Il
nuovo padrone della ex Fiat di Termini Imerese, l’italoaustraliano Pelligra, (che
nel frattempo ha trovato altri due soci: l'azienda catanese Nicolosi Traporti
che entra con il 70,22% delle azioni, e la cooperativa Caec di Comiso
con 19,78% delle quote) deve ancora presentare “il piano industriale, che
il governo nazionale e i commissari hanno chiesto come strumento indispensabile
nell’ambito dei controlli previsti” scrivono all’assessorato, piano che “Sarà
il tassello decisivo per garantire prospettive di sviluppo e occupazione” (!!!),
e nel frattempo continuano ad andare in pensione “anticipata” altri operai.
Mentre
l’“occupazione” fino a questo momento è fatta di una decina di operai che da questa
estate stanno facendo una sorta di tirocinio per la ristrutturazione dello
stabilimento, arrivano brutte notizie sul processo all’ex Padron Ginatta
condannato in primo grado a 7 anni per i reati di malversazione, bancarotta,
riciclaggio e autoriciclaggio e alla restituzione di 63 milioni. Ma per non
pagare adesso Ginatta, fa il pazzo!
Infatti, scrive la Repubblica di Palermo “ora la storia potrebbe essere riscritta: gli avvocati dell’imprenditore, 78 anni, hanno presentato ricorso alla Corte d’appello ma poi hanno chiesto una sospensione a causa dei problemi di salute del loro assistito. Ora il giudice Alessandro Prunas ha affidato allo psichiatra Maurizio Desana una perizia per verificare se Ginatta sia in grado di stare in giudizio: se lo definisse incapace in maniera irreversibile, la Corte sarebbe costretta a dichiarare “non luogo a procedere” per la sua posizione e il processo sul crac Blutec continuerebbe solo per le posizioni del figlio Matteo Orlando e della storica segretaria Giovanna Desiderato: sono stati assolti in
primo grado ma la procura generale ha fatto appello per le loro posizioni, minori rispetto quella del “dottore” (come veniva chiamato Ginatta senior). Quindi è tutt’altro che scontato che il processo d’appello porti a risarcimenti per gli enti pubblici” e i 1.600 lavoratori di allora.Qui i
responsabili, i delinquenti, sono tanti, non è il solo Ginatta! Visto che,
conferma la sentenza: “Si può dedurre che l’imprenditore
fu indotto da sollecitazioni politiche a prestarsi all’azzardo dell’acquisto
dello stabilimento di Termini Imerese”. Per evitare la possibile rivolta
degli operai a cui scadeva la cassa integrazione (l’ennesima!) tutti si misero
a cercare un “compratore” e “Dopo ricerche febbrili e trattative, alla fine si
fece avanti Roberto Ginatta, che forniva lamiere e fanali alla fiat con la Metec
di Rivoli … che “acquisì gratuitamente
la fabbrica siciliana alla viglia di Natale del 2014, una settimana prima che scadesse la cassa integrazione per i 1.600
dipendenti.”
Una “operazione”
quindi che non aveva le “garanzie” per la ripresa produttiva, infatti la beffa
dell’acquisto viene descritta così: “…Metec e le altre società del gruppo di
Ginatta versarono 6 milioni esatti
per l’aumento di capitale di Blutec fra il 22 e il 28 dicembre 2014. Intanto,
nei giorni 24, 29 e 30, la neonata
società ‘restituì’ 5 milioni e 999mila euro a Metec con un assegno
circolare e tre bonifici.”
Visto
il tipo di “giro” in cui era entrato, Ginatta pensò di darsi alla pazza gioia,
non solo incassò i 63 milioni della Regione Siciliana ma “… già poche ore dopo
la nascita dell’azienda, gli amministratori iniziarono a macchiarsi di condotte
distrattive … come falsificazioni di bilancio e il sistematico inadempimento
degli obblighi fiscali”, si legge ancora nella sentenza. Tutti reati che
l’imputato “attuò personalmente e fu beneficiario delle distrazioni”, secondo
Gallo, Maccari e Cosentini.”
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