Sabato trentuno dicembre anche a
Genova – così come al carcere di Rebibbia a Roma – vi è stato un
presidio presso il locale carcere maschile, sito in piazzale Marassi 2,
nell’omonimo quartiere della val Bisagno.
Ad indire l’appuntamento, tramite una
nota rete sociale, è la Murga Invexendà, il cui nome deriva dal fatto
che la sede del gruppo era presso la Casa occupata di vico di
Pellicceria 1, recentemente sgomberata; l’obiettivo, si legge nel
comunicato di convocazione, è quello di portare “solidarietà e vicinanza
a chi è privato quotidianamente della propria libertà”.
Il presidio prende vita poco prima delle
ore undici, con l’arrivo degli artisti al parcheggio
antistante il magazzino di una nota catena di negozi di articoli sportivi: qui,
guardati a vista da alcuni agenti della Digos, gli stessi provvedono a
cambiarsi di abito per indossare i coloratissimi costumi che ne
contraddistinguono le pérformances.
Conclusa la vestizione, il gruppo si
sposta di pochi metri, posizionandosi di fronte all’entrata colloqui
della casa circondariale, dove ha inizio lo spettacolo vero e proprio,
caratterizzato dal suono ossessivo di quattro percussioni di diverse
forme e dimensioni, accompagnato dal corpo di ballo formato da sei
elementi.
Dopo pochi minuti di musica, uno dei
percussionisti spiega, con l’ausilio di un megafono, le ragioni di
questa mattinata “davanti a questo luogo che odiamo”; a seguire, parte
il corteo che fa il giro del perimetro del carcere per far sentire a
tutti i detenuti il calore della propria vicinanza.
Terminato il periplo delle mura carcerarie - accompagnato da calorosi
saluti ai carcerati, ricambiati da decine di mani che si sporgono dalle
inferriate delle celle, e dall'intonazione di cori come "fuori tutti
dalle galere" - i manifestanti, giunti al punto di partenza, concludono
le loro pérformances per sciogliere, subito dopo, l'allegro
assembramento.
Genova, 1° gennaio 2017
Stefano Ghio - Proletari Comunisti Alessandria/Genova
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