Purtroppo noi non ce ne meravigliamo - Il Codacons ha voluto fare un ricorso inutile, avventurista e demagogico.
Ma non si dica che valgono di più dei cavilli giuridici della giustizia per migliaia di operai e cittadini dei quartieri inquinati.
Nel libro che abbiamo preparato sulle principali udienze del processo di 1° grado si dimostra ampiamente, anche dalle stesse dichiarazioni degli avvocati dei Riva e complici, che questo processo era ed è politico, che la sentenza di annullamento di 7 anni di processo rimane un grande favore a Riva e complici e un ulteriore schiaffo agli operai e popolazione.Ma, come abbiamo detto dal primo momento, nessuno si illuda, non finisce qui...
Riportiamo dalla presentazione del Libro: "Un lungo processo raccontato attraverso 7 anni di udienze dal 2014 al 2021", una parte che tratta dei precedenti tentativi fatti in questi 7 anni dagli avvocati di padron Riva per spostare il processo da Taranto a Potenza
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"Il processo Ilva è una sorta di sintesi di quello che il capitalismo. Marx se fosse vissuto ora sarebbe stato ultra interessato ad un processo come questo.
Il capitalismo a Taranto è come se avesse sintetizzato gli aspetti più esemplari in negativo di quello che il capitalismo che unisce agli effetti sempre più criminali di iper sfruttamento e quelli assassini di morte per il profitto. Oggi poi è come una bestia feroce, che ormai sta per cadere ma purtroppo non cade da sola, che diventa ancora più aggressiva.
Noi in questo stesso periodo abbiamo iniziato una Formazione marxista proprio sul Capitale, rivolta agli operai, ai giovani soprattutto che vogliano effettivamente capire, avere gli strumenti di analisi.
Ecco è come se stiamo dicendo le stesse cose, stiamo parlando del processo Ilva, stiamo parlando della Formazione sul Capitale di Marx che ci spiega a più di 150 anni di distanza il processo di produzione capitalista; ma che ci spiega nello stesso tempo che questo processo di produzione non è immortale. Però perché effettivamente muoia e si passi a un altro modo di produzione, che chiaramente non può essere questo presente solo “migliorato”, occorre che i “becchini” del capitale – come diceva Marx - gli operai, si organizzino e lottino per rovesciare questo sistema.
Tutto questo c’è nella vicenda Ilva.
In Ilva, dopo padron Riva che sembrava il massimo criminale, è venuto Mittall, che sul mettere
all'inquinamento, sulle condizioni di lavoro degli operai non è stato differente dai Riva; nel capitalismo tutti sono criminali; c'è chiaramente chi è più criminale dell'altro, ma avere una minima illusione che ad un padrone come Riva si possa sostituire un padrone, una multinazionale che rispetti i lavoratori, la popolazione è suicida.Nel processo Ilva “Ambiente svenduto” tutte le udienze, sono state importanti. Alcune sono state lunghissime, dalla mattina alle 8 alle 20 della sera, alcune anche difficili da seguire, soprattutto quelle dei periti, perché erano molto tecniche.
Ma ogni udienza non era neutra, in ogni testimonianza, ogni intervento, ogni analisi c'era la lotta di classe.
Dalle testimonianze degli organi di controllo che dicevano come e soprattutto perché vi erano le emissioni nocive; agli avvocati degli imputati che invece davano tutta un'altra interpretazione sia dei dati, sia chiaramente della responsabilità dell’Ilva dell’inquinamento: “chi l'ha detto che viene dall'Ilva? A Taranto c'è l'arsenale, ci sono tante altre fabbriche-…”; agli interventi di “azzeccagarbugli” che si arrampicavano sugli specchi per smentire i dati scientifici.
Tra tutte le udienze sono tre gruppi di udienze che mostrano le questioni di più esemplari.
Primo, proprio gli interventi degli avvocati degli imputati. Questi hanno dichiarato in lunghe arringhe, la sostanza: è il capitalismo, bellezza… Che caspita volete? Ma veramente pensavate una fabbrica siderurgica potesse stare fianco a fianco con le pecore, con le campagne coltivate, con le case dei Tamburi…?. Erano quelle campagne, era il quartiere che si doveva allontanare...
E hanno detto parecchie altre cose quando per ben quattro volte - nella fase dell’Udienza preliminare, nel processo di primo grado – hanno presentato le richieste di trasferimento del processo a Potenza, e tutte e quattro volte le sono state respinte anche dalla Cassazione; poi è stata ripresentata nel processo d’Appello trovando un cavillo, tecnico-legale, e hanno vinto.
Ma la prima volta per chiedere il trasferimento hanno esposto un documento politico; di cavilli tecnico-legali non c’era neanche l’ombra, era tutto politico.
Sono questi avvocati dei Riva che parlano dell'enorme portata dimensionale di una fabbrica come l’Ilva, due volte Taranto, come della pervasività totalizzante su pressoché ogni aspetto della vita del territorio, per dimostrare l'ineliminabile legame che intercorre tra lo stabilimento e la città. E chiaramente lo dicevano per dire non possiamo fare il processo a Taranto. Dicevano: all’atto dell’insediamento della fabbrica “si registra un incremento della popolazione attiva e residente a Taranto. Tali indici numerici forniscono l'immagine già di un mutamento strutturale e di per sé rivoluzionario del tessuto economico, sociale e democratico della città di Taranto… cosicché il processo giurisdizionale necessariamente assume un contenuto rivoluzionario…”. Loro lo dicono! “Perché – dicono – è parte costitutiva di un più ampio processo storico, potenzialmente atto a determinare il mutamento radicale dell'assetto socio economico locale…”Più chiaro di così si muore!
Ma un'altra questione importante, che c'è sempre nel documento presentato all'epoca da questi avvocati, è lo smantellamento di fatto dei piani chimerici, “restauratori” di una parte degli ambientalisti che dicono che “la vera natura di Taranto era ed è quella agricola, della pesca e anche potenzialmente del turismo a cui dobbiamo tornare”.
Gli avvocati degli imputati hanno dato nelle loro arringhe anche un quadro della situazione di Taranto nel periodo storico in cui l'Ilva è stata insediata – e all’epoca anche il Pci, i sindacati volevano che la fabbrica venisse a Taranto perché vi era stata una rivolta per la mancanza di lavoro, con due operai morti – “Guardate – dicono gli avvocati - che a Taranto vi era un ridimensionamento dell'Arsenale come degli altri stabilimenti militari, vi era la scomparsa della piccola industria nella crisi irreversibile di una struttura industriale legata esclusivamente alle vicende militari. Vi era una situazione difficile dell’agricoltura che viveva in condizioni precarie…”; poi c’era la forte crisi del settore edile, con centinaia di licenziamenti, ecc. Quindi questa era la situazione a Taranto, ed era vera. Quindi – dicono gli avvocati - che volete? Anzi ci dovete ringraziare…
E oggi, diciamo noi, non si può dire, allora torniamo alla Taranto che fu.
Ma gli avvocati dei Riva e complici hanno detto anche un’altra cosa per avvalorare la richiesta di trasferimento del processo da Taranto. Hanno parlato del timore di una rivolta a Taranto, una rivolta degli operai, della popolazione. “Attenzione – hanno detto - che a Taranto il rischio se continuiamo il processo qui è di una rivolta” E fanno tutto un elenco dettagliato: c'è stata la rivolta operaia nel 2012 in cui per tre giorni da Taranto non si poteva neanche passare né dal nord né dal sud; c’è stato il blocco delle strade statali da parte degli operai nei mesi successivi, manifestazioni di migliaia di cittadini, ecc. ecc. Per concludere: “Ma vi rendete conto del pericolo?”
Quest'aspetto, quelle dichiarazioni fatte nel processo di 1° grado degli avvocati dei padroni e di tutti i loro complici, politici, istituzionali, ecc. sono importanti perché, al di là della loro volontà di dimostrare che il processo non si poteva tenere a Taranto, dimostrano quanto questo processo sia politico, espressione della lotta di classe.
I padroni e i loro complici dicono: che volete? Questo è il capitalismo!
Non è colpa nostra se vi sono le pecore, sono le pecore che se ne dovevano andare, sono gli abitanti dei tamburi che se dovevano andare, è il quartiere che deve essere spostato, ecc.
E’ importante perché è come se il capitale raccontasse se stesso. E mostra come non ci sono alternative a questo modo di produzione criminale, per il profitto, fermo restando questo sistema. Ed è, quindi, questo sistema che va rovesciato. Perchè “nocivo è il capitale, non la fabbrica”.
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