Napoli versus Salvini, the day after
Non era difficile prevedere che lo sdegno degli antifascisti ed antirazzisti sarebbe stato grande.
Troppo grave e profondamente liberticida si è configurato l’autentico diktat di venerdì sera del Ministro degli Interni, Marco Minniti, il quale ha imposto un atto dispotico con cui – calpestando le decisioni delle autorità locali – ha cercato di far ingoiare alla città di Napoli la presenza del leghista Salvini
Con una modalità da vero e proprio “stato di eccezione” il Viminale ha inteso applicare all’area partenopea una gestione dell’ordine pubblico muscolare che, incurante delle mobilitazioni culturali, sociali e politiche di queste settimane, a teso mortificare e reprimere le ragioni del NO a Salvini e del
NO a qualsiasi politica che propugni quel micidiale mix tra austerità, razzismo ed autoritarismo.
Il Ministro Minniti – in perfetta continuità con i recenti provvedimenti in materia di “sicurezza” varati dal Governo Gentiloni che portano il suo nome – ha presentato, a partire dalla piazza di Napoli, le sue credenziali anche in vista delle annunciate mobilitazioni del prossimo 25 marzo, in occasione del 60° Anniversario dei Trattati di Roma da cui prese avvio il processo di costruzione dell’attuale Unione Europea e gli appuntamenti di lotta già calendarizzati del G/7 in programma a Taormina (Sicilia).
Del resto, da qualche mese, nelle principali città d’Italia stiamo registrando un inasprimento del complesso delle variegate norme e misure repressive che vengono scagliate contro lotte sociali, conflitti sindacali e vari aggregati politici. Una tendenza che non promette nulla di buono e che si prospetta come una pesante ipoteca verso ogni espressione contradditoria con i poteri forti del capitale.
Quanto accaduto sabato 11 marzo a Napoli dove – teniamolo a mente – i manifestanti sono stati inseguiti per kilometri da orde di poliziotti inferociti ed allucinati deve suonare come un campanello d’allarme a difesa della generale libertà di movimento, di lotta e di organizzazione.
Con l’accentuarsi dei fattori di crisi economica e sociale, in Italia e non solo, la terapia del manganello e la criminalizzazione del conflitto diventano, sempre più, una costante delle varie forme di governance autoritarie ed antidemocratiche.
Una complicata condizione che inizia prepotentemente ad affacciarsi nell’agenda politica e nella scansione quotidiana delle lotte, delle tante vertenze in corso e dell’intera dialettica politica.
Questa deriva antisociale va fermata con una ampia mobilitazione di massa che sappia opporre un deciso stop ad ogni restringimento autoritario.
Nei posti di lavoro, nei territori e nell’insieme della società la lotta alla repressione, in ogni suo aspetto, deve essere generalizzata ed articolata per determinare quell’humus politico e sociale in cui far avanzare il protagonismo del blocco sociale e le necessarie rotture politiche che si rendono indispensabili: contro l’Unione Europea, le politiche di austerity, di guerra e di ulteriore penalizzazione dei settori popolari.
Pubblichiamo il Comunicato Stampa del coordinamento MAI CON SALVINI redatto dopo la bella e riuscita Manifestazione di Napoli:
"Il Ministro Minniti (insieme a Matteo Salvini) con le sue forzature e la costruzione autoritaria di una zona rossa militarizzata nella mostra d'oltremare, contro il volere dell'ente stesso, porta grande responsabilità politica della rabbia sociale di oggi. Le cariche poi indiscriminate che hanno inseguito un corteo di migliaia di persone per chilometri! Libertà per i fermati!"
Un fiume di persone, fino a diecimila nelle strade di Fuorigrotta: è la marea che si è innalzata per contestare il leader razzista e antimeridionale Matteo Salvini e il suo congresso "dello zio Tom" con i suoi tristi autobus di deportati.
Migliaia di giovani di questa città invece nella manifestazione, ma anche associazioni, movimenti, comitati, realtà di base. Contro una presenza a cui la città era complessivamente ostile perché ha ottima memoria della discriminazione politica e degli insulti continui.
Di quel che è successo dopo, dell'indignazione trasformata in rabbia e poi delle cariche indiscriminate fino alla fine di viale Giulio Cesare, il ministro Minniti, dopo Matteo Salvini, porta la responsabilità politica e morale. Commissariata per l'ennesima volta la città, sfidata la totale impopolarità di questa presenza con un provvedimento autoritario che ha imposto alla mostra d'oltremare un comizio che l'ente autonomo e il Comune che ne detiene la proprietà non volevano ospitare.
Una sfida muscolare al sentimento antirazzista e antileghista della città completato da un impressionante militarizzazione e dalla costruzione di una Zona Rossa, cui Napoli ha sempre dimostrato di essere allergica.
Se Salvini poteva tenere il suo comizio razzista nella mostra d'Oltremare, persino contro il volere della stessa, allora i cittadini di Napoli avevano il diritto di andarlo a contestare!
Il dispositivo militare ha reagito al tentativo di consegnare il "foglio di via" a Salvini e poi ha deciso di mostrare i muscoli caricando il corteo che a quel punto si è difeso come poteva. Con il camion dell'amplificazione da cui arrivavano ripetuti inviti a compattarsi e continuare la manifestazione per tornare verso piazza Sannazzaro, ma non è stato possibile perché le cariche con idranti e lacrimogeni sono continuate per chilometri su tutta Via Giulio Cesare fino all'imbocco della galleria. Con cinque, forse sei persone fermate, alcune nelle cariche gratuite a grande distanza dalla Mostra e persone pestate anche sui marciapiedi. Chiediamo a tutti quelli che dispongono delle foto di questi pestaggi coi manganelli di farcele avere.
Noi rivendichiamo la liberazione dei fermati e di sicuro l'opposizione alle politiche razziste e antimeridionali continuerà!
Napoli, 11/3/2017 ore 20.
Troppo grave e profondamente liberticida si è configurato l’autentico diktat di venerdì sera del Ministro degli Interni, Marco Minniti, il quale ha imposto un atto dispotico con cui – calpestando le decisioni delle autorità locali – ha cercato di far ingoiare alla città di Napoli la presenza del leghista Salvini
Con una modalità da vero e proprio “stato di eccezione” il Viminale ha inteso applicare all’area partenopea una gestione dell’ordine pubblico muscolare che, incurante delle mobilitazioni culturali, sociali e politiche di queste settimane, a teso mortificare e reprimere le ragioni del NO a Salvini e del
NO a qualsiasi politica che propugni quel micidiale mix tra austerità, razzismo ed autoritarismo.
Il Ministro Minniti – in perfetta continuità con i recenti provvedimenti in materia di “sicurezza” varati dal Governo Gentiloni che portano il suo nome – ha presentato, a partire dalla piazza di Napoli, le sue credenziali anche in vista delle annunciate mobilitazioni del prossimo 25 marzo, in occasione del 60° Anniversario dei Trattati di Roma da cui prese avvio il processo di costruzione dell’attuale Unione Europea e gli appuntamenti di lotta già calendarizzati del G/7 in programma a Taormina (Sicilia).
Del resto, da qualche mese, nelle principali città d’Italia stiamo registrando un inasprimento del complesso delle variegate norme e misure repressive che vengono scagliate contro lotte sociali, conflitti sindacali e vari aggregati politici. Una tendenza che non promette nulla di buono e che si prospetta come una pesante ipoteca verso ogni espressione contradditoria con i poteri forti del capitale.
Quanto accaduto sabato 11 marzo a Napoli dove – teniamolo a mente – i manifestanti sono stati inseguiti per kilometri da orde di poliziotti inferociti ed allucinati deve suonare come un campanello d’allarme a difesa della generale libertà di movimento, di lotta e di organizzazione.
Con l’accentuarsi dei fattori di crisi economica e sociale, in Italia e non solo, la terapia del manganello e la criminalizzazione del conflitto diventano, sempre più, una costante delle varie forme di governance autoritarie ed antidemocratiche.
Una complicata condizione che inizia prepotentemente ad affacciarsi nell’agenda politica e nella scansione quotidiana delle lotte, delle tante vertenze in corso e dell’intera dialettica politica.
Questa deriva antisociale va fermata con una ampia mobilitazione di massa che sappia opporre un deciso stop ad ogni restringimento autoritario.
Nei posti di lavoro, nei territori e nell’insieme della società la lotta alla repressione, in ogni suo aspetto, deve essere generalizzata ed articolata per determinare quell’humus politico e sociale in cui far avanzare il protagonismo del blocco sociale e le necessarie rotture politiche che si rendono indispensabili: contro l’Unione Europea, le politiche di austerity, di guerra e di ulteriore penalizzazione dei settori popolari.
Pubblichiamo il Comunicato Stampa del coordinamento MAI CON SALVINI redatto dopo la bella e riuscita Manifestazione di Napoli:
"Il Ministro Minniti (insieme a Matteo Salvini) con le sue forzature e la costruzione autoritaria di una zona rossa militarizzata nella mostra d'oltremare, contro il volere dell'ente stesso, porta grande responsabilità politica della rabbia sociale di oggi. Le cariche poi indiscriminate che hanno inseguito un corteo di migliaia di persone per chilometri! Libertà per i fermati!"
Un fiume di persone, fino a diecimila nelle strade di Fuorigrotta: è la marea che si è innalzata per contestare il leader razzista e antimeridionale Matteo Salvini e il suo congresso "dello zio Tom" con i suoi tristi autobus di deportati.
Migliaia di giovani di questa città invece nella manifestazione, ma anche associazioni, movimenti, comitati, realtà di base. Contro una presenza a cui la città era complessivamente ostile perché ha ottima memoria della discriminazione politica e degli insulti continui.
Di quel che è successo dopo, dell'indignazione trasformata in rabbia e poi delle cariche indiscriminate fino alla fine di viale Giulio Cesare, il ministro Minniti, dopo Matteo Salvini, porta la responsabilità politica e morale. Commissariata per l'ennesima volta la città, sfidata la totale impopolarità di questa presenza con un provvedimento autoritario che ha imposto alla mostra d'oltremare un comizio che l'ente autonomo e il Comune che ne detiene la proprietà non volevano ospitare.
Una sfida muscolare al sentimento antirazzista e antileghista della città completato da un impressionante militarizzazione e dalla costruzione di una Zona Rossa, cui Napoli ha sempre dimostrato di essere allergica.
Se Salvini poteva tenere il suo comizio razzista nella mostra d'Oltremare, persino contro il volere della stessa, allora i cittadini di Napoli avevano il diritto di andarlo a contestare!
Il dispositivo militare ha reagito al tentativo di consegnare il "foglio di via" a Salvini e poi ha deciso di mostrare i muscoli caricando il corteo che a quel punto si è difeso come poteva. Con il camion dell'amplificazione da cui arrivavano ripetuti inviti a compattarsi e continuare la manifestazione per tornare verso piazza Sannazzaro, ma non è stato possibile perché le cariche con idranti e lacrimogeni sono continuate per chilometri su tutta Via Giulio Cesare fino all'imbocco della galleria. Con cinque, forse sei persone fermate, alcune nelle cariche gratuite a grande distanza dalla Mostra e persone pestate anche sui marciapiedi. Chiediamo a tutti quelli che dispongono delle foto di questi pestaggi coi manganelli di farcele avere.
Noi rivendichiamo la liberazione dei fermati e di sicuro l'opposizione alle politiche razziste e antimeridionali continuerà!
Napoli, 11/3/2017 ore 20.
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