Buongiorno a tutti,
vi scrivo per segnalarvi un grave sopruso commesso da una coop. dell'accoglienza ai danno di una giovane donna richiedente asilo e del suo bambino qui a Modena.
vi scrivo per segnalarvi un grave sopruso commesso da una coop. dell'accoglienza ai danno di una giovane donna richiedente asilo e del suo bambino qui a Modena.
Anche qui nella "rossa" Emilia, non mancano ahimè violenze e
soprusi.
Ieri Giulia Ognibene, una donna impegnata a fianco dei migranti, ha scritto questo articolo per Melting Pot, che molto gentilmente lo ha diffuso.
Ieri Giulia Ognibene, una donna impegnata a fianco dei migranti, ha scritto questo articolo per Melting Pot, che molto gentilmente lo ha diffuso.
Leggendo
l'articolo, potrete trovare tutti i particolari di questa storia tragica che
grida vendetta.
E' veramente triste e assurdo che una giovane donna e madre richiedente asilo che rivendica i diritti negati per lei e per suo figlio (tra l'altro diritti tutelati dalla legge, come la residenza e i diritti sociali ad essa connessi) si trovi ad essere maltrattata, denunciata penalmente e messa sulla strada.
E' veramente triste e assurdo che una giovane donna e madre richiedente asilo che rivendica i diritti negati per lei e per suo figlio (tra l'altro diritti tutelati dalla legge, come la residenza e i diritti sociali ad essa connessi) si trovi ad essere maltrattata, denunciata penalmente e messa sulla strada.
Urge continuare a lottare per la dignità dei migranti e delle migranti, in
poche parole per la dignità di tutti.
Mattia
Mattia
Denunciata e minacciata di finire in strada perché rivendica i suoi diritti: una donna richiedente asilo e il suo bambino vittime della cattiva accoglienza a Modena
di Giulia Ognibene
Precious è una giovanissima madre, di 23anni, che è giunta in Italia da oltre un anno e mezzo, insieme a suo marito.
Precious è nigeriana; il viaggio verso l’Europa è stato, come per tutti coloro che sono costretti a lasciare la propria terra, pieno di traversie, soprusi e rischi di morte, con l’aggravante, nel suo caso, della condizione di donna gestante. Suo figlio è nato in Italia, dopo pochi giorni dal suo arrivo e oggi ha un anno e mezzo.
Dopo essere approdata a Taranto e poi "smistata" all’hub Mattei di Bologna, nell’estate del 2016 Precious e suo marito insieme al figlio neonato sono giunti a Modena e affidati in accoglienza alla
cooperativa Caleidos.
Il nucleo familiare è stato prima assegnato al Tiby Hotel di Modena, poi all’hotel Giardini di Fomigine e, infine, in appartamento singolo a Modena all’interno di un condominio, i cui mono e bilocali sono per gran parte utilizzati da Caleidos come accoglienza straordinaria.
Sin dall’iniziale inserimento presso l’ente gestore, anche la famiglia di Precious ha ricevuto da parte di Caleidos un trattamento inadeguato ai prescritti standard di accoglienza e violativo dei diritti che la legge espressamente riconosce a chi presenta una domanda di protezione internazionale.
In particolare, le violazioni da parte dell’ente gestore sono consistite nell’impedire la loro iscrizione anagrafica, con conseguente preclusione ad accedere ai Servizi Sociali del Comune e alle prestazioni sociali connesse alla residenza e all’inserimento del minore negli asili nido comunali, nel notevole ritardo ovvero nella mancata completa erogazione del “pocket money” e del “food money”, nell’inadempimento dell’obbligo formativo e nell’assenza di alcun percorso per l’inserimento lavorativo, nell’utilizzo di personale non qualificato a gestire condizioni di disagio e di particolare vulnerabilità.
Va detto che si tratta in generale di violazioni che non riguardano solo Precious e la sua famiglia, bensì diffusamente estese alla gran parte delle persone che Caleidos gestisce, come hanno denunciato e tuttora denunciano molti richiedenti asilo, e come anche evidenzia il crescente numero degli abbandoni del progetto prima della conclusione del procedimento di riconoscimento della protezione internazionale.
A proposito dei disagi vissuti dai richiedenti asilo nel progetto della Caleidos si vedano le rivendicazioni mosse dai 300 richiedenti asilo scesi in piazza a Modena il 15 maggio scorso [1], come pure la lettera pubblica indirizzata dagli stessi richiedenti asilo alla cittadinanza il 20 luglio [2].
Nel caso di Precious, a questa condizione di generale invisibilizzazione si è aggiunta anche l’incapacità del marito di sostenere l’enorme carico di frustrazioni connesse a tale condizione (mancanza di un lavoro, delusione rispetto al miglioramento delle condizioni di vita per sé e i propri familiari...), al punto che in alcune occasioni è giunto a picchiare sua moglie, e la Prefettura ha quindi disposto il suo allontanamento dal nucleo familiare.
Da Febbraio 2017, dunque, Precious è rimasta sola con suo figlio nell’appartamento in cui era ospitata, mentre il marito è stato dapprima collocato in altro centro di accoglienza e poi rimpatriato in Nigeria.
Tuttavia a partire da tale momento, le difficoltà per Precious e suo figlio non sono affatto diminuite, anzi sono state aggravate dalla loro condizione di particolare vulnerabilità, di cui Caleidos non ha affatto tenuto conto, ponendo così in essere ulteriori violazioni delle norme che la legge sull’accoglienza destina a tutela di soggetti vulnerabili.
Va ricordato, infatti, che l’art. 17 del d.lgs. n. 142/2015 individua (fra l’altro) i minori e i genitori singoli con figli minori come persone vulnerabili e prescrive l’obbligo di tenere conto della loro specifica situazione, anche utilizzando per la loro assistenza personale adeguato; inoltre, con specifico riguardo ai minori, è prescritto che nell’applicazione delle misure di accoglienza “assume carattere di priorità il superiore interesse del minore in modo da assicurare condizioni di vita adeguate alla minore età, con riguardo alla protezione, al benessere ed allo sviluppo anche sociale del minore” (art. 18) e, altre sì, che "anche i figli minori di richiedenti protezione sono soggetti all’obbligo scolastico" (art. 21).
Ebbene nessuna di tali misure è stata adottata da Caleidos a tutela di Precious e di suo figlio: non solo non le è stato fornito nessun supporto psicologico in relazione alle violenze domestiche subite, né sono stati attivati i servizi sociali per l’inserimento del minore al nido, e tanto meno sono mai state effettuate attività ricreative in favore del bambino, ma in ripetute occasioni la madre ha fatto fatica a dare da mangiare a suo figlio e a cambiarlo, in quanto Caleidos non le erogava il contributo per i beni alimentari e di prima necessità. Peraltro a causa della mancata iscrizione anagrafica, quando Precious si è autonomamente recata in Comune per richiedere l’inserimento del bambino all’asilo nido, le è stato detto che non poteva essere attivato alcun servizio, essendo priva di residenza!
L’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo nel distretto della Prefettura di Modena è stata a lungo impedita non do solo da Comuni che non intendevano provvedervi, così da rendere necessario l’intervento legale a mezzo diffida che, nel giugno 2017, ha aperto la breccia alla effettivo riconoscimento di tale diritto; ma anche la cooperativa Caleidos ne ha ostacolato l’esercizio: ha detto ripetutamente ai richiedenti asilo che nel modenese non era possibile per i richiedenti asilo nei progetti delle cooperative avere la residenza, ma questo è falso, perché la legge nazionale vale anche a Modena ed era già oltremodo certa a partire dal 18 agosto 2015!
Inoltre ci sono testimonianze di richiedenti asilo che sostengono che nei loro Comuni i sindaci erano disponibili a dare loro la residenza, ma sarebbero stati fermati da Caleidos, che avrebbe detto loro di non procedere: si veda ad esempio la testimonianza rilasciata da un richiedente asilo ai microfoni della Gazzetta di Modena. Anche ora che le convivenze anagrafiche sono state rese obbligatorie dalla legge n. 46 del 2017, la Caleidos va a rilento nella loro istituzione e nell’iscrizione degli ospiti, tanto che molti richiedenti asilo a Modena e provincia sono ancora senza residenza e carta d’identità. Anche Precious si trova in questa condizione: oltre a non essere tuttora in possesso del suo permesso di soggiorno in originale, né lei né suo figlio sono iscritti all’anagrafe!!!
Inoltre, il caso di Precious è particolarmente rappresentativo anche per il trattamento ricevuto da Caleidos quando ella ha rivendicato i suoi diritti. A ottobre, già esasperata dalle condizioni sopra descritte, in un’occasione essa si è recata nell’ufficio del coordinatore del progetto di accoglienza di Caleidos, per rivendicare i suoi diritti; è stata ancora una volta malamente messa a tacere, senza ricevere alcuna spiegazione, così che Precious, esausta per le continue umiliazioni subite, ha reagito con esasperazione; la cooperativa allora, nonostante la donna fosse sola e disarmata (aveva in mano solo un pennarello), ha richiesto l’intervento dei vigili (il comando è situato di fianco alla sede di Caleidos), i quali sono subito accorsi immobilizzandola a colpi di manganelli e l’hanno poi condotta in comando, dove è stata denunciata per resistenza a pubblico ufficiale e la stessa cooperativa ha sporto querela contro di lei.
Riguardo alle percosse subite, Precious porta ancora i postumi al braccio e dovrà subire ulteriore trattamenti medici. Come se non bastasse averla umiliata continuamente ed aver ripetutamente violato i suoi diritti, la Caleidos ha pure sporto denuncia contro di lei, per cui Precious dovrà affrontare due processi penali come imputata, e ha addirittura chiesto alla Prefettura di avviare nei suoi confronti un procedimento volto alla revoca delle misure di accoglienza, che significherebbe la messa in strada di lei e suo figlio!!!
Ma fortunatamente, Precious attraverso un’amica è riuscita a mettersi in contatto con un avvocato immigrazionista, che, intervenendo presso la Prefettura, è riuscito a far sospendere il provvedimento di revoca delle misure di accoglienza, in attesa che la Prefettura approfondisca più accuratamente l’intera vicenda.
Questo caso di mala-accoglienza grida vendetta sotto diversi profili e ancora una volta mostra come i richiedenti asilo finiscano vittima di questo sistema, perché l’aberrante vicenda subita da Precious e suo figlio ben avrebbe potuto essere evitata se, invece che continue umiliazioni, fosse stata loro assicurata un’accoglienza dignitosa ed effettiva come la legge prescrive.
Si spera che coloro che lottano per la dignità e i diritti di chi è oppresso non lascino sola Precious, ma ascoltino il grido che si leva da Modena come da tanti centri di accoglienza: piena dignità per i migranti e le migranti.
Links utili:
Collettivo Modena’s refugees
Precious è nigeriana; il viaggio verso l’Europa è stato, come per tutti coloro che sono costretti a lasciare la propria terra, pieno di traversie, soprusi e rischi di morte, con l’aggravante, nel suo caso, della condizione di donna gestante. Suo figlio è nato in Italia, dopo pochi giorni dal suo arrivo e oggi ha un anno e mezzo.
Dopo essere approdata a Taranto e poi "smistata" all’hub Mattei di Bologna, nell’estate del 2016 Precious e suo marito insieme al figlio neonato sono giunti a Modena e affidati in accoglienza alla
cooperativa Caleidos.
Il nucleo familiare è stato prima assegnato al Tiby Hotel di Modena, poi all’hotel Giardini di Fomigine e, infine, in appartamento singolo a Modena all’interno di un condominio, i cui mono e bilocali sono per gran parte utilizzati da Caleidos come accoglienza straordinaria.
Sin dall’iniziale inserimento presso l’ente gestore, anche la famiglia di Precious ha ricevuto da parte di Caleidos un trattamento inadeguato ai prescritti standard di accoglienza e violativo dei diritti che la legge espressamente riconosce a chi presenta una domanda di protezione internazionale.
In particolare, le violazioni da parte dell’ente gestore sono consistite nell’impedire la loro iscrizione anagrafica, con conseguente preclusione ad accedere ai Servizi Sociali del Comune e alle prestazioni sociali connesse alla residenza e all’inserimento del minore negli asili nido comunali, nel notevole ritardo ovvero nella mancata completa erogazione del “pocket money” e del “food money”, nell’inadempimento dell’obbligo formativo e nell’assenza di alcun percorso per l’inserimento lavorativo, nell’utilizzo di personale non qualificato a gestire condizioni di disagio e di particolare vulnerabilità.
Va detto che si tratta in generale di violazioni che non riguardano solo Precious e la sua famiglia, bensì diffusamente estese alla gran parte delle persone che Caleidos gestisce, come hanno denunciato e tuttora denunciano molti richiedenti asilo, e come anche evidenzia il crescente numero degli abbandoni del progetto prima della conclusione del procedimento di riconoscimento della protezione internazionale.
A proposito dei disagi vissuti dai richiedenti asilo nel progetto della Caleidos si vedano le rivendicazioni mosse dai 300 richiedenti asilo scesi in piazza a Modena il 15 maggio scorso [1], come pure la lettera pubblica indirizzata dagli stessi richiedenti asilo alla cittadinanza il 20 luglio [2].
Nel caso di Precious, a questa condizione di generale invisibilizzazione si è aggiunta anche l’incapacità del marito di sostenere l’enorme carico di frustrazioni connesse a tale condizione (mancanza di un lavoro, delusione rispetto al miglioramento delle condizioni di vita per sé e i propri familiari...), al punto che in alcune occasioni è giunto a picchiare sua moglie, e la Prefettura ha quindi disposto il suo allontanamento dal nucleo familiare.
Da Febbraio 2017, dunque, Precious è rimasta sola con suo figlio nell’appartamento in cui era ospitata, mentre il marito è stato dapprima collocato in altro centro di accoglienza e poi rimpatriato in Nigeria.
Tuttavia a partire da tale momento, le difficoltà per Precious e suo figlio non sono affatto diminuite, anzi sono state aggravate dalla loro condizione di particolare vulnerabilità, di cui Caleidos non ha affatto tenuto conto, ponendo così in essere ulteriori violazioni delle norme che la legge sull’accoglienza destina a tutela di soggetti vulnerabili.
Va ricordato, infatti, che l’art. 17 del d.lgs. n. 142/2015 individua (fra l’altro) i minori e i genitori singoli con figli minori come persone vulnerabili e prescrive l’obbligo di tenere conto della loro specifica situazione, anche utilizzando per la loro assistenza personale adeguato; inoltre, con specifico riguardo ai minori, è prescritto che nell’applicazione delle misure di accoglienza “assume carattere di priorità il superiore interesse del minore in modo da assicurare condizioni di vita adeguate alla minore età, con riguardo alla protezione, al benessere ed allo sviluppo anche sociale del minore” (art. 18) e, altre sì, che "anche i figli minori di richiedenti protezione sono soggetti all’obbligo scolastico" (art. 21).
Ebbene nessuna di tali misure è stata adottata da Caleidos a tutela di Precious e di suo figlio: non solo non le è stato fornito nessun supporto psicologico in relazione alle violenze domestiche subite, né sono stati attivati i servizi sociali per l’inserimento del minore al nido, e tanto meno sono mai state effettuate attività ricreative in favore del bambino, ma in ripetute occasioni la madre ha fatto fatica a dare da mangiare a suo figlio e a cambiarlo, in quanto Caleidos non le erogava il contributo per i beni alimentari e di prima necessità. Peraltro a causa della mancata iscrizione anagrafica, quando Precious si è autonomamente recata in Comune per richiedere l’inserimento del bambino all’asilo nido, le è stato detto che non poteva essere attivato alcun servizio, essendo priva di residenza!
L’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo nel distretto della Prefettura di Modena è stata a lungo impedita non do solo da Comuni che non intendevano provvedervi, così da rendere necessario l’intervento legale a mezzo diffida che, nel giugno 2017, ha aperto la breccia alla effettivo riconoscimento di tale diritto; ma anche la cooperativa Caleidos ne ha ostacolato l’esercizio: ha detto ripetutamente ai richiedenti asilo che nel modenese non era possibile per i richiedenti asilo nei progetti delle cooperative avere la residenza, ma questo è falso, perché la legge nazionale vale anche a Modena ed era già oltremodo certa a partire dal 18 agosto 2015!
Inoltre ci sono testimonianze di richiedenti asilo che sostengono che nei loro Comuni i sindaci erano disponibili a dare loro la residenza, ma sarebbero stati fermati da Caleidos, che avrebbe detto loro di non procedere: si veda ad esempio la testimonianza rilasciata da un richiedente asilo ai microfoni della Gazzetta di Modena. Anche ora che le convivenze anagrafiche sono state rese obbligatorie dalla legge n. 46 del 2017, la Caleidos va a rilento nella loro istituzione e nell’iscrizione degli ospiti, tanto che molti richiedenti asilo a Modena e provincia sono ancora senza residenza e carta d’identità. Anche Precious si trova in questa condizione: oltre a non essere tuttora in possesso del suo permesso di soggiorno in originale, né lei né suo figlio sono iscritti all’anagrafe!!!
Inoltre, il caso di Precious è particolarmente rappresentativo anche per il trattamento ricevuto da Caleidos quando ella ha rivendicato i suoi diritti. A ottobre, già esasperata dalle condizioni sopra descritte, in un’occasione essa si è recata nell’ufficio del coordinatore del progetto di accoglienza di Caleidos, per rivendicare i suoi diritti; è stata ancora una volta malamente messa a tacere, senza ricevere alcuna spiegazione, così che Precious, esausta per le continue umiliazioni subite, ha reagito con esasperazione; la cooperativa allora, nonostante la donna fosse sola e disarmata (aveva in mano solo un pennarello), ha richiesto l’intervento dei vigili (il comando è situato di fianco alla sede di Caleidos), i quali sono subito accorsi immobilizzandola a colpi di manganelli e l’hanno poi condotta in comando, dove è stata denunciata per resistenza a pubblico ufficiale e la stessa cooperativa ha sporto querela contro di lei.
Riguardo alle percosse subite, Precious porta ancora i postumi al braccio e dovrà subire ulteriore trattamenti medici. Come se non bastasse averla umiliata continuamente ed aver ripetutamente violato i suoi diritti, la Caleidos ha pure sporto denuncia contro di lei, per cui Precious dovrà affrontare due processi penali come imputata, e ha addirittura chiesto alla Prefettura di avviare nei suoi confronti un procedimento volto alla revoca delle misure di accoglienza, che significherebbe la messa in strada di lei e suo figlio!!!
Ma fortunatamente, Precious attraverso un’amica è riuscita a mettersi in contatto con un avvocato immigrazionista, che, intervenendo presso la Prefettura, è riuscito a far sospendere il provvedimento di revoca delle misure di accoglienza, in attesa che la Prefettura approfondisca più accuratamente l’intera vicenda.
Questo caso di mala-accoglienza grida vendetta sotto diversi profili e ancora una volta mostra come i richiedenti asilo finiscano vittima di questo sistema, perché l’aberrante vicenda subita da Precious e suo figlio ben avrebbe potuto essere evitata se, invece che continue umiliazioni, fosse stata loro assicurata un’accoglienza dignitosa ed effettiva come la legge prescrive.
Si spera che coloro che lottano per la dignità e i diritti di chi è oppresso non lascino sola Precious, ma ascoltino il grido che si leva da Modena come da tanti centri di accoglienza: piena dignità per i migranti e le migranti.
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