Il 2016 si è chiuso con il piano del Ministro degli Interni, Minniti, con il capo della Polizia, Gabrielli, di riaprire in ogni regione italiana i famigerati Centri di identificazione ed espulsione (Cie) e di programmare già, "a prescindere", espulsioni fino a 20 mila all’anno. Questo vuol dire, avviare una "caccia alle streghe", che colpirà migliaia e migliaia di migranti, uomini, donne, bambini.
Il previsto censimento capillare dei migranti diventerà sempre più una persecuzione di massa da parte della polizia, con un rafforzamento dei controlli sia da parte delle forze di polizia nazionali che locali; accompagnata da una sorta di invito agli italiani a segnalare "migranti irregolari", a farsi delatori, spie.
Ora, peggio del precedente governo Renzi, abbiamo nell'attuale governo direttamente a presiedere il Ministero degli Interni i Servizi Segreti, attraverso l'uomo dei Servizi segreti, Minniti.
Non è un caso che sia questo Ministero, sfruttando opportunamente e strumentalmente la strage di Berlino e i "successi" (abbastanza equicìvoci) dell'Italia, a muoversi per primo, centrando il nodo attuale della contraddizione dei paesi imperialisti, la questione immigrati.
Questo governo vuole rapidamente portare alle peggiori conseguenze le linee, già proposte dal governo Renzi, di accordi con i regimi reazionari, sanguinari (loro amici, alleati) dei paesi di provenienza dei migranti, per realizzare in ognuno di essi una condizione simili alla Turchia, in cui i migranti sono tenuti in "campi di concentramento", oggetto di repressione, violenze, stupri verso le donne, o ipersfruttati, soprattutto donne e bambini nelle fabbriche dei padroni turchi ed europei.
Minniti porterà il suo piano in Parlamento e poi, dice, comincerà immediatamente una serie di viaggi nei Paesi africani per stilare intese sui rimpatri.
Chi pagherà, poi, tutto questo? Si dice: "Il problema dei costi è rilevante... sono a carico del contribuente italiano".
Ma, nello stesso tempo, tutto questo dimostra che questo nodo è "l'anello debole" dell'imperialismo.
Esso si aggroviglia nelle sue stesse contraddizioni, sia interimperialiste - tra imperialismo italiano e paesi imperialisti europei, sia con i governi dei paesi Africa, Medio Oriente, ecc. che, come la Turchia, se devono impedire ai migranti di partire pretendono soldi e soldi, riconoscimento di ruoli, sia tra il dire e il fare - rimpatriare i migranti è appunto molto costoso e richiede un impegno non indifferente di forze.
In questo nuovo anno, 2017, deve, invece, essere possibile rendere sempre più questo "anello debole", un anello forte della lotta proletaria e delle masse popolari contro l'imperialismo.
Ad esso può e deve rispondere l'estensione e l'elevamento della lotta dei migranti.
Ma questa lotta è anche nostra.
Dobbiamo far cadere sui piedi del governo, dello Stato, questa pietra che hanno sollevato.
Dobbiamo in questo 2017 rendere pratica agente e unitaria la parola d'ordine:
"E' giusto ribellarsi!".
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