martedì 6 aprile 2010

Il Partito del Sud

Miccichè dice che il motivo che lo ha portato a pensare alla nascita del Partito del Sud è questo episodio da lui raccontato:

“Nel precedente governo Berlusconi, quando ero ministro dello Sviluppo e della coesione, una volta portai in consiglio dei ministri un provvedimento a favore del Mezzogiorno, che, nonostante non costasse una lira, scatenò l’opposizione dei colleghi della Lega. La discussione finì soltanto quando Berlusconi mi chiamò fuori dal consiglio e, allargando le mani, mi disse – Gianfranco, io lo so che tu hai ragione, ma vedi loro sono un partito e tu no“.
È abbastanza curioso che il capo del tuo partito ti dica che il partito non ce l’hai, ma Micciché è fedele servitore di Berlusconi da vent’anni e invece di mandarlo a quel paese riflette profondamente e dice:

“Se avessimo un partito del Sud che costringesse il presidente del Consiglio a mediare e si ottenesse quindi qualche soluzione per i problemi del Mezzogiorno, già sarebbe qualcosa”. E si avvicina sempre più al governo Lombardo, con grande disappunto dei suoi compagni di partito che pur di non lasciare poltrone diventano fedeli più di lui a Berlusconi, tanto da creare il Pdl/Sicilia, perché “Nei precedenti governi Berlusconi, almeno c’erano l’Udc e An, che compensavano la Lega. Adesso, invece, c’è solo la Lega perché l’altro partito, il Pdl, è il partito del presidente, e quindi per definizione non ha un potere d’interdizione”.
“Del partito del Sud [infatti chiarisce Miccichè] non c’è tanto bisogno localmente, ma a Roma. Per questo penso alle prossime elezioni per la Camera e il Senato“.

Niente di “rivoluzionario” quindi! C’è solo bisogno di riequilibrare la forza espressa dalla Lega, uscita ulteriormente rafforzata dalle ultime elezioni regionali, che sbilancia troppo verso il Nord l’interesse del governo. E Lombardo la pensa allo stesso modo: “Basta con il saccheggio delle imprese del nord…”; o come dice il suo capogruppo alla Camera: “Non vogliamo che il mezzogiorno sia solo un luogo di consumo asservito alle esigenze del Nord.”

Naturalmente questi vecchi DC, novelli paladini degli interessi del sud, incalliti trafficanti di voti e clientele, devono condire con frasi ad effetto questa manovra, e infatti Miccichè dice di essere d’accordo con Maroni laddove vede cosa ha “costituito un freno allo sviluppo del Sud: l’assistenzialismo di massa e la speculare cultura clientelare che permea, ahimè [grande questo ahimè!], gran parte della politica meridionale, condizionandone fortemente l’azione.”
E continua: “Per questo il partito non sarà aperto a chicchessia, ma solo a una classe politica che abbia a cuore il bene comune prima d’ogni cosa e che sia abbastanza forte da non svendersi al prezzo di una carriera e da non svendere la nostra terra ai poteri romani, dico proprio questo, affermo cioè la necessità di un cambiamento radicale nel modo d’intendere la politica da parte di coloro che di essa, al meridione, si fanno interpreti ad ogni livello, politico e istituzionale.”

Ma non la fanno poi tanto ideologica, vanno dritto al punto: il Partito del Sud serve a mediare con più efficacia e successo con il governo centrale il trasferimento dei fondi statali ed europei al Sud, che valgono miliardi…

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