martedì 11 novembre 2025

pc 11 novembre – Ex Fiat Termini Imerese… operai ancora in attesa di ripartenza dopo 14 anni… mentre arriva la beffa del processo all’ex padrone della Blutec Ginatta che per non restituire i 63 milioni rubati fa il pazzo

 

Il nuovo padrone della ex Fiat di Termini Imerese, l’italoaustraliano Pelligra, (che nel frattempo ha trovato altri due soci: l'azienda catanese Nicolosi Traporti che entra con il 70,22% delle azioni, e la cooperativa Caec di Comiso con 19,78% delle quote) deve ancora presentare “il piano industriale, che il governo nazionale e i commissari hanno chiesto come strumento indispensabile nell’ambito dei controlli previsti” scrivono all’assessorato, piano che “Sarà il tassello decisivo per garantire prospettive di sviluppo e occupazione” (!!!), e nel frattempo continuano ad andare in pensione “anticipata” altri operai.

Mentre l’“occupazione” fino a questo momento è fatta di una decina di operai che da questa estate stanno facendo una sorta di tirocinio per la ristrutturazione dello stabilimento, arrivano brutte notizie sul processo all’ex Padron Ginatta condannato in primo grado a 7 anni per i reati di malversazione, bancarotta, riciclaggio e autoriciclaggio e alla restituzione di 63 milioni. Ma per non pagare adesso Ginatta, fa il pazzo!

Infatti, scrive la Repubblica di Palermo “ora la storia potrebbe essere riscritta: gli avvocati dell’imprenditore, 78 anni, hanno presentato ricorso alla Corte d’appello ma poi hanno chiesto una sospensione a causa dei problemi di salute del loro assistito. Ora il giudice Alessandro Prunas ha affidato allo psichiatra Maurizio Desana una perizia per verificare se Ginatta sia in grado di stare in giudizio: se lo definisse incapace in maniera irreversibile, la Corte sarebbe costretta a dichiarare “non luogo a procedere” per la sua posizione e il processo sul crac Blutec continuerebbe solo per le posizioni del figlio Matteo Orlando e della storica segretaria Giovanna Desiderato: sono stati assolti in

primo grado ma la procura generale ha fatto appello per le loro posizioni, minori rispetto quella del “dottore” (come veniva chiamato Ginatta senior). Quindi è tutt’altro che scontato che il processo d’appello porti a risarcimenti  per gli enti pubblici” e i 1.600 lavoratori di allora.

Qui i responsabili, i delinquenti, sono tanti, non è il solo Ginatta! Visto che, conferma la sentenza: “Si può dedurre che l’imprenditore fu indotto da sollecitazioni politiche a prestarsi all’azzardo dell’acquisto dello stabilimento di Termini Imerese”. Per evitare la possibile rivolta degli operai a cui scadeva la cassa integrazione (l’ennesima!) tutti si misero a cercare un “compratore” e “Dopo ricerche febbrili e trattative, alla fine si fece avanti Roberto Ginatta, che forniva lamiere e fanali alla fiat con la Metec di Rivoli … che “acquisì gratuitamente la fabbrica siciliana alla viglia di Natale del 2014, una settimana prima che scadesse la cassa integrazione per i 1.600 dipendenti.”

Una “operazione” quindi che non aveva le “garanzie” per la ripresa produttiva, infatti la beffa dell’acquisto viene descritta così: “…Metec e le altre società del gruppo di Ginatta versarono 6 milioni esatti per l’aumento di capitale di Blutec fra il 22 e il 28 dicembre 2014. Intanto, nei giorni 24, 29 e 30, la neonata società ‘restituì’ 5 milioni e 999mila euro a Metec con un assegno circolare e tre bonifici.”

Visto il tipo di “giro” in cui era entrato, Ginatta pensò di darsi alla pazza gioia, non solo incassò i 63 milioni della Regione Siciliana ma “… già poche ore dopo la nascita dell’azienda, gli amministratori iniziarono a macchiarsi di condotte distrattive … come falsificazioni di bilancio e il sistematico inadempimento degli obblighi fiscali”, si legge ancora nella sentenza. Tutti reati che l’imputato “attuò personalmente e fu beneficiario delle distrazioni”, secondo Gallo, Maccari e Cosentini.”

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