Lombardo e Miccichè, i due campioni del partito del sud in costruzione, in questi giorni caldi fanno sfoggio di populismo cavalcando la protesta dei precari che sfilano a migliaia per le vie di Palermo.
Miccichè, a proposito degli operai della Fiat di Termini Imerese aveva detto che avrebbe dormito sotto casa di Marchionne, Lombardo si è detto disposto ad andare a dormire anche sotto i ministeri!
Si intestano quindi la battaglia per la stabilizzazione dei 22.000 precari dei piccoli comuni siciliani, dicendo che si metteranno anche contro il governo, non tanto contro Silvio Berlusconi (!) quanto contro quel mostro di Tremonti. Chiedono la deroga al patto di stabilità che altrimenti li costringerà a non poter riconfermare i contratti dei precari.
Abili sfruttatori delle disgrazie altrui, questi signori colgono la palla al balzo di una situazione diventata insostenibile per tentare di rifarsi una faccia: una precarietà di almeno 20 anni che il sussidio di disoccupazione mascherato, rappresentato da mezzi stipendi temporanei che in Sicilia esiste ormai da anni, non basta più per tirare avanti, e statistiche sulla disoccupazione alle stelle, ai massimi dal 2001, con il 30% tra i giovani e altrettanto per le donne.
Come si sa al sud i disoccupati li si manda in piazza, letteralmente, come massa di manovra, per poi poter gridare al problema di ordine pubblico e fare pressione nei confronti dello Stato e ottenere fondi pubblici per tamponare l’“emergenza”.
Quella sui fondi, in particolare i Fondi per le aree sottoutilizzate, (Fas), miliardi di euro, è una battaglia dura per i politici del sud, perché tra patti di stabilità, tagli generalizzati per le ultime finanziarie i soldi a disposizione diventano difficili da manovrare.
I sindacati confederali, Cgil, Cisl e Uil, cui si aggiungono quasi sempre in questi casi la Ugl e diversi sindacati autonomi, sfruttano anch’essi la rabbia di questi precari per accreditarsi come difensori dei diritti dei lavoratori e trovare lo spazio adatto a fare carriera politica. In sostanza pienamente corresponsabili della chiusura di quel po’ di fabbriche che esistono al sud e del peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari.
Le migliaia di precarie e precari che manifestano in modo più o meno rumoroso per le vie della città, affollando la piazza antistante la sede della regione siciliana, accusano i politici con cartelli e dichiarazioni del tipo “i politici prima ci chiedono il voto e poi si dimenticano…” e in questo sembra abbiano compreso i meccanismi che li legano ad una condizione sempre più invivibile, ma è urgente e necessario perdere le ultime illusioni, fare altri passi avanti e cioè autorganizzarsi per contribuire alla costruzione del partito della classe, unico modo per farla finita con i politici corrotti e soprattutto con il sistema sociale nel quale sguazzano, il sistema capitalistico.
Miccichè, a proposito degli operai della Fiat di Termini Imerese aveva detto che avrebbe dormito sotto casa di Marchionne, Lombardo si è detto disposto ad andare a dormire anche sotto i ministeri!
Si intestano quindi la battaglia per la stabilizzazione dei 22.000 precari dei piccoli comuni siciliani, dicendo che si metteranno anche contro il governo, non tanto contro Silvio Berlusconi (!) quanto contro quel mostro di Tremonti. Chiedono la deroga al patto di stabilità che altrimenti li costringerà a non poter riconfermare i contratti dei precari.
Abili sfruttatori delle disgrazie altrui, questi signori colgono la palla al balzo di una situazione diventata insostenibile per tentare di rifarsi una faccia: una precarietà di almeno 20 anni che il sussidio di disoccupazione mascherato, rappresentato da mezzi stipendi temporanei che in Sicilia esiste ormai da anni, non basta più per tirare avanti, e statistiche sulla disoccupazione alle stelle, ai massimi dal 2001, con il 30% tra i giovani e altrettanto per le donne.
Come si sa al sud i disoccupati li si manda in piazza, letteralmente, come massa di manovra, per poi poter gridare al problema di ordine pubblico e fare pressione nei confronti dello Stato e ottenere fondi pubblici per tamponare l’“emergenza”.
Quella sui fondi, in particolare i Fondi per le aree sottoutilizzate, (Fas), miliardi di euro, è una battaglia dura per i politici del sud, perché tra patti di stabilità, tagli generalizzati per le ultime finanziarie i soldi a disposizione diventano difficili da manovrare.
I sindacati confederali, Cgil, Cisl e Uil, cui si aggiungono quasi sempre in questi casi la Ugl e diversi sindacati autonomi, sfruttano anch’essi la rabbia di questi precari per accreditarsi come difensori dei diritti dei lavoratori e trovare lo spazio adatto a fare carriera politica. In sostanza pienamente corresponsabili della chiusura di quel po’ di fabbriche che esistono al sud e del peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari.
Le migliaia di precarie e precari che manifestano in modo più o meno rumoroso per le vie della città, affollando la piazza antistante la sede della regione siciliana, accusano i politici con cartelli e dichiarazioni del tipo “i politici prima ci chiedono il voto e poi si dimenticano…” e in questo sembra abbiano compreso i meccanismi che li legano ad una condizione sempre più invivibile, ma è urgente e necessario perdere le ultime illusioni, fare altri passi avanti e cioè autorganizzarsi per contribuire alla costruzione del partito della classe, unico modo per farla finita con i politici corrotti e soprattutto con il sistema sociale nel quale sguazzano, il sistema capitalistico.
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