Proletari comunisti sostiene la guerra popolare in India diretta dal PCI (maoista) e saluta il duro colpo portato ieri al regime di Manmohan Singh e alla sua genocida campagna “Green Hunt” con l’imboscata in cui sono caduti oltre 70 tra soldati, poliziotti e paramilitari.
È stata la più grande operazione guerrigliera dall’inizio della “Green Hunt”, che mette in scacco i piani del governo e segna un salto nell’operatività della guerra popolare.
Quella che sta scuotendo il regime di Delhi e diffondendo sempre più in quasi un terzo dei distretti del Paese-continente non è una semplice guerriglia di qualche migliaio di armati, espressione delle caste e realtà tribali delle più remote e arretrate dell’India, come ripetono i commentatori occidentali, ma una vera guerra di popolo che coinvolge e gode dell’appoggio di milioni di contadini poveri, donne, masse di “intoccabili”, che stanno combattendo per la loro liberazione e già oggi controllano vaste regioni attraverso una decina di stati della confederazione indiana.
Una guerra di popolo iniziata nelle regioni dove più profonde sono le radici della rivolta, scaturita dal seme di Naxalbari, e più acute sono le contraddizioni prodotte dal turbolento sviluppo di saccheggio di risorse, oppressione di casta e sfruttamento da parte del capitalismo nazionale dominato dall’imperialismo, ma che oggi sempre più sta conquistando masse di giovani, studenti e intellettuali democratici e rivoluzionari anche nelle città del paese e all'estero.
Una guerra di popolo che col suo avanzare sta mettendo seriamente in discussione i rapporti di forza nella regione sud-asiatica, crocevia geo-strategico degli assetti attuali dell’intero sistema imperialista mondiale.
Contro questa guerra popolare da mesi lo stato ha scatenato l’operazione detta “green hunt”, una vera e propria campagna di guerra contro il suo stesso popolo, di bassa risonanza sui media ma ampio impiego di truppe, polizia e milizie paramilitari, che in stile Sri Lanka punta portare terrore e genocidio nei villaggi, con incursioni, distruzioni indiscriminate, stupri e assassini di massa, eliminazioni selettive, arresti e sparizioni, tutto nell’illusione di annegare nel sangue la lotta di un popolo per la liberazione.
Ma la criminale azione del governo indiano ha subito trovato un ampio fronte di intellettuali e attivisti in ogni paese del mondo che l’hanno smascherata e si sono mobilitati per fermarla, tra queste l’eminente figura del movimento antiglobalizzazione mondiale, la scrittrice Arundhati Roy, un a lotta che noi proletari comunisti condivide e appoggia.
Andare oltre la denuncia dei crimini della controrivoluzione in India, serve oggi anche una campagna di appoggio e popolarizzazione della guerra popolare in india e delle sue lezioni, questa è la proposta che lo scorso gennaio partiti e organizzazioni maoisti presenti in Europa riunite in meeting a Parigi hanno lanciato.
Una campagna internazionale di dimensione europea, con iniziative in diversi paesi e decine di città in tutta Europa, il prossimo primo maggio, torneremo a lanciare un appello e un primo piano di iniziative.
Con la guerra popolare in India, verso la sua vittoria !
proletari comunisti
ro.red@libero.it
8-4-2010
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