giovedì 11 gennaio 2018

pc 11 gennaio - "LE DISEGUAGLIANZE CRESCONO IN EUROPA: L'ITALIA VA ANCHE PEGGIO" - Una ricerca che conferma l'accentuarsi delle disparità di classe e della necessaria lotta di classe

Da www.resistenze.org - osservatorio - europa - politica e società - 02-01-18 - n. 656


STRALCI
Le diseguaglianze crescono in Europa: l'Italia va anche peggio
Ascanio Bernardeschi | lacittafutura.it

Una ricerca del Centro Per le Opportunità e l'Uguaglianza (COPE) dell'OECD, Understanding the socio-economic divide in Europe, ha analizzato l'andamento della disuguaglianza nei vari paesi dell'Europa. La ricerca ha carattere prevalentemente statistico e quindi presenta pregi e difetti di approcci simili, i quali presentano il limite principale di attestarsi poco oltre la pura constatazione dell'andamento dei fenomeni, non andando quindi a fondo sulle relative cause. Tuttavia, ecco il pregio, forniscono informazioni indispensabili per le analisi della fase...
...nel periodo dal 2007 al 2014. Se in Europa i più poveri si sono visti ridurre il reddito disponibile del 2%, contro una sostanziale stabilità dei redditi del 10 per cento più ricco e di chi sta in mezzo, in Italia i più poveri hanno perso il 16 per cento contro il 5 dei più ricchi e il 6,5 di chi sta in mezzo. Peggio dell'Italia hanno fatto solo Grecia, Irlanda, Lettonia e Spagna.

...In Italia il 10 per cento dei più ricchi possiede il 55% della ricchezza totale, il 50 per cento di chi sta in mezzo, detiene circa il 41 per cento della ricchezza e il 40 per cento dei più poveri appena il 4% della ricchezza. Questi dati non differiscono molto dalla media europea...

...La debole ripresa del mercato del lavoro dopo la crisi, per esempio non riesce a ripristinare il dato degli occupati antecedente al 2007. Nell'area euro, mentre nel pieno della crisi eravamo a quasi due punti e mezzo al di sotto della situazione pre-crisi, rimane ancora da recuperare almeno 1,4 punti nel quarto trimestre 2015 per pareggiare il conto. Anche su questo terreno, l'Italia è più indietro: eravamo a meno 2,6 all'apice della crisi e siamo ancora a meno 2,4.

La disparità di genere, pur essendosi ridotta negli ultimi 20 anni, rimane troppo elevata. Il divario tra l'occupazione maschile e quella femminile nell'UE si è dimezzato tra il 1992 e il 2014, passando dal 21,6% a poco meno del 10%, ma rimane superiore al 16% nella Repubblica ceca, in Grecia e in Italia. Altrettanto elevata è la disparità di trattamento economico. Le donne hanno salari mediamente inferiori di quasi il 13 per cento di quelli degli uomini...
...la forza-lavoro più fragile come i giovani poco qualificati e i cosiddetti NEET (coloro che né lavorano né studiano) restano indietro. Oltre il 40 per cento dei NEET in Europa proviene da una famiglia in cui non c'è nessun occupato... Nel 2015 facevano parte dei NEET, il 17% della popolazione. Erano il 15% prima della crisi. Sempre in Europa, quasi il 40% dei NEET non ha completato il ciclo della scuola secondaria superiore e così la loro probabilità di trovare lavoro è addirittura inferiore (33%) a quella degli altri NEET (45%).
In Italia, se prima della crisi i NEET erano circa il 16,5 per cento, quindi di poco superiori alla media europea, sono balzati a oltre il 27 per cento nel 2015, conquistando il non invidiabile primato assoluto europeo e sopravanzando perfino i paesi più scalcinati.

Una grafico illuminante, ricavato dai dati del Programme for International Student Assessment (PISA), mette perfino in relazione i voti ottenuti nelle discipline matematiche dai giovani provenienti da famiglia agiate rispetto a quelli provenienti dagli strati sociali inferiori (ovviamente quelli meno sfortunati che nonostante la disparità possono comunque accedere ai corrispondenti gradi di istruzione). Il gap di circa il 10% testimonia il carattere di classe della selezione scolastica...

Ma chi alla nascita ha minori opportunità di studio, avrà anche nell'arco vita lavorativa minori probabilità di usufruire della formazione permanente. Una sorta di condanna a vita per i proletari! E su questo terreno torniamo a primeggiare, ex aequo con la sola Repubblica Slovacca.

È intuibile che i proletari siano non solo più ignoranti, ma anche che crepino prima. E infatti chi ha 65 anni e ha studiato di meno campa in media 2 anni in meno dei, più camperecci, soggetti istruiti (2,7 anni per gli uomini e 1,2 per le donne), così come (chi l'avrebbe mai detto!) diminuiscono le malattie fra le persone che hanno potuto studiare di più...

Al di là di quello che i media embedded vogliono farci credere, l'unica vera ragione del massacro sociale deliberatamente attuato è che esso fa molto bene ai profitti... lo stesso OECD laddove dà uno sguardo al mondo e non solo all'Europa, conclude così: Gli aumenti diffusi della disparità di reddito hanno sollevato preoccupazioni riguardo al loro potenziale impatto sulle nostre società e sulle nostre economie...

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