(da Barletta live): Lo scorso 3 ottobre, in via Roma, a Barletta ci fu il crollo di una palazzina che provocò la morte di cinque donne e il ferimento di altre undici persone. A due mesi dal disastro, Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza coordinati dalla Procura della Repubblica di Trani, al termine di approfondite e complesse indagini, hanno raccolto importanti elementi probatori circa la dinamica dei fatti.
Sulla base delle fonti di prova così acquisite, il G.I.P. del Tribunale di Trani, ha emesso quattro ordinanze di arresti domiciliari e ha adottato una misura interdittiva nei confronti dei presunti responsabili del disastro, eseguite da Polizia e Carabinieri.
Agli arresti domiciliari sono finiti i barlettani: Salvatore Chiarulli di 35 anni, responsabile della impresa appaltatrice dei lavori di demolizione; Andrea Chiarulli di 44 anni e Giovanni Chiarulli di 38 anni, entrambi dipendenti della medesima impresa appaltatrice dei lavori di demolizione; Cosimo Giannini di 53 anni, titolare della impresa di costruzioni proprietaria dell’immobile demolito, confinante con quello crollato. Invece, Giovanni Paparella, di 49 anni, progettista e direttore dei lavori è destinatario della misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare la professione di architetto.
Anche il titolare della Ditta in cui lavoravano le 4 operaie morte è stato incriminato.
Inoltre, il G.I.P. del tribunale di Trani, ha aggiunto alle ordinanze degli arresti domiciliari a carico di Salvatore Chiarulli e Cosimo Giannini la misura cautelare interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale.
I destinatari dei provvedimenti dovranno rispondere dei reati di cui all’art. 81 (concorso formale e reato continuato), art. 449 (delitti colposi di danno) in relazione all’art. 434 (crollo di costruzioni o altri disastri dolosi), art. 589, comma 4 (omicidio colposo), art. 590, comma 4(lesioni personali colpose plurime), del codice penale.
Contestualmente i militari della Gdf del Gruppo di Barletta hanno notificato l'invito a rendere interrogatorio davanti al GIP per l’eventuale applicazione di successivi provvedimenti interdittivi nei confronti di Pubblici ufficiali della locale amministrazione comunale che dovranno rispondere – a vario titolo – delle condotte omissive dagli stessi postein essere in occasione della suddetta sciagura.
Nel disastro persero la vita quattro operaie dell’opificio manifatturiero ubicato al piano terra dell’edificio crollato, nonché la figlia 14enne dello stesso titolare. Solo per circostanze fortuite, il crollo non provocò anche la morte degli inquilini dello stabile rimasti feriti ma miracolosamente vivi. Mentre erano in corso le operazioni di salvataggio, partirono le indagini di Carabinieri e Polizia.
Sono state sentite nell’immediatezza numerose persone informate sui fatti; è stata acquisita importante documentazione amministrativa; sono stati raccolti filmati e fotografie che documentavano lo stato dei luoghi prima e dopo il crollo della palazzina.
Le indagini, suffragate anche da consulenze tecniche qualificate, hanno consentito di individuare i responsabili del crollo. Infatti, secondo il quadro accusatorio, le responsabilità penali sarebbero attribuibili al titolare dell’impresa edile proprietaria dell’area a ridosso dell’edificio crollato, al titolare e a taluni dipendenti dell’impresa edile esecutrice dei lavori di demolizione e al direttore tecnico dei lavori stessi.
Gli investigatori hanno accertato l’illegittimità delle opere demolitorie di quanto rimasto del preesistente stabile adiacente a quello crollato. Infatti, non solo vennero eseguiti lavori in difformità rispetto al piano di demolizione elaborato dall’Ufficio Tecnico del Comune di Barletta (che prevedeva l’utilizzo di mezzi manuali e di piccole dimensioni e ipuntellamenti atti ad impedire cedimenti o collassi delconfinante edificio) bensì furono effettuati lavori didemolizione in assenza della d.i.a che originariamente esisteva ma era diventata inefficace dal 1° febbraio 2011.
Tale condotta imprudente ed imperita veniva posta in essere dal titolare e dai dipendenti della ditta appaltatrice senza che venisse impedita dall’imprenditore proprietario del cantiere e dal direttore dei lavori, nonostante la comparsa nel confinante edificio - poi crollato - di gravi lesioni murarie.
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