venerdì 26 luglio 2024

Presidio davanti alla Base NATO Solbiate Olona - 28 luglio 2024 ore 15:00 - perchè lo sosteniamo - proletari comunisti

Perché un presidio davanti alla Base NATO Solbiate Olona.-.- 28 luglio 2024 ore 15.-.- Viviamo in un mondo in cui la disumanizzazione sta crescendo e nemmeno le Nazioni Unite sono più un riferimento nella risoluzione dei conflitti internazionali. Un mondo devastato da numerose guerre, in cui lo scontro tra le potenze dominanti ed emergenti, pur con responsabilità diverse, colpisce prima di tutto le popolazioni civili (vedi ad esempio il genocidio in atto del popolo palestinese perpetrato dalle Forze Armate israeliane). Un mondo con milioni di migranti, rifugiati e sfollati ambientali costretti ad attraversare confini gravidi di ingiustizia e morte. Un mondo in cui si ricorre al massacro per accaparrarsi risorse sempre più limitate. Un mondo in cui la concentrazione del potere economico nelle mani di pochi compromette, persino nei paesi sviluppati, ogni speranza di realizzare una società basata sul benessere per tutte e tutti. Referenti: Ugo Giannangeli, Elio Pagani, Laura Tussi

Per maggiori informazioni:
Elio Pagani
 
proletari comunisti aveva parlato di questa Base e del suo nuovo ruolo nell'editoriale del 12 luglio  di commento al vertice Nato negli Usa.
Scrivevamo: "ad esempio il Messaggero cita l’assegnazione del Comando militare all’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone a partire dal 2025, con l’inaugurazione del Comando Nato a reazione rapida (Nrdc – Ita) collocato a Solbiate Olona vicino Varese, entrato in funzione il 1° luglio e che sarà il ‘quartier generale’ della forza di intervento rapido (300mila soldati alleati pronti a scendere in campo in caso di minaccia immediata all’Alleanza)."
 
Di seguito, l'intero editoriale del 12 luglio che invitiamo fortemente tutti a leggere

Il Vertice Nato fa ulteriori passi politico-militari in direzione della guerra imperialista mondiale.

Gli Stati e i governi in esso riuniti, pur essendo venati da contraddizione e contrasti come è naturale tra banditi imperialisti, si uniscono sul terreno della guerra comune contro gli altri imperialisti, la Russia di Putin e sempre di più la Cina socialimperialista di Xi Jinping.

Già al G7 di Puglia del giugno scorso era stato fatto un passo che è tipico delle fasi della guerra aperta più che dei preparativi: l’appropriazione degli asset russi presenti nei paesi imperialisti per utilizzarli per finanziare la guerra attraverso il loro investimento materiale presso il governo fascio-nazista di Zelensky, punta di lancio e base di appoggio della guerra imperialista targata Usa/Nato.

Il G7 di Puglia aveva mostrato la debolezza dei governi e Stati imperialisti, debolezza militare, dato che la cosiddetta “offensiva” ucraina, nonostante la montagna di soldi e armi forniti dagli Stati imperialisti occidentali, non aveva prodotto alcun risultato e lo stato delle cose sul campo mostrava che la Russia imperialista, lungi dall’essere indebolita, aveva consolidato la sua posizione militare.

A questo va aggiunto che la proposta apparentemente avventurista di Macron: mandiamo direttamente i soldati, e quelle degli altri paesi imperialisti: autorizziamo l’uso delle armi Nato per attaccare il territorio russo – proposta che comprende comunque la presenza diretta in Ucraina di istruttori e forza militare ad hoc per la gestione stessa del materiale d’attacco – erano state comunque recepite, inserite nel piano imperialisti/Nato, combinate con la farsa della Conferenza per la pace di Ginevra (altro appuntamento vuoto e puramente propagandista).

Fatto il lavoro al G7 in Puglia ora andava consolidato con il Vertice Nato a Washington.

Ma al G7 di Puglia era emersa anche un’altra contraddizione, che i governi erano sostanzialmente delle “anatre zoppe”: Macron aveva perso rovinosamente le elezioni europee e Biden appariva già in condizioni psicofisiche assolutamente inadeguate, esplose poi nei giorni successivi, e Sunak stava lì lì per ricevere l’umiliante batosta delle settimane successive.

Inutile dire che gli altri governi, pure apparentemente più solidi, Giappone, Canada, restano secondari sul piano delle decisioni strategiche e parzialmente in sonno (il Giappone) che si preparano alla fase due della guerra inter imperialista, quella che prevede lo scontro diretto con la Cina.

Chiaramente al Vertice Nato i governi si sono presentati ancora più indeboliti, ma con la posizione di

non accettare la loro crisi e la debacle elettorale e di trasformare tutti insieme lo stato di crisi interna in un’accentuazione dell’attacco esterno.

Da qui, il fatto che al Vertice Nato si è andati al di là delle decisioni e orientamenti del G7 di Puglia, sia sul piano militare con la decisione di fornire missili Patriot e 40 miliardi di aiuti all’Ucraina, sia sul piano diplomatico istituzionale per accentuare l’internità dell’Ucraina alla Nato.

E prendendo in considerazione le notizie stampa, i governi imperialisti, in particolare europei, sono divenuti ancora più attivi nell’alleanza Nato, anche in vista dei possibili effetti della crisi di Biden. La stampa parla di un piano B che prevede l’istituzione di un comando centrale in Germania per coordinare gli aiuti a Kiev presidiato da 700 militari e guidato da un generale a 3 stelle Nato - e questo vuol dire portare ufficialmente nel cuore dell’Europa il quartier generale dell’aiuto militare e logistico all’Ucraina; così sull’uso dei Patriot la stampa scrive “le difese ucraine hanno bisogno di 5 batterie ma in Europa scarseggiano, dato che cederle all’Ucraina significa scoprire i cieli ed aprire voragini nella sicurezza nazionale, gli Usa ne hanno poi impegnati in Medio Oriente in funzione anti Iran e la decisione operativa sul breve sarebbe che ognuno dei paesi europei fornisce un pezzo: un radar e tre lanciatori l’Olanda, missili anti balistici la Germania e gli altri radar e addestramento dell’Ucraina per manovrare le batterie.

Chiaramente in questo l’Italia, sia pure come socio minore, con l’attivismo ultra servile della Meloni, ha un ruolo di ‘prima linea’: investimenti in difesa con l’obiettivo di spesa del 2% del Pil da centrare entro il 2028; attuazione subito del 9° pacchetto di aiuti militari a Kiev con una batteria Samp/T– grottescamente esibita anche al G7 di Puglia; l’accordo di sostegno militare decennale a Zelensky che permette comunque all’Italia di essere parte del gruppo di testa degli amici di Zelensky.

E’ chiaro che gli Usa e i paesi Nato sono contenti di questo e su questa base il governo italiano ha chiesto in questo Vertice un segnale concreto per il fronte Sud, Mediterraneo e l’Africa che sono in un certo senso di interesse specifico dell’imperialismo italiano, per cui il governo fascio-imperialista della Meloni punta buona parte della sue carte nella fase attuale di partecipazione e preparativi della guerra e in prospettiva dei piani di spartizione.

La stampa amica del governo amplifica questo ruolo dell’Italia e i suoi risultati – ad esempio il Messaggero cita l’assegnazione del Comando militare all’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone a partire dal 2025, con l’inaugurazione del Comando Nato a reazione rapida (Nrdc – Ita) collocato a Solbiate Olona vicino Varese, entrato in funzione il 1° luglio e che sarà il ‘quartier generale’ della forza di intervento rapido (300mila soldati alleati pronti a scendere in campo in caso di minaccia immediata all’Alleanza).

Sul fronte Sud la Meloni richiede un inviato speciale della Nato per il Sud. La stampa amica rileva che questo è effettivamente un risultato possibile se ci sarà l’impegno finanziario dell’Italia per accelerare la spesa e l’obiettivo del 2%. E la premier ha già messo al lavoro Crosetto, Giorgetti e Mantovano su questo obiettivo.

Ma le cose non stanno come la stampa amica mette in luce. Anche la fornitura del Samp/T – rileva il Fatto quotidiano – è un secondo invio, dato che nel segreto militare con cui questo avviene si nasconde che già era stato fornito un Samp/T e che questo era stato distrutto nel gennaio 2024 dalla Russia. Chiaramente su questo il governo tace e il parlamento pure.

Tornando al Vertice propriamente detto. Innanzitutto esso è stato anche celebrativo del 75° anniversario – una celebrazione ad hoc non c’è che dire, per dimostrare che Nato vuol dire guerra imperialista.

Al Vertice l’obiettivo è e resta quello di raggiungere un livello di cooperazione industrial-militare che renda possibile ai paesi Nato di agire come un blocco. Ed è in questo quadro che si decide al Vertice di mettere insieme ulteriori forze, da 100mila a 350mila soldati che si aggiungano alle 500mila truppe in stato di high readiness.

L’ultimo giorno è uscito anche l’accordo Italia, Germania, Romania, Olanda, Stati Uniti, per fornire 5 sistemi strategici di difesa anti aerea in forme urgenti, a cui si aggiungeranno dozzine di batterie difensive che arriveranno dagli alleati.

Mentre era in corso il Vertice è proseguita la campagna propagandista a favore delle decisioni del Vertice, e dell’uso dei missili ipersonici su Kiev che avrebbero distrutto l’ospedale pediatrico; ma chiaramente, propaganda per propaganda, altri fatti hanno agito in senso opposto: la crisi di Biden, i pittoreschi viaggi di Orban. Però a questo si è risposto rendendo ancora più esplicite le decisioni militari: “Un contratto di 700milioni di dollari per aumentare la produzione di missili stinger”. Stoltenberg ha sparato le sue ultime cartucce: “bisogna alzare l’asticella al 3% del Pil al prossimo Vertice dell’Aia nel 2025”, e le nuove dichiarazioni contro la Cina.

Sulla questione dei missili stinger, esplicito è stato il legame tra guerra, industrie belliche ed economia di guerra. Stoltenberg ha dichiarato: “non c’è modo di fornire una difesa forte senza una forte industria della difesa”.

Chiaramente via via che si è approfondita la questione, il fronte di attacco della Nato si è esteso. Sullivan, consigliere per la Sicurezza nazionale Usa, ha già annunciato un ulteriore riunione con gli stretti partner dell’Indo-pacifico, Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda. Dopo di che l’attenzione si è concentrata sugli elementi di forza dell’offensiva di Mosca, che da un lato rileva dei fatti reali, dall’altro anch’essa ha il suo versante propagandista, si è denunciato “l’arrivo di componenti della Cina e gli arsenali Iran, Corea del Nord”.

Anche la conclusione del Vertice è all’insegna del trionfalismo propagandista. Si parla della “più grande alleanza della storia, forgiata per preservare la pace”, di “irreversibile marcia dell’Ucraina verso la totale integrazione Euro-Atlantica, compreso l’ingresso nella Nato”, e si passa all’attacco frontale verso la Cina accusata di affiancare Mosca nella guerra all’Ucraina “partnership e supporto alla sua base industriale militare”, arrivando alla minaccia diretta con l’affermazione che questo ha un impatto negativo sui propri interessi e reputazione, e preannuncia ulteriori passi anti cinesi.

Ma queste parole sono anche volte ad oscurare i problemi interni, seri dell’Alleanza, di cui abbiamo già parlato, la crisi di Biden e la crisi interna dei diversi paesi imperialisti.

Sulla questione Biden, Stoltenberg ha affermato che “indipendentemente dalle elezioni gli Usa rimarranno un convinto alleato Nato, con ampio supporto di popolazione e Congresso”.


La Nato in questo Vertice si lancia all’attacco ma per nascondere la fase di difesa. Abbiamo parlato della crisi interna ai paesi, ma questo è solo una parte dei problemi, vi è la crisi di relazioni. Al G7 di Puglia gli Stati imperialisti e l’attivismo esibizionista ed auto promozionale della Meloni aveva allargato il Vertice a paesi come l’India di Modi e il Brasile di Lula per indebolire l’altra alleanza, politica/economica per ora, rappresentata dai cosiddetti “paesi del Brics”. Ebbene, proprio mentre si teneva il Vertice vi è stato un importante incontro/missione di Modi con Putin. Ne parleremo in seguito, ma essa è un segnale che l’”operazione coinvolgimento” al G7 non è riuscita.

Tornando alla questione italiana, la Meloni avrebbe ottenuto un riconoscimento del cosiddetto “fianco Sud”; esso sarebbe all’interno di una riorganizzazione della Nato che comprenderebbe non solo il cosiddetto “fianco Sud” ma anche un possibile allargamento nel Sud-Est asiatico e in altri quadranti divenuti strategici. Per ora, però, non vi è stata alcuna nomina di un rappresentante speciale per il Sud come richiedeva la Meloni.

Quando si parla di questo per il nostro governo si pensa soprattutto all’aspetto poltrona e a nomi da proporre che consolidino innanzitutto il blocco governativo interno. Ma dietro i nomi ci sono i soldi, e il nodo è sempre quello del fortissimo aumento delle spese militari.

Nello specifico il governo intende spendere 800 milioni in più nel 2024 – ad onor del vero si tratta di un impegno già assunto dal governo Draghi, ora si tratta di metterci realmente i soldi. E dove li andranno a trovare è facile immaginarlo.

Una parte del problema ricade sulla decisione europea di scorporare le spese militari e gli investimenti nella Difesa dal Patto di stabilità, cosa in discussione dentro la nuova Commissione europea post elettorale.

A Palazzo Chigi si è formato di fatto un gruppo: Mantovani, Crosetto, Tajani, Giorgetti, su cui è inserito il pezzo forte, messo alla prova al G7, rappresentato dalla direttrice dell’intelligence Bellone. Lo stato della pratica, su dove trovare gli 800 milioni subito, prevede il passaggio da 1,46% a 1,53% già da quest’anno. Risorse ricavate tra le pieghe del bilancio dello Stato grazie ad un ricalcolo dei fondi ministeriali. Il governo ha chiesto all’Inps di calcolare, ad esempio, l’esatto ammontare della spesa per le pensioni militari, un segnale chiaro per cui queste spese militari da aggiungere si vorranno togliere dalle spese sociali.

Non approfondiamo in questa nota tutte le implicazioni che ci sono nell’azione della Meloni, che sono ora dentro la forte contraddizione interna la governo. Salvini marcia in tutt’altra direzione, e quindi le promesse della Meloni ai partner della Nato sono fortemente traballanti, e gli altri paesi imperialisti, vedi Spagna e Francia, non hanno nessuna intenzione di non approfittarne nel quadro della cosiddetta “assegnazione all’Italia del ruolo di rappresentante speciale del Segretario generale Nato per il Sud”.

Per quanto riguarda i commenti nel nostro paese sul Vertice Nato, in particolare de il Manifesto, sono stati tutti centrati sulla questione Biden. Ed è chiaro che questo tipo di indirizzo è esattamente opposto al nostro.

Il senso di questa nota è quello di mettere in luce come nel nostro paese occorre costruire l’opposizione proletaria, antimperialista contro la guerra imperialista e contro il ruolo in essa dell’imperialismo italiano, che è sempre più dipendente dai piani generali della Nato.

Proprio per questo abbiamo considerato l’opposizione costruita al Vertice G7 di Puglia come il tipo di opposizione e di fronte che serve nel nostro paese.

Per questo continuiamo a rilevare la gravità dell’assenza di fatto alla manifestazione anti G7 di Fasano di forze che sono contro la Nato, ma certamente con posizioni erronee sull’imperialismo russo e socialimperialismo cinese, cosa che di fatto affida a questa contraddizione il principale ostacolo all’avanzamento della guerra imperialista; così come l’assenza di forze realmente contro la guerra imperialista che affidano alle “lotte sociali” la reale opposizione alla guerra, e che intendono in termini riduttivi la parola d’ordine “il nemico è in casa nostra”.

L’internazionalismo, in fase di avanzata della guerra imperialista è altra cosa.

proletari comunisti - 12/7/24

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