Con la polizia a far da fattorino della tresca con la ndranghetista - Questo stato con i suoi uomini deve essere abbattuto
Elezioni regionali, aperitivo in villa da Claudio Scajola: «Tutti per Toti»
Imperia - Una sfilata
di fedelissimi quella di questa mattina a villa Ninina, la dimora dell’ex
ministro Claudio Scajola sulle alture di Oneglia. Circa cento persone, tra
imprenditori locali e politici, sono stati invitati all’aperitivo organizzato da
u ministru e dalla consorte Maria Teresa Verda a sostegno della candidatura alle
regionali del nipote e consigliere di minorazna uscente Marco Scajola. Claudio
Scajola chiama e il suo popolo torna a rispondere.
Una vera
chiamata alle armi quella di Scajola. Un invito per «alcuni amici» - così
li definisce - (tra gli altri Piera Poillucci, Antonello Ranise, Gianfranco
Gaggero, Erminio Annoni e Luca Falciola, con il padre Nicola, ma anche Gianni
Giuliano, Marino Arimondi, Rodolfo Leone, Enzo Amabile, Giovanni Ballestra, Ivo
De Michelis, Fabio Perri, Luigino Dellerba, Mario Martucci) ma non solo per
promuovere il voto utile con l’idea di riprendersi la Liguria. L’obiettivo è il
futuro e un nuovo centro destra, una nuova casa per i moderati. E’ un ritorno in
campo? «Dopo le regionali si aprirà uno scenario nuovo e bisognerà fare un
approfondimento a livello nazionale e locale sul futuro dell’alternativa
moderata a Renzi: manca una proposta politica di centro, di centro destra, dei
moderati che bisogna costruire».
A festa finita arriva la sorpresa. I vicini
di casa dell’ex ministro hanno chiamato i vigili per la sosta selvaggia delle
auto degli invitati lungo le curve della strada per Gorleri. Risultato? Multe
per tutti. E il sindaco Carlo Capacci incassa.Caso Matacena, quando Scajola mandò la scorta a comprare la calze per Chiara Rizzo
Imperia - Il gip di Reggio Calabria ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare per l’imprenditore
catanzarese che vive in Libano Vincenzo Speziali nell’ambito dell’inchiesta in cui è coinvolto Claudio Scajola. Lo ha detto il pm della Dda Giuseppe Lombardo nell’udienza alla moglie di Matacena Chiara Rizzo. Speziali è considerato latitante anche se lui nega di esserlo e si definisce anzi «perseguitato politico».
Intanto è stata dedicata alla deposizione del vicequestore della polizia di Stato, Leonardo Papaleo, già in servizio alla Dia di Reggio Calabria, l’udienza di ieri del processo che vede imputata proprio la moglie di Amedeo Matacena, Chiara Rizzo, e il collaboratore dell’ex deputato di Forza Italia, Martino Politi. Papaleo, in particolare, ha parlato di alcuni contatti intercorsi tra Matacena e Bruno Mafrici, consulente calabrese con studio in via Durini a Milano e già indagato in un altro troncone dell’inchiesta Breakfast, quello che nel 2012 coinvolse anche l’ex tesoriere della Lega nord Francesco Belsito, entrambi ritenuti responsabili dalla Dda reggina di riciclaggio aggravato dall’avere agevolato la cosca di ‘ndrangheta dei De Stefano.
Nei colloqui intercettati, risalenti al periodo tra aprile e giugno 2011, ha detto il funzionario di polizia, «emerge la richiesta di denaro di Matacena a Mafrici che si impegnò nella vendita della casa reggina del politico». La difesa di Chiara Rizzo, in una nota, «manifesta soddisfazione per quanto emerso ieri dall’esame del vice questore Papaleo». Ancora: «Con onestà intellettuale - prosegue la nota - lo stesso ha dato atto che i colloqui e i contatti telefonici tra la nostra assistita ed alcuni funzionari di banca, ma in parte anche con l’onorevole Scajola e la di lui segretaria, avevano ad oggetto la richiesta di aiuto per trasferire fondi di sua proprietà da un conto corrente proprio ad altro conto corrente dalla stessa intrattenuto a Montecarlo. Questa è la versione fornita dalla Rizzo agli inquirenti sin dal suo primo interrogatorio in carcere e ora si è avuta la prova che diceva il vero. Nessun illecito maneggio di denaro ma semplicemente le conseguenze delle difficoltà tecniche incontrate nel voler accreditare su un proprio conto somme di sua esclusiva pertinenza».
«A causa dei problemi giudiziari del marito - conclude la difesa di Chiara Rizzo - le banche creavano difficoltà e la nostra assistita cercava solo l’aiuto di qualche funzionario che le risolvesse il problema e le consentisse di poter fruire del proprio denaro in terra Monegasca».
L’episodio delle calze “su ordinazione”Intanto, da una serie di telefonate intercettate dagli investigatori della Dia è emerso che la scorta di Claudio Scajola, il 27 febbraio 2014, si spostò da Imperia ad Alassio per comprare calze per la Rizzo: «Scajola - è scritto nell’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di Speziali - forniva la sua disponibilità che girava alla solita Sacco la quale, una volta individuato il prodotto richiesto in un altro Comune, Alassio, procedeva a inviare la scorta di Scajola a ritirare le calze che servivano alla compagna del Matacena latitante». Il 27 febbraio 2014, dopo avere fissato un appuntamento per il giorno successivo, la Rizzo chiama Scajola e gli chiede se può comprare calze della Calzedonia spiegandogli che tipo di calze le deve comprare. Poco dopo è Roberta Sacco, la segretaria dell’ex ministro, a chiamare la Rizzo per farsi spiegare il modello e quindi chiama il negozio. Poi telefona a Stefano, uno degli uomini della scorta e, è scritto nella sintesi della telefonata riportata in atti, «gli dice testualmente, “benzina e autostrada a parte”. Stefano dice che sta tornando indietro ed entrambi dicono che non ce la fanno più con il comportamento che sta avendo Scajola nei loro confronti». Nel tardo pomeriggio della stessa giornata, è Chiara Rizzo a chiamare Roberta Sacco e quest’ultima le dice che «le calze le hanno comprate, ma sono dovuti andare ad Alassio in quanto a Imperia il tipo e il modello che voleva non lo hanno trovato»; poi, prima di chiudere, «Roberta dice a Chiara che comunque per domani è confermato l’appuntamento con Claudio».
Circostanza, è scritto nell’ordinanza, dalla quale «emergeva ancora una volta la grande confidenza tra la Rizzo e Scajola».
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