Il sistema imperialista sta attraversando la sua più grave
crisi dagli anni '30. I tentativi attuali per affrontarla e superarla non fanno
che approfondirla ed estenderla.
La crisi strutturale, esplosa nel campo della finanza, si è
gradualmente estesa il campo della produzione, provocando una crescente
recessione. La crisi procede secondo la legge dello sviluppo diseguale
all'interno della ricerca della massima estorsione del plusvalore e della
contesa sul mercato mondiale.
La crisi trova origine nelle leggi stesse di funzionamento
del sistema capitalista. Essa è la manifestazione dei limiti della produzione
per il profitto e della contraddizione tra forze produttive e rapporti di
produzione, tra carattere globale e generalizzato della produzione e appropriazione
privata. Nello scenario mondiale ciò significa un divario sempre più grande tra
la ricchezza di un pugno di paesi imperialisti e la povertà di tre quarti
dell'umanità dei paesi oppressi dall'imperialismo; tra la ricchezza nelle mani
della borghesia e l'impoverimento assoluto e relativo dei proletari e delle
masse popolari all'interno dei paesi imperialisti; tra la straripante ricchezza
di una borghesia compradora e parassitaria e le condizioni di vita di miseria e
fame delle masse proletarie e popolari nei paesi oppressi dall'imperialismo.
È evidente che un sistema dominato da queste leggi, queste
dinamiche, non può che andare in crisi, e sovrapproduzione ed eccedenza dei
capitali diventano fattori di crisi.
I fenomeni di “finanziarizzazione” speculativa ed accentuata
sono la punta di iceberg della dinamica del sistema che diventano il punto di
implosione ed esplosione.
La “finanziarizzazione” dell'economia, principale causa
immediata di questa crisi, tende a respingere qualsiasi controllo. Perciò gli
sforzi del capitalismo e delle potenze imperialiste dominanti di uscirne
attraverso regole e controllo dei mercati finanziari e utilizzo degli sbocchi
offerti dagli alti tassi di crescita, anche se disarticolati, di alcuni dei
paesi, quali Cina, India e Brasile, non hanno avuto finora successo. Anche se
questi sforzi non vanno sottovalutati, essi non possono che assicurare una
ripresa temporanea che apre le porte a nuove crisi ancora più laceranti.
Il mondo è ancora di fronte a due possibilità: o l’uscita dal
capitalismo o una dolorosa ripresa temporanea da questa crisi rafforzando,
potenziando i meccanismi del capitale e prolungando così la miseria delle
masse.
Le borghesie imperialiste di tutto il mondo approfittano
della crisi per ristrutturare l'imperialismo su scala mondiale e salvarlo
nell'interesse della propria classe, in funzione dei loro profitti. Questo
porta a scaricare l’odioso peso della crisi sui proletari e le masse popolari.
Nei paesi oppressi dall’imperialismo come nei paesi imperialisti, aumentano la
disoccupazione, la precarietà, il costo della vita e si intensifica lo
sfruttamento sino a forme di moderno schiavismo, si tagliano i diritti dei
lavoratori, si cancellano le loro conquiste sociali acquisite in anni di lotte,
si chiudono le fabbriche con massicci licenziamenti, si mandano in rovina e si
inducono al suicidio i contadini, si sviluppano tagli delle spese sociali e
privatizzazioni della scuola, sanità, si estende la logica della mercificazione
e del profitto ai beni primari, acqua, aria, sole, ecc.
Queste politiche si svolgono all'interno di una contesa
imperialista per il dominio del mercato mondiale e delle zone geopolitiche strategiche,
ma il carattere unitario delle politiche per scaricare la crisi sui proletari e
le masse popolari è ben evidente.
Le politiche dell'imperialismo accentuano e rendono sempre
più catastrofici gli effetti del sistema in termini di disastri ecologici e
naturali. L’imperialismo trasforma fattori di sviluppo nel campo della scienza,
della cultura e scolarizzazione, dell’informatizzazione e accesso ai mezzi di
informazione, comunicazione, dell’estensione delle libertà dei giovani e dei
processi di emancipazione femminile, in nuove e più raffinate catene. Nel
contesto della crisi ciò produce la massiccia disoccupazione intellettuale, il controllo
sociale e le forme più esasperate di imbarbarimento, il nuovo attacco neo medioevale
ai diritti delle donne, l’irregimentazione della gioventù.
I frapporti di forza tra gli imperialisti sono fluttuanti.
Pur restando gli USA la sola superpotenza, le loro potenzialità sono
considerevolmente indebolite dalla resistenza delle loro vittime e dalla crisi.
Questo lascia un certo spazio al raggruppamento dell’UE, anche se fattori
simili hanno impatto negativo anche sulle sue posizioni. La Russia non è
altrettanto colpita dalla crisi. Grazie all’asse con la Cina e consolidando i
legami con le repubbliche ex-sovietiche, ha guadagnato un certo vantaggio e ha incrementato la
contesa. Nel complesso, la collusione resta principale nelle
relazioni interimperialiste, ma
l’imperialismo in crisi sviluppa contraddizioni al suo interno che
possono divenire potenziali fonti di una nuova guerra mondiale. Le potenze
imperialiste, principalmente gli USA, scatenano ed accentuano guerre di aggressione,
invasione e neocolonialismo nei diversi scenari del mondo in cui i loro interessi
sono vitali o minacciati. Nello sviluppare queste guerre proseguono nella corsa
agli armamenti e si dotano di strumenti militari sempre più devastanti,
superando ogni limite sancito dalle convenzioni internazionali e dai diritti
umani.
Nei paesi oppressi, una qualche forma di controllo fascista
è sempre stata la norma, anche là dove esiste un sistema parlamentare. Negli
ultimi anni una tendenza al moderno fascismo cresce anche dentro i paesi
imperialisti. Ciò prende forma secondo caratteristiche della storia, della realtà
e della cultura di ciascun paese, punta a riaffermare forme totalitarie,
razziste, securitarie e da Stato di polizia del dominio della borghesia.
L’imperialismo è miseria, reazione e guerra. La crisi svela come
benessere, democrazia e pace diventano sempre più parole che coprono una
sostanza opposta.
La devastante crisi economica dell'imperialismo e i suoi
effetti sui proletari e le masse popolari hanno risvegliato in tutto il mondo
un’ondata di lotte e rivolte.
Nei paesi oppressi dall’imperialismo, le proteste, le
ribellioni, le lotte di liberazione hanno trovato nelle rivolte dei Paesi arabi
e del Golfo Persico una nuova altezza e una nuova alba. Giovani, proletari e
masse popolari, e in alcuni casi settori organizzati di operai, hanno attaccato
e rovesciato regimi dittatoriali asserviti all'imperialismo che sembravano
inamovibili. Ciò ha aperto la strada a nuove rivoluzioni di nuova democrazia
antimperialista, antisionista, antifeudale.
Regimi falso antimperialisti, come quelli di Libia, Siria,
Iran, o apertamente filo imperialisti come quelli di Arabia Saudita, Bahrein,
Yemen, Marocco, Algeria, così come i regimi militari che si sono sostituiti ai
tiranni reazionari in Tunisia ed Egitto, hanno scatenato eccidi, repressioni.
Nascondendosi dietro la bandiera della democrazia, l’imperialismo è intervenuto
in queste lotte e ha manovrato per rimuovere regimi inaffidabili e sostituire dei
servitori logorati con degli altri nuovi. Hanno lanciato la guerra e occupato
la Libia, ma l'ondata delle “primavere arabe” continua. Complessivamente, esse
hanno conseguito un’importante posizione quale nuovo fronte nella battaglia tra
imperialismo e popoli. Si uniscono a quelle già esistenti in Iraq, Afghanistan
e Palestina. In questi pesi l’occupazione e le invasioni dell'imperialismo e
dei sionisti hanno incontrato una dura resistenza. Ciò li ha costretti a
rivedere i loro piani di occupazione e ha sostanzialmente impedito la
realizzazione dei loro obiettivi. Oltre che nei paesi arabi e dell’Asia
occidentale, anche in America Latina, Africa e altre regioni dell’Asia i popoli
sono ripetutamente scesi in piazza per resistere agli attacchi contro le loro
condizioni di vita. Notevoli sono la persistenza e la crescita degli scioperi
operai e delle lotte contadine in Cina.
In questa nuova ondata di lotte e resistenza dobbiamo sostenere
e rafforzare la lotta per la liberazione dei popoli e per la nuova democrazia,
verso il socialismo e il comunismo, e contrastare le correnti filo occidentali e
islamiste che cavalcano la tigre della lotta popolare per imporre nuove catene
e nuova subordinazione alle classi reazionarie e ai padroni di sempre, l’imperialismo,
principalmente USA ed europeo.
L’ondata di agitazione, i focolai di ribellione e le lotte
che coinvolgono centinaia di migliaia di giovani nei paesi imperialisti sono un
tratto caratteristico del mondo attuale. Le entusiasmanti rivolte dei giovani
proletari, che scuotono le cittadelle imperialiste, segnano l’entrata in campo
di una nuova generazione. Davanti a una vita senza futuro gridano che
“ribellarsi è giusto” e dichiarano che è il capitalismo che non deve avere
futuro. Questo sviluppo si appaia, ora in fusione, ora in parallelo, a una
crescita delle lotte operaie. Gli scioperi generali hanno richiamato alla lotta
l'intero movimento operaio, in particolare nei paesi più duramente colpiti
dalla crisi: Grecia, Spagna, Italia ...
Le lotte operaie hanno avuto un nuovo sviluppo nei paesi
dell'Est Europa, dove al morso del capitalismo selvaggio succeduto al crollo
dei regimi falso socialisti si è aggiunto il loro rapido trasformarsi in
sistemi ancora peggiori dei precedenti.
Nuove ondate di
immigrati affollano i paesi
imperialisti nella speranza di
una vita migliore. Essi fuggono
dalla miseria e devastazioni di guerra causate dagli stessi paesi imperialisti. Per raggiungere la
loro meta devono mettere a rischio la loro vita attraverso indicibili sofferenze, che spesso trasformano i mari in cimiteri. Gli imperialisti rispondono con dure leggi
anti-immigrati e razzismo.
L'emergenza del moderno fascismo, degli Stati di polizia, la crescente
frequenza di guerre di
aggressione e leggi anti-immigrati leggi trovano risposta da parte delle masse
con lo sviluppo dei movimenti anti-fascista e anti-razzista e di vasti movimenti contro la guerra.
È in questo contesto che si sviluppa ed emerge una potenziale
nuova ondata della rivoluzione proletaria mondiale che ha come punti di
riferimento e ancoraggio strategico le guerre popolari guidate dai partiti
maoisti. A ciò va aggiunta la preparazione di numerose nuove guerre popolari,
in particolare in Turchia e sud Asia, con le potenzialità di essa nei paesi
dell’America Latina, e, in tutto il resto del mondo, la costituzione dei
partiti comunisti marxisti-leninisti-maoisti. In questo quadro, i nuovi partiti
comunisti MLM nei paesi imperialisti rappresentano le potenzialità per un salto
di qualità della lotta rivoluzionaria nel mondo e per l’unità delle due
correnti della rivoluzione proletaria mondiale: la rivoluzione proletaria e
socialista nei paesi imperialisti e la rivoluzione di Nuova Democrazia in
marcia verso il socialismo nei paesi oppressi dall'imperialismo.
Tutto questo dimostra che la contraddizione principale nel
mondo è tra imperialismo e popoli oppressi; mentre si acutizzano anche sia le
contraddizioni tra proletariato e borghesia sia le contraddizioni
interimperialiste. Emerge sempre più chiaro nella crisi che la rivoluzione è la
tendenza principale.
Nell’attuale situazione internazionale il compito dei
comunisti è fare la rivoluzione nei diversi paesi, perché la rivoluzione è
l’unica soluzione alla crisi, l’unica via d’uscita dall'imperialismo e il solo
modo per raggiungere il fine ultimo delle lotte dei proletari e dei popoli
oppressi.
Ciò richiede il rafforzamento e la costruzione di partiti
comunisti marxisti-leninisti-maoisti in ogni paese, come partiti comunisti di
tipo nuovo, come reparti d’avanguardia del proletariato e nucleo dirigente di
tutto il popolo, come partito di combattimento per la rivoluzione.
Nei paesi oppressi dall'imperialismo
avanza la prospettiva della guerra
popolare. In India, la guerra
popolare diretta dal Partito
Comunista dell’India (Maoista) resiste
con successo agli attacchi senza precedenti del nemico ed è in grado di espandersi e progredire. La guerra popolare nelle Filippine diretta dal Partito Comunista delle Filippine avanza e si
afferma come parte importante dell’ondata
della rivoluzione mondiale. La guerra popolare in Perù, iniziata sotto la guida del Partito Comunista del Perù
diretto dal presidente Gonzalo, rimane un faro ideologico
e strategico per l’intero movimento comunista internazionale. Anche se
subisce battute d’arresto causate dagli
attacchi del nemico e dei revisionisti all'interno del partito,
la lotta per superare questi ostacoli continua. In
Nepal, dieci anni di guerra
popolare hanno arricchito la storia
e l'esperienza del movimento comunista
internazionale e fatto un significativo passo avanti
verso la vittoria della rivoluzione
di nuova democrazia. Ma negli ultimi è
emersa una linea revisionista che
tradisce la guerra popolare e la
rivoluzione, capeggiata da Prachanda
e Bhattarai. I
maoisti all’interno del Partito
Comunista del Nepal Unificato (Maoista) devono salvaguardare la
rivoluzione e riprenderne la
marcia, rivoltandosi contro quella linea e mantenendosi saldi contro le esitazioni centriste,
dentro e fuori del partito. In Turchia,
le lotte rivoluzionarie guidate dai maoisti stanno avanzando seguendo la strategia della guerra popolare adattata
alle condizioni di questo paese, posto
com’è tra due scacchieri internazionali,
i paesi imperialisti europei e i regimi reazionari dell’Asia
occidentale. In altri paesi del
Sud Asia e America Latina, la
guerra popolare è in preparazione per nuovi inizi
e avanzamenti. È compito dei comunisti di tutto il mondo mettere in pratica l'internazionalismo proletario, divulgare e sostenere le guerre popolari e le lotte rivoluzionarie.
Nei paesi imperialisti vanno sempre più in crisi
l'elettoralismo, il parlamentarismo e il riformismo politico e sindacale e,
attraverso ciò, il revisionismo fa bancarotta. Sempre di più avanza e si
rafforza nel movimento operaio e popolare il bisogno di un’organizzazione
rivoluzionaria e di una strategia rivoluzionaria per rovesciare la borghesia e
conquistare il potere. Si diffonde l’idea che finché il proletariato non sarà
al potere è illusorio pensare che la sua sorte possa migliorare. Le lotte
operaie e le rivolte proletarie e giovanili devono coordinarsi ed elevarsi in
una prospettiva di rovesciamento dei governi e degli Stati della borghesia per
la presa del potere da parte del proletariato. Per trasformare queste esigenze
in realtà, questi movimenti in rivoluzione, occorre costruire partiti comunisti
marxisti-leninisti-maoisti nel fuoco della lotta di classe e in stretto legame
con le masse, per la rivoluzione proletaria, con la strategia marxista-leninista-maoista
della guerra rivoluzionaria che culmini con l’insurrezione, adattata a ciascun
paese secondo le sue condizioni concrete.
In tutti i paesi servono partiti comunisti basati sul
marxismo-leninismo-maoismo, capaci di dirigere la lotta di classe in tutti i
campi, finalizzata alla conquista del potere politico. In ogni paese i
comunisti maoisti sono impegnati a rispondere all’esigenza di una direzione
scientifica e determinata della lotta di classe, combattendo ogni tipo di
deviazione riformista e revisionista o dogmatico estremista in tutte le loro
forme.
La nostra classe può contare sull'immenso tesoro di
esperienza delle lotte e delle rivoluzioni a oltre 140 anni dalla nascita della
gloriosa Comune di Parigi, attraverso le vette della Rivoluzione d’Ottobre,
della Rivoluzione Cinese e della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria.
Dobbiamo imparare dalle nostre vittorie come dalle nostre sconfitte, dalla
nostra correttezza e dai nostri errori.
Sempre, in tutta la loro storia, i comunisti hanno
costruito, partecipato e contato su una organizzazione internazionale del
proletariato e delle masse oppresse. Senza la Prima, la Seconda, la Terza
Internazionale, il movimento comunista non si sarebbe diffuso in ogni angolo
del mondo né avrebbe realizzato le sue grandi vittorie, e non avrebbe tratto
insegnamento dalle sue temporanee sconfitte.
La battaglia di Mao è stata una battaglia internazionale che
ha permesso la rinascita dei partiti comunisti dopo l’affermazione nel
movimento comunista internazionale del revisionismo kruscioviano.
Dopo la morte di Mao e la fine della Grande Rivoluzione
Culturale Proletaria, la nascita del Movimento Rivoluzionario Internazionalista
ha permesso ai marxisti-leninisti-maoisti nel mondo di cominciare ad unirsi su
scala internazionale per riprendere la marcia verso una nuova Internazionale
Comunista.
Oggi, a fronte della crisi e del collasso del MRI, bisogna
ricostruire l’organizzazione internazionale dei partiti e organizzazioni marxisti-leninisti-maoisti
sulla base delle esperienze positive e negative del MRI. La situazione attuale
presenta la necessità di unire in questa nuova organizzazione tutti i partiti e
le organizzazioni MLM, dentro e fuori del MRI, per un salto politico e
organizzativo. Ciò è necessario per porre il movimento comunista all’altezza
della lotta di classe del nuovo secolo. Così si può dare risposta alle necessità
del proletariato e delle masse oppresse oggi che fronteggiano gli effetti della
crisi dell’imperialismo.
La nuova organizzazione internazionale deve raccogliere nel
suo seno partiti e organizzazioni comuniste autenticamente MLM, che esistano e
agiscano nella lotta di classe, che trasformino la teoria rivoluzionaria in
pratica rivoluzionaria, che sappiano essere parte avanzata e integrante del
proletariato e delle masse oppresse, liberandosi dalle scorie vecchie e nuove
non solo del revisionismo ma del rivoluzionarismo piccolo borghese e del
“virtualismo” autoreferenziale.
Per costruire questa nuova organizzazione internazionale
occorre rompere con il revisionismo in tutti i suoi aspetti e in particolare con
quelli che hanno portato all’attuale crisi e collasso del MRI, la “nuova
sintesi” post-MLM di Bob Avakian nel PcrUSA e la linea revisionista affermata nel
PCUNm da Prachanda/Battarai.
La nuova organizzazione internazionale dovrà dotarsi di un
centro operativo, la cui vita interna deve corrispondere allo stadio e ai
metodi condivisi da partiti e forze che danno vita a questa organizzazione, in
particolare traendo lezione dalle esperienze positive e negative del CoRim.
L’organizzazione internazionale dei comunisti MLM è e deve
essere il nucleo centrale di un fronte, alleanza internazionale antimperialista
dei proletari e dei popoli oppressi.
È questo che potrà permettere ai partiti comunisti MLM di
affermare, sviluppare, il marxismo-leninismo-maoismo, realizzare una nuova unità
del movimento comunista internazionale, porlo alla testa della lotta dei popoli
del mondo e scatenare pienamente e realizzare la potenziale nuova ondata della
rivoluzione mondiale.
L'imperialismo non ha futuro, il futuro è del comunismo!
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