’ordine”…

Riportiamo sotto un commento di chi c’era e sta dalla parte giusta della storia: la “nota di Antonio Mazzeo per fare chiarezza in merito agli scontri avvenuti a Messina nel corso dell’ultima manifestazione contro il ponte sullo stretto, a seguito anche dell’articolo di Repubblica apparso ieri, intitolato «Messina, scontri e manganellate al corteo “No ponte”: un agente ferito. Solidarietà di Salvini» (da Pressenza)

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...Ho visto un’interminabile serie di provocazioni da parte degli agenti di Polizia, supportati da Carabinieri e Guardia di Finanza. Il lancio di due mini-petardi contro le autoblindo schierate a “difesa” della “Zona Rossa” (all’incrocio tra viale Boccetta e Via Concezione) è stato sufficiente per scatenare manganellate a destra e manca, soprattutto da parte di un paio di esagitati e “inselvaggiti” agenti di PS. E poi corse e inseguimenti al nulla, schieramenti bellici e antisommossa a presidio di palazzi, banche e vetrine che nessun@, dico nessun@ ha mai tentato di avvicinare.

Ciò che più mi ha amaramente colpito è stata però la cinica strategia di rappresentare in maniera teatrale

– più per intimidire i passanti e i residenti che i manifestanti – azioni repressive e di “controllo della folla” mutuate dalle pluridecennali pratiche delle forze armate italiane e NATO in Kosovo, Libano, Iraq, Afghanistan. Urban Warfare viene definita nei manuali di guerra. E Messina, ieri, ne è stata teatro per la prima volta.

Si è trattato cioè della “necessaria” sperimentazione dei processi di militarizzazione e repressione di ogni forma di dissenso che saranno implementati con l’inizio dei cantieri del Ponte sullo Stretto di Messina.

Farebbero bene a capirlo tutti gli abitanti dello Stretto e quei presunti “No Ponte” che ieri hanno volutamente disertato l’evento per poi delegittimarlo e criminalizzare i partecipanti, sposando la falsa e ignobile versione della Questura.

La bellissima foto di apertura di questa nota[ndr] dell’amico giornalista Enrico Di Giacomo immortala il primo intervento, del tutto gratuito e violento, delle forze dell’ordine contro i manifestanti del Carnevale No Ponte, ieri pomeriggio a Messina.

Un attacco brutale a cui sono seguiti per ore fronteggiamenti, spintonamenti, inseguimenti, caccia all’uomo in un clima di crescente militarizzazione di ogni spazio fisico della città fino all’ignobile attacco di stanotte in galleria Vittorio Emanuele – tra pub e paninerie – contro alcuni dei manifestanti, di fronte a centinaia di minorenni atterriti.

Giustificare la repressione come risposta all’imbrattamento di muri e monumenti – pratica che non appartiene alla cultura di chi scrive e di tanti che hanno partecipato ieri al corteo – è ignobile. Ancora più grave che l’accusa di “violenti” e “vandali” venga da persone che in questi anni hanno sostenuto tutti i progetti di devastazione dei territori (penso al TAV in Val Susa o al MUOS a Niscemi) è davvero inaccettabile.

Forze politiche e sindacati “No Ponte” farebbero bene a chiedere le dimissioni del Questore e di chi (?) ha gestito ieri il disordine pubblico.

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