Un'iniziativa di agitazione all'Università la Sapienza ha aperto le tre giornate internazionali di azione a sostegno della guerra popolare in India.
Una squadra di attivisti del Comitato Internazionale ha affisso i manifesti della campagna all'ingresso delle diverse facoltà, lungo i viali della cittadella universitaria nel quartiere circostante di S. Lorenzo.
E' stato anche diffuso il volantino che riportiamo sotto.
La giornata è proseguita con alcuni incontri con organizzazioni di lavoratori e della solidarietà, che hanno espresso l'accordo con i temi della campagna e preso l'impegno a costruire una più ampia e approfondita giornata di informazione e approfondimento da tenersi nelle prossime settimane.
Una squadra di attivisti del Comitato Internazionale ha affisso i manifesti della campagna all'ingresso delle diverse facoltà, lungo i viali della cittadella universitaria nel quartiere circostante di S. Lorenzo.
E' stato anche diffuso il volantino che riportiamo sotto.
La giornata è proseguita con alcuni incontri con organizzazioni di lavoratori e della solidarietà, che hanno espresso l'accordo con i temi della campagna e preso l'impegno a costruire una più ampia e approfondita giornata di informazione e approfondimento da tenersi nelle prossime settimane.
Dalla
parte delle lotte operaie e popolari in India
Fermiamo
la guerra al popolo indiano: STOP Green Hunt!
Sosteniamo
la rivoluzione in India!
In India, come
in tanti paesi il mondo, oltre vent’anni di politiche di globalizzazione, privatizzazioni e
liberalizzazione applicate da tutti i governi e tutti i partiti, centrale e federali,
di destra come di “sinistra”, hanno portato uno “sviluppo” che non ha prodotto
significativi miglioramenti nelle condizioni di vita del popolo né un progresso
nei rapporti sociali e culturali. Anzi, per le masse di contadini e braccianti
senza terra nelle campagne, degli intoccabili, delle minoranze religiose e
nazionali, delle donne, nelle città e in tutto il paese, è perfino peggiorata.
Il sistema di delle caste si è rafforzato.
L’occupazione militare di Kashmir, Manipur e altre regioni contro i movimenti
di liberazione nazionale si è ancora più inasprita. I pogrom contro le
minoranze religiose e culturali, in particolare i musulmani, si sono ripetuti.
Gli orribili episodi di stupri e assassinii di donne sono diventati fatto
quotidiano. L’intolleranza, disprezzo e criminalizzazione di intellettuali
democratici giovani critici e ogni voce di dissenso si sono fatti sistema. Dopo
la salita al potere di Modi con una maggioranza parlamentare inattaccabile,
l’edificazione di un nuovo regime braminico fascista indù marcia a ritmo
forzato. Ma, come in ogni paese del mondo, grande oppressione e sfruttamento non
soffocano generano le lotte e la resistenza delle masse, ma le alimentano.
In India, come
in pochi paesi al mondo, dal
marzo 1967 continua un’ eroica lotta di liberazione del popolo da tre macigni
che lo schiacciano: la condizione di semicolonia, le relazioni di dipendenza
dall’imperialismo che la formale indipendenza del 1947 non ha sostanzialmente
intaccato; le relazioni semifeudali, indissolubilmente legate al sistema delle
caste che sopravvive e anzi oggi si rafforza; il capitalismo burocratico compratore
cresciuto in combutta con i capitali imperialisti fino a scalare posizioni in
diversi settori e su scala internazionale, ma pur sempre fondato sul
supersfruttamento della forza lavoro e la svendita delle risorse naturali del
paese.
È una guerra di popolo che dimostra la forza delle masse armate dirette da
un partito comunista maoista. Grazie alla direzione di questo partito, la
guerra popolare si è estesa in tutto il paese e ha costruito le sue basi in
circa un terzo del suo territorio. La guerra popolare è diventata la principale
minaccia interna per il regime indiano e per l’imperialismo in una regione
cruciale del mondo.
Contro questa minaccia il regime indiano, supportato
dall’imperialismo, ha scatenato la più feroce delle repressioni. La “Operazione
Green Hunt” è una vera e propria guerra contro il popolo. Se il cuore di questa
repressione è colpire il PCI (maoista), i suoi dirigenti e militanti, sono colpiti
anche, non solo nelle zone in rivolta ma anche all'interno delle città, nelle
università e in tutte le classi e settori sociali, tutte le voci e i movimenti
di opposizione che sostengono o difendono la resistenza e ribellione delle
masse, o anche semplicemente si oppongono e denunciano il vero volto della “più
grande democrazia del mondo”.
In tutto il
mondo, in uno scenario di crisi da cui il sistema
imperialista non riesce a uscire, la guerra popolare in India è messaggio e
ragione di speranza non solo per le masse indiane ma per gli oppressi di tutto
il mondo. Per questo in tanti paesi in questi anni sono cresciuti il sostegno e
le azioni di solidarietà con il popolo indiano, la sua lotta di liberazione e
il partito che la guida. In diversi paesi dal 29 al 31 gennaio, sono in
programma azioni alle fabbriche delle multinazionali indiane, alle ambasciate e
altre istituzioni governative, nelle università, nei luoghi movimenti sociali. Per
vedere la guerra di popolo in India come qualcosa che ci appartiene, una guerra
da sostenere una via a cui guardare.
Prendi
contatto col Comitato Internazionale di sostegno alla Guerra Popolare in India!
Richiedi
e diffondi materiali di controinformazioni e solidarietà
Denunciamo
il fascismo brahmanico di Modi, fermiamo la sua sporca guerra !
Comitato Internazionale di
Sostegno alla Guerra Popolare in India (ICSPWI-Italia)
csgpi@gmail.com –
guerrapopolare-india.blogspot.com – icspwindia.wordpress.com
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