A Bergamo tra i lavoratori della logistica da un lato c'è una resistenza, una fase che potremmo chiamare di "difensiva strategica" nei settori che hanno avviato da anni la lotta e l'organizzazione nello Slai cobas per il sindacato di classe, come a Brignano; dall'altra ci sono nuove realtà. A Opera avevamo
avviato una trattativa e un accordo disatteso dalla cooperativa, che
ha applicato solo la parte economica, mentre ha disatteso la parte di
riconoscimento e delle condizioni di lavoro e sicurezza.
Abbiamo
fatto un presidio alla confindustria, per riunificare la battaglia
delle cooperative, parzialmente riuscito.
Ma è sempre più complicato muoversi nella logistica. La questione repressione è la causa centrale. Nei processi sui licenziamenti il fronte è ancora aperto, ma qui c’è una
tendenza dei giudici a dare ragione alle cooperative: pochi lavoratori vengono reintegrati, altri licenziamenti, pur considerati illegittimi, non portano al rientro al lavoro.
A Mondello, dove vi è una buona tenuta delle lavoratrici e
delegati slai cobas sc, appena i lavoratori si muovono parte la
repressione, lettere di contestazioni, ecc. Qui la parte centrale sono le operaie immigrate, e cerchiamo a tutti i costi di difendere la loro presenza.
Siamo obbligati a fare i conti
con il cambiamento del settore della logistica. I padroni stanno portando avanti un processo di automazione. Ma le condizioni di lavoro sono sempre peggiori (un operaio
giovane egiziano è morto tornando a casa dopo aver dormito solo tre ore in tre giorni).
Qui, dobbiamo dire, che il Si.cobas che
ha avuto un grosso merito nel sollevare una pietra, ora è
responsabile di averla fatta cadere sui piedi, anche nostri. La loro linea non ha tenuto conto dei rapporti di forza continuativi.
Prendersi le cose può essere facile, mantenerli è difficile, i
padroni si sono attrezzati. La massa che ha avuto un peso nello
spingere questo movimento non ha più questo ruolo trainante e i
compagni, come i nostri, cercano di mantenere l’attività
necessaria, ma pagano gli effetti di questa perdita di rapporto di
forza, in una perdita che è generale.
Stare
dentro questo settore non è per niente semplice, richiede uno sforzo
ed elaborazione che di sicuro non è completato, perché non
abbiamo ancora letto fino in fondo cosa è successo nelle lotte più importanti. A Brignano, per esempio, un
gruppo di lavoratori sta tenendo duro, ma non vogliono muoversi per altri che non si muovono. E noi non abbiamo
ancora trovato la chiave per mobilitare i lavoratori che sono dentro e
anche quelli che sono fuori.
Stiamo
modificando l’intervento nelle realtà in cui siamo ma non è
facile.
Vi sono nuove realtà interessanti, affrontate da un punto di vista diverso. Per esempio, lavoratori pakistani che hanno subito un ricatto e non hanno
accettato; sono un gruppo compatto, sul fronte padronal-sindacale tentano di cambiare la cosa ma finora non ci riescono. Stiamo indirizzando la mobilitazione contro la committente che decentra il
lavoro di produzione nelle cooperative in maniera illegittima. Stiamo dando spessore
alla denuncia sulle false cooperative come sistema funzionale allo
sfruttamento.
Stiamo indirizzando la nuove realtà in questo senso,
compreso gli sviluppi processuali, in cui comunque sta venendo fuori
che l’azione della cooperativa è stato illegale. Ma non ci
interessano i giudizi legali sulle questioni singole, la realtà è
che, pur considerando la situazione illegale, le cooperative possono licenziare. Non si può organizzare la lotta
se non attacchiamo l’arbitrarietà con cui le cooperative procedono alla repressione.
SLAI COBAS per il sindacato di classe - Bergamo
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