Riprendiamo dal Cap. IV di Stato e rivoluzione, in cui Lenin riporta le "spiegazioni complementari di Engels", le parti che riteniamo più essenziali per lo scopo di questa Formazione: la comprensione di cosa è lo Stato borghese e cosa fa lo Stato nelle mani del proletariato, della maggioranza della popolazione, uno "stato non stato", che abolendo le classi estingue sè stesso, la sua necessità.
Tanto c'è in questo capitolo, che chiaramente va letto tutto, ma ora è necessario concentrare l'attenzione.
Cosa esattamente uguale oggi.
Lenin scrive: "...Il marxismo ha sempre insegnato che con l'abolizione delle classi si compie anche l'abolizione dello Stato. Il passo a tutti noto dell'Antidühring sull'"estinzione dello Stato" rimprovera gli anarchici non tanto di essere per l'abolizione dello Stato, quanto di pretendere che sia possibile abolire lo Stato "dall'oggi al domani".
"...Se la lotta politica della classe operaia - scriveva Marx deridendo gli anarchici e la loro negazione della politica - assume forme violente, se gli operai sostituiscono la loro dittatura rivoluzionaria alla dittatura della classe borghese, essi commettono il terribile delitto di leso-principio, perché per
soddisfare i loro miserabili bisogni profani di tutti i giorni, per schiacciare la resistenza della classe borghese, invece di abbassare le armi e di abolire lo Stato, essi gli dànno una forma rivoluzionaria e transitoria..." [31] (Neue Zeit, 1913-1914, A. XXXII, vol. I, p. 40).E' contro questa "abolizione" dello Stato, - e solo contro questa, - che Marx si levava nella sua polemica contro gli anarchici! Non contro I'idea che lo Stato scompare con la scomparsa delle classi, o sarà abolito con la abolizione delle classi, ma contro la rinuncia degli operai a fare uso delle armi, della violenza organizzata, vale a dire dello Stato, che deve servire a "schiacciare la resistenza della classe borghese...".
Gli anarchici che sembrano quelli più "tozzi e duri", più a favore della violenza rivoluzionaria, sono invece degli "agnellini" quando si tratta, si tratterà, di esercitare la massima violenza rivoluzionaria della maggioranza contro la minoranza della classe capitalista, dei ricchi, dei suoi uomini che hanno usato il loro Stato borghese per reprimere, per opprimere, per sfruttare e far vivere nella miseria le masse.
Continua Lenin, in maniera molto chiara: "...Perchè non si travisi il vero significato della sua lotta contro l'anarchismo. Marx sottolinea intenzionalmente "la forma rivoluzionaria e transitoria" dello Stato necessario al proletariato. Il proletariato ha bisogno dello Stato solo per un certo periodo di tempo. Quanto all'abolizione dello Stato, come fine, noi non siamo affatto in disaccordo con gli anarchici. Affermiamo che per raggiungere questo fine è indispensabile utilizzare temporaneamente, contro gli sfruttatori, gli strumenti, i mezzi e i metodi del potere statale, così com'è indispensabile, per sopprimere le classi, stabilire la dittatura temporanea della classe oppressa. Nel porre la questione contro gli anarchici, Marx sceglie il modo più incisivo e più chiaro: abbattendo il giogo dei capitalisti, gli operai debbono "deporre le armi" o rivolgerle contro i capitalisti per spezzare la loro resistenza? E se una classe fa sistematicamente uso delle armi contro un'altra classe, che cosa è questo se non una "forma transitoria" di Stato?..."
"...Tutti i socialisti - scrive Engels - sono d'accordo in ciò, che lo Stato politico e con lui l'autorità politica scompariranno in conseguenza della prossima rivoluzione sociale, e cioè che le funzioni pubbliche perderanno il loro carattere politico, e si cangieranno in semplici funzioni amministrative veglianti ai veri interessi sociali. Ma gli anti-autoritari domandano che lo Stato politico autoritario sia abolito d'un tratto, prima ancora che si abbiano distrutte le condizioni sociali, che l'hanno fatto nascere. Essi domandano che il primo atto della rivoluzione sociale sia l'abolizione dell'autorità. Non hanno mai veduto una rivoluzione questi signori? Una rivoluzione è certamente la cosa più autoritaria che vi sia; è l'atto per il quale una parte della popolazione impone la sua volontà all'altra parte col mezzo di fucili, baionette e cannoni, mezzi autoritari, se ce ne sono; e il partito vittorioso, se non vuol avere combattuto invano, deve continuare questo dominio col terrore che le sue armi ispirano ai reazionari. La Comune di Parigi sarebbe durata un sol giorno, se non si fosse servita di questa autorità di popolo armato, in faccia ai borghesi? Non si può al contrario rimproverarle di non essersene servita abbastanza largamente?...".
Lenin, con Engels, Marx, rimprovera agli anarchici non l'idea dell'abolizione dello Stato, ma il fatto che questo non si potrebbe fare da un giorno all'altro, vorrebbe dire che il proletariato si priverebbe il giorno stesso della presa del potere, della sua "arma" di potere, e quindi si suiciderebbe. Come possono essere così ingenui gli anarchici? L'anarchismo è l'espressione della piccola borghesia rivoluzionaria, che fa anche lodevoli azioni contro la borghesia il suo Stato, soprattutto contro la sua funzione repressiva; ma aborre ogni "autorità", e quindi anche l'autorità del potere del proletariato; aborre con la concezione individualista l'autorità collettiva del popolo armato. E giustamente domanda Engels: Ma "hanno mai veduto una rivoluzione questi signori?"..."che è certamente la cosa più autoritaria che vi sia?"
Dice Lenin: "...L'idea che si fanno gli anarchici dell'abolizione dello Stato è confusa e non rivoluzionaria: ecco come Engels impostò la questione. E' proprio la rivoluzione, nel suo sorgere e nel suo sviluppo, nei suoi compiti specifici rispetto alla violenza, all'autorità, al potere, allo Stato, che gli anarchici si rifiutano di vedere..."
Poi Lenin, riprendendo sempre Engels, fa una dura critica all'opportunismo, che lascia il monopolio della denuncia dello Stato agli anarchici.
"...La socialdemocrazia ufficiale e dominante ha eluso di solito il problema dei compiti concreti del proletariato nella rivoluzione, o con un semplice sarcasmo da filisteo, o, nel migliore dei casi, con questa battuta sofistica ed evasiva: "Si vedrà poi!". Gli anarchici erano in diritto di rimproverare, a una tale socialdemocrazia, di venir meno al suo dovere di educare in uno spirito rivoluzionario gli operai..."
Quanto è attuale questa critica! Anche oggi, gli anarchici, soprattutto nella lotta contro lo Stato repressivo, la polizia, hanno visibilità - giustamente - ma anche perchè chi si dice comunista, rivoluzionario non fa una effettiva lotta contro lo Stato, si sottrae, o con discorsi da "papa" che tutto sa, tutto "spiega" ma niente fa al momento opportuno e necessario; o perchè non dice e non fa nulla, punto e basta, per vile opportunismo - Un esempio esemplare su questo è stata la battaglia per Cospito contro la detenzione in regime di 41bis, una battaglia giusta, che di fatto varie forze comuniste, ma opportuniste l'hanno lasciata fare agli anarchici, quando era ed è una battaglia da impugnare, esemplare per la denuncia della vera natura dello Stato borghese, occasione per estendere a livello di massa questa denuncia. E noi di proletari comunisti che invece l'abbiamo fatta possiamo ben dirlo.
Nel proseguire il testo, Lenin torna all'esempio eroico della Comune di Parigi, per tornare al fatto che lo Stato in mano al proletariato rivoluzionario non è affatto Lo Stato di prima solo un pò modificato, ma un "stato non stato".
"La Comune - scrive Lenin - non era più uno Stato nel senso proprio della parola": ecco l'affermazione di Engels, fondamentale dal punto di vista teorico... La Comune cessava di essere uno Stato nella misura in cui essa non doveva più opprimere la maggioranza della popolazione, ma una minoranza (gli sfruttatori); essa aveva spezzato la macchina dello Stato borghese; invece di una forza particolare di oppressione, era la popolazione stessa che entrava in campo. Tutto ciò non corrisponde più allo Stato nel senso proprio della parola. Se la Comune si fosse consolidata, le tracce dello Stato si sarebbero "estinte" da sé: la Comune non avrebbe avuto bisogno di "abolire" le sue istituzioni: queste avrebbero cessato di funzionare a mano a mano che non avrebbero più avuto nulla da fare..."
Ecco perchè lo Stato si estingue. Perchè le sue funzioni, i suoi organi non hanno più ragione di esistere, una volta che sono demandate ai rappresentanti della popolazione. Pensiamo a tutte le funzioni burocratiche, vessatorie, costose svolte oggi da organi statali. Funzioni che sono o inutili, perchè vessatorie - pensiamo a tutte le miriadi di tasse, balzelli, di multe, sanzioni che per esigerle, con la imposizione e a volte repressione, la borghesia mantiene in piedi delle istituzioni elefantiache che costano alle masse popolari; o sono funzioni semplici che possono benissimo essere svolte da una parte della popolazione, che comunque impiegheranno un numero nettamente inferiore di lavoratori rispetto a gli impiegati degli uffici statali di oggi.
"...La Comune - scrive Engels - dovette riconoscere sin dal principio che la classe operaia, una volta giunta al potere, non può continuare ad amministrare con la vecchia macchina statale; che la classe operaia, per non perdere di nuovo il potere appena conquistato, da una parte deve eliminare tutto il vecchio macchinario repressivo già sfruttato contro di essa, e dall'altra deve assicurarsi contro i propri deputati e impiegati, dichiarandoli revocabili senza alcuna eccezione e in ogni momento...".
Quante volte sentiamo la gente dire: sì, va bene; questo potrà succedere all'inizio del potere proletario, ma poi anche questo potere si corromperà e si tornerà come prima... Queste idee qualunquiste, che servono solo a stare fermi, a non lottare, a non aspirare a una nuova società, sono cieche. Non comprendono che lo stato nelle mani del proletariato non è, ripetiamo, lo stesso Stato borghese, ma tutt'altro stato dal primo giorno, uno stato che pone subito i mezzi, i principi perchè non si torni indietro. Chi dice: non è possibile non basa le sue concezioni sulla realtà, sulle esperienze concrete fatte nella storia dal proletariato. Certo, il potere proletario sia nella Comune di Parigi, sia nella Russia sovietica, sia nella Cina popolare, ha perso, è stato sconfitto dalla restaurazione della borghesia; ma nelle sue esperienze - che sono le uniche lezioni vive da cui imparare oggi - non ha mai tradito i principi su cui aveva fondato il nuovo sistema statale.
E perchè e come lo realizzò, Lenin lo spiega, con le parole di Engels, guardando sempre alla Comune di Parigi:
"...la Comune - continua Engels - applicò due mezzi infallibili. In primo luogo, assegnò elettivamente tutti gli impieghi amministrativi, giudiziari, educativi, per suffragio generale degli interessati e con diritto costante di revoca da parte di questi. In secondo luogo, per tutti i servizi, alti e bassi, pagò solo lo stipendio che ricevevano gli altri lavoratori. Il più alto assegno che essa pagava era di 6.000 franchi [*]. In questo modo era posto un freno sicuro alla caccia agli impieghi e al carrierismo..."
"...per sopprimere lo Stato - dice Lenin - è necessario sopprimere le funzioni del servizio statale in operazioni di controllo e di registrazione, talmente semplici da essere alla portata dell'immensa maggioranza della popolazione e, in seguito, di tutta la popolazione. Ma per sopprimere completamente il carrierismo, bisogna che un impiego statale "onorifico", anche se non retribuito, non possa servire di passerella per raggiungere impieghi molto lucrativi nelle banche e nelle società anonime, come sistematicamente avviene in tutti i paesi capitalistici, anche i più liberi..."
Infine, è importante, anche per l'oggi, questo ultimo pezzo che riportiamo di Lenin.
"...Ancora due osservazioni: 1) Quando Engels dice che nella repubblica democratica "non meno" che nella monarchia, lo Stato rimane "una macchina per l'oppressione di una classe da parte di un'altra", ciò non significa affatto che la forma d'oppressione sia indifferente per il proletariato, come "insegnano" certi anarchici. Una forma più larga, più libera, più aperta, di lotta di classe e di oppressione di classe facilita immensamente al proletariato la sua lotta per la soppressione delle classi in generale. 2) Perchè soltanto una nuova generazione sarà in grado di scrollarsi dalle spalle tutto il ciarpame statale? Questo problema è connesso a quello del superamento della democrazia, del quale parleremo ora...".
Il primo punto non ha a che fare con l'indifferentismo rispetto ai governi, col vedere - e non certo solo oggi da parte degli anarchici, ma anche e soprattutto da parte di chi si dice comunista - nessuna differenza tra l'attuale governo Meloni e l'attuale azione dello Stato e gli altri governi, nessuna differenza tra la natura chiaramente reazionaria di tutti i governi dei padroni e la rapida marcia verso un moderno fascismo dell'attuale governo?
Il secondo punto è altrettanto significativo, perchè una nuova società richiede una "nuova generazione" che si "scrolli di dosso" tutte le concezioni, "il ciarpame", di cui anche le masse si cibano in questo sistema marcio ( e qui di esempi ce ne sarebbero a iosa, indichiamo uno per tutti: le concezioni barbare, patriarcaliste portate avanti anche da uomini proletari che portano ai femminicidi).
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