Che la manovra del governo sia improntata da una politica apertamente di classe, se vi erano dubbi, l'ha rilevato la pres. della Confindustria Marcegaglia che ha plaudito ai provvedimenti che tagliano i salari, bloccano i contratti del PI e aumentano l'età pensionabile; anzi ha detto che queste “riforme” devono essere strutturali, non solo legate all'emergenza; e poi chiaramente ha chiesto molto di più, per ridurre drasticamente i salari di tutti in primis dei propri operai, poter tagliare posti di lavoro e per salvaguardare la ripresa della produttività e i loro profitti.
Ma i partiti della “sinistra”, la Cgil sono invece tutti impegnati a nascondere questo carattere di classe, a trovare le soluzioni “più indolori”, a perorare misure equilibrate, come se effettivamente questo governo, questo comitato d'affari della borghesia potesse colpire anche minimamente, con tasse o altro, la sua stessa classe; o come se il parlamento, grande arruffata al servizio di interessi di casta e dei più sporchi affari, potesse da sé stesso “tagliarsi le p.”, riducendosi stipendi d'oro.
Questi ripetono le stesse cose di padroni e governo “si tratta di una crisi generale... imprenditori e lavoratori sono parimenti colpiti dalla crisi... “.
Si vuole nascondere la vera causa della crisi, nascondere che il cuore anche di questa crisi è nel rapporto lavoro salariato e capitale; e per farlo cercano di separare il capitale industriale (buono) dal capitale finanziario (cattivo), o i capitalisti buoni (che investono) dai capitalisti cattivi (che chiudono). Ma soprattutto si nasconde la necessità della lotta di classe, che invece proprio le crisi capitaliste mostrano più chiaramente, e soprattutto la necessità per “uscire” dalla crisi non di “soluzioni” che dopo il superamento di una crisi ne preparano un'altra ancora più acuta, ma del superamento del sistema capitalista. Vogliono impedire con tutte le loro forze che gli operai, i lavoratori comprendano che spetta a loro in quanto classe organizzata farsi “becchini” del sistema capitalista.
“Il capitale produttivo è schiacciato dal capitale finanziario, dalle manovre finanziarie...!!”. Gridano i salvatori del “capitale produttivo”, che, chiedono una politica fiscale giusta e che colpisca i grandi evasori, ma nello stesso tempo chiedono di sostenere gli “onesti” capitalisti che producono!
“La colpa è delle banche, degli speculatori, degli evasori fiscali” stanno gridando anche i dirigenti dei sindacati di base, dall'RdB-Usb al Cobas confederazione, che oggi in varie città hanno indetto presidi dei lavoratori davanti alle Banche.
Sciocchezze! Il capitale per aumentare i suoi profitti fa in prima persona operazioni finanziarie. Anche questa è prima di tutto una crisi di sovrapproduzione. La crisi è il frutto del fatto che il capitale produce troppo per le capacità attuali dei mercati, o meglio per vendere mantenendo alti gli utili.
E' la sovrapproduzione di capitale industriale che ha dato il via libera ad un eccesso di finanziarizzazione dell'economia, che ha usato anche il credito facile per espandere artificialmente i consumi. Certo, poi i capitali finanziari se ne sono andati anche per conto loro (questa enorme massa di ricchezza – proveniente dal capitale produttivo – viene considerata dai banchieri “come se fosse loro capitale privato... l'accumulazione del patrimonio di questa classe può svilupparsi di per sé stessa in una direzione molto diversa da quella dell'accumulazione reale, dimostrando però in ogni caso che questa classe intasca una buona parte dell'accumulazione reale...” (Marx Il Capitale Libro III **) , ma il capitale industriale ne è l'origine e il suo alimento.
Gli operai, i lavoratori, le masse popolari per opporsi a questi odiosi provvedimenti, che non si fermeranno qui, devono non trovare “soluzioni alternative”, non lamentarsi e fare delle manifestazioni sfilate di sabato, ma devono anche loro approfittare della crisi per elevare la lotta, e sviluppare uno scontro prolungato, ampio su tutti i fronti contro il governo, i padroni e il loro sistema.
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