Non sarà un buon anno. Padroni governo, Stato sistema capitalistico imperialista ci stanno preparando un brutto anno su tutti i terreni, sia quelli più diretti che riguardano le condizioni di vita di reddito, il lavoro sia sulle grandi questioni che hanno anche una ricaduta poi sul reddito e sulla vita e sul lavoro delle persone.
L'anno si è concluso con trattative a Roma per il settore auto in cui la fiera dei modelli di macchine che dovremmo tutti comprare nei prossimi anni è diventata un numero incredibile, fermo restando che non si potranno comprare e che la sostanza, come scrivono i loro stessi giornali, sono i posti a rischio per 25.000 operai. La risposta alla crisi energetica c'è la dice poi il Ministro Urso “senza energia non si cresce. In Italia si tornerà il nucleare”, quindi ci ripropongono il nucleare.
Chiaramente tutti sappiamo che c'è un solo settore che non patisce crisi, anzi sembra che sia il momento di fare i soldi come non li hanno mai fatti, ed è il settore delle armi per cui ci sono record di ordini, di profitti, cresce la produzione soprattutto in Asia ed Europa, le importazioni di armi in Europa sono raddoppiate negli ultimi 5 anni, la Leonardo fa ricavi per 15 miliardi, e ha ordini record per 18 miliardi e a livello europeo, crescono le grandi industrie delle armi, la Saab svedese, la Rheinmetall AG tedesca considerata la più grande in Europa. Il Sole 24 ore informa che i miliardari mondiali raddoppiano il patrimonio.
Questa è la realtà su cui i proletari, le masse popolari si trovano a misurarsi. Ed è evidente che nel prossimo anno questa tendenza deve andare avanti.
La Meloni ha aperto l'anno andando a fare la visita a Trump. La Meloni è un prodotto particolare di questo sistema capitalista/imperialista, che ha bisogno in questo periodo di certi politici. I giornali di destra hanno scritto: la Meloni ha conquistato Trump. Si tratta di una barzelletta, è come la pulce sull’elefante che pensa di essere l'elefante. Questo è anche il rapporto della Meloni con Elon Musk che ora vuole fornire sistemi di sicurezza nelle comunicazioni degli Stati che dovrebbero coprire tutto il mondo, e per l'Italia si parla di un contratto da 1,5 miliardi per usare Starlink nelle comunicazioni protette di esercito e servizi segreti; un ultra miliardario americano che grazie alla vittoria di Trump è diventato una sorta di padrone del mondo non certo virtuale, anche se è in nome dell'intelligenza virtuale che ha fatto i miliardi e che continua a farli.
Queste cose ci danno la visione diretta di quello che sta avvenendo e di quello che avverrà.
Qui non si tratta di essere ottimisti o pessimisti, ma di capire che siamo ancora inadeguati ad avere un movimento di lotta e di organizzazione dei proletari, a costruire una risposta dei proletari a questa situazione.
Siamo stati contenti che c'è stato lo sciopero generale il 29 novembre, indetto da Cgil e Uil. Siamo sempre in prima fila quando sindacati di base, che sono una forza di minoranza nelle file del movimento operaio e proletario, indicono iniziative di lotta, poi là dove siamo presenti facciamo di tutto perché ci siano delle lotte. Però siamo di fronte a un rapporto di forza largamente squilibrato per i livelli di organizzazione che abbiamo. Non esiste un sindacato di classe che unisca la parte più rilevante dei lavoratori; il tipo di forza che siamo in grado di mettere in campo come movimento proletario e delle masse popolari non è assolutamente adeguata al grado di lotta necessaria oggi in cui il sistema capitalista mostra le sue caratteristiche peggiori. Sempre abbiamo detto che il capitalismo è sfruttamento, miseria, precarietà, guerra, razzismo, repressione, tagli dei servizi sociali, ecc, questo lo potremmo dire sempre, però poi al peggio non c'è mai fine, per cui in ogni fase è come se vedessimo che c'è qualcosa di ancor peggio che deve arrivare. L'unica vera “speranza” è che a un certo punto tutto questo sia la scintilla che incendia la prateria. Perché senza una scintilla che incendia la prateria, senza costruire la forza necessaria per rovesciare governo, Stato, questo sistema, non c’è soluzione. Noi dobbiamo fare la rivolta sociale – di cui ora è costretto a parlare il demagogo, Landini – ma che diventi una vera rivoluzione, con “morti e feriti”. Perché i morti e feriti in tempi di pace ci sono eccome, perché sono falsi tempi di pace; a livello mondiale ci sono guerre che si estendono ovunque, dove muoiono migliaia e migliaia di persone, c'è il genocidio del popolo palestinese, ci stanno i morti sul lavoro, ci stanno gli effetti devastanti della crisi che producono le malattie e perfino le pandemie. Quindi i morti, i feriti ci sono e normalmente sono nostri, e i profitti sono loro. Allora ci sarà il tempo che i morti, i feriti siano loro e il cambiamento sociale, il miglioramento reale della vita delle persone, siano nostri?
Noi lavoriamo tutti i giorni, si fanno lotte, piccole, grandi, si cerca di resistere, di strappare condizioni migliori per i lavoratori, si fanno anche le manifestazioni, però non costituiscono quella massa critica necessaria per opporre a questo sistema l'anti sistema, la rivolta sociale, la rivoluzione. E sbagliato pensare che ci siano soluzioni in questo sistema. E sbagliato dire: sì, però la rivoluzione non si può fare; è sbagliato pensare che è meglio accontentarsi di quello che si riesce a strappare piuttosto che pensare alla rivoluzione. Questo è falso. La rivoluzione è l'unica soluzione. Chiaramente le rivoluzioni si costruiscono; la costruzione della rivoluzione non vuol dire scioperi che diventano sempre più grandi. Non è una cosa che puoi pianificare a tavolino in una sede.
Noi abbiamo da costruire il partito della rivoluzione, abbiamo da costruire il fronte delle forze che vogliono fare la rivoluzione, abbiamo da costruire la strategia, la tattica, gli strumenti per farla, gli strumenti della lotta rivoluzionaria. Abbiamo da fare questo.
Certo anche la costruzione del partito comunista rivoluzionario ha avuto un processo di degrado. Il più grande partito, il Pci, che era partito bene è finito male, fino a sparire. Il partito comunista che storicamente ci ha guidato nell'unica rivoluzione che alla fine questo paese ha fatto, la Resistenza, che è stata una vittoria sul fascismo temporanea, in una prospettiva di rinascita e trasformazione sociale che poi non è continuata, è stato lo stesso partito che il giorno dopo ha amministiato i fascisti, è andato al governo coi democristiani, ha dato linfa al sistema capitalista, dicendo che l’Italia sarebbe uscita per sempre dal fascismo, dalle guerre, che avremmo avuto una vera democrazia… e ci troviamo con la Meloni. Quindi, il partito comunista è stato il fattore di vittoria e il fattore di sconfitta. Berlinguer ha perseguito la via del “compromesso storico” e su questa base ha pensato di alleare i partiti, che sarebbero stati resi più deboli dalla forza del partito comunista, per pilotare verso un nuovo governo, ma è il partito comunista che muore e non la democrazia cristiana.
In questo scenario si è provato un movimento rivoluzionario per rovesciare lo stato delle cose, e in quel periodo sono nati tanti gruppi rivoluzionari, sono camminate delle teorie, posizioni, pratiche, si sono ottenuti anche dei risultati: lo statuto dei lavoratori, nelle fabbriche sono nati i consigli di fabbrica, scuole sicuramente migliori, il sistema sanitario nazionale, ecc; cioè tutta una serie di conquiste, non certo il mondo che vogliamo, che però si sono ottenute con un movimento "rivoluzionario", a dimostrazione che quando si lotta per la rivoluzione si ottengono anche delle riforme momentanee.
Quindi tutti coloro che dicono che l'obiettivo delle lotte non è la rivoluzione, non è vero che ottengono salari, case, lavoro, non è vero che difendono l'esistente, lo perdono.
Certo nel 68/70, ci abbiamo provato e siamo stati sconfitti. Bisognava ricostruire un partito comunista, bisognava ricostruire la lotta armata. che vi è stata in parte perché in quell'anno sono nate le Brigate Rosse che raccoglieranno 4000 operai delle grandi fabbriche.
Ma non bastava. Occorreva il partito comunista, occorreva un fronte unito, che tutto il movimento rivoluzionario avesse trovato una strada unica per poter combattere questo sistema. Abbiamo avuto errori nelle file del nostro movimento, perché ogni movimento quando nasce si sviluppa, fa 1/2 cose buone, altre sbagliate; ma è normale, chiunque nella vita, pure nella sua vita quotidiana, sa bene che è così. Però allora la borghesia, il sistema imperialista si sono presi paura. Se il 68, il 69, l'autunno caldo avessero vinto, si sarebbe fermata la macchina distruttiva che oggi ci fa parlare di nuova guerra mondiale, ci fa parlare di moderno fascismo, ci fa parlare di morti sul lavoro, di persone che non si possono curare, che vanno al pronto soccorso e non devono essere assistite, ci fa parlare di una marea di femminicidi, ecc. ecc.
Noi vogliamo ricostruire quella situazione in condizioni che sicuramente sono diverse, ma è lo stesso sistema che sta creando le condizioni. Per ricostruire devi distinguere anche le cose giuste e le cose sbagliate che in quel movimento ci sono state. Era ed è sbagliata per esempio la concezione delle organizzazioni combattenti di colpire nel mucchio, gli attentati non risolvono il problema, se non ci sono le masse tu non puoi realmente vincere contro gli eserciti dello Stato borghese - e questa chiaramente è una lezione che i compagni delle Brigate Rosse hanno pagato sulla loro pelle - E poi ci sono lezioni per tutti, per potere capire cosa dobbiamo fare e cosa non dobbiamo fare.
Oggi c'è bisogno di ripartire da dove abbiamo lasciato.
Bisogna rifare il Partito e lo devono rifare i lavoratori. I lavoratori che in qualche maniera stanno già in movimento, si stanno già organizzando. Tanti lavoratori stanno cercando in maniera un pò confusa di costruire l’organizzazione. Ma è necessario che i lavoratori uniscano pratica e teoria, si leggono gli opuscoli della Formazione operaia, seguano la Formazione marxista, seguano il giornale parlato e stampato della Controinformazione rossoperaia; perché la formazione è decisiva, ci vuole lo spirito di lotta, la coscienza, ma anche la formazione. Perché noi dobbiamo capire bene le cose, non basta che ci arrabbiamo, abbiamo a che fare con personaggi sempre peggiori il cui scopo è fermare la rivoluzione.
I cosiddetti “decreti sicurezza” puntano a vietare lo sciopero, a colpire le manifestazioni, a impedire che gli studenti si muovano per la Palestina, a creare una situazione in cui la minaccia della repressione, del carcere faccia da deterrente. Lo Stato borghese si organizza per reprimere la possibilità di una rivoluzione. Lenin diceva: la borghesia vede dietro ogni sciopero l'idra della rivoluzione, e colpisce non tanto per l’azione in sé – e oggi i lavoratori stanno chiedendo obiettivamente, nelle lotte che fanno, davvero poco: rinnovare un contratto di lavoro, ecc., eppure la borghesia sa che quando i lavoratori si mettono in moto, quando tra di loro c'è chi ha idea di quello che bisogna fare, allora dietro ogni sciopero vede l'idra della rivoluzione, pensa che questa forza virtuale può diventare una forza materiale che permetterà a noi di marciare dal piccolo al grande. Questo è accaduto nella lotta partigiana ed è stato così ovunque, nella grande rivoluzione d'ottobre in Russia e così via.
Noi oggi dobbiamo puntare alla rivoluzione. Dobbiamo continuare a fare tutte le lotte che stiamo facendo, ma dobbiamo puntare alla rivoluzione. E quindi dobbiamo organizzarci in partito. Un partito che comprende la formazione che comprende i piccoli passi, perché senza piccoli ma determinati passi non si può crescere. Dobbiamo trasformare la quantità in qualità, si devono organizzare coloro che oltre ad essere i primi nella lotta indicano pure gli strada a tutti quelli che stanno dietro.
Lo stesso capitalismo sta spingendo alla lotta più generale, politica. Il capitalismo oggi è feroce con i suoi governi, ma sta dando a noi l’opportunità perché nelle file delle masse ci siano i suoi “becchini”. Perché il proletariato che nasce col capitalismo è il "becchino" del capitalismo. Il soggetto collettivo che lottando per la trasformazione trasforma anche se stesso, cioè diventa capace e impara a nuotare nuotando, come dice Mao.
Ecco, questo lavoro dobbiamo fare, e quest'anno dobbiamo fare un passo in avanti su questo lavoro. Naturalmente auspichiamo che tutti i compagni di altri gruppi, di altre realtà facciano questo lavoro, se lo faranno ci troveremo tutti insieme. Dobbiamo contare sulle nostre forze, e contare su tutti coloro che fanno un lavoro simile. Questo è il passaggio in più che dobbiamo fare per l'organizzazione del partito della rivoluzione portando in tutte le lotte la possibilità, la crescita, non solo numerica ma della coscienza, della nostra capacità. Questo dobbiamo farlo quest'anno. Fra un anno diremo se abbiamo fatto passi avanti.
Quest'anno, quindi, non solo bisogna lottare di più, legare la lotta economica alla lotta politica contro governo, Stato, sistema del capitale, ma bisogna studiare di più per migliorare la nostra formazione *, per trovare insieme la strada.
* Il professor Di Marco è un professore che viene a spiegare le leggi reali del capitalismo. I professori normalmente fanno ben altro; nelle università si ingrassano, sfruttano i ragazzi a fare le ricerche e poi loro le pubblicano, e a volte usano l'università per collocarsi poi nella politica e negli affari. Ma ci sono quelli che non lo fanno e che vengono invece tra i lavoratori a parlare di Marx, parlandone a “livello universitario” perché non sta scritto a nessuna parte che agli operai devi fare la “pappardella”, gli devi dire cose che già sanno. Di Marco rispetta la lotta dei lavoratori, ed è contento quando sta con loro. Lui che sta aiutando i lavoratori a trasformarsi, ne viene trasformato. Negli anni 70, nel famoso Autunno caldo, è successo che tanti professori di questo tipo si sono posti al servizio della lotta degli operai. Questa storia è stata già fatta e quindi se si è fatta si può rifare.
Se facciamo un decimo di tutto questo, pensiamo che questo sarà un buon anno. E questa volta il buon anno ce lo diremo alla fine.
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