mercoledì 3 luglio 2024

pc 3 luglio - L’imperialismo italiano in “missione” in Cina alla ricerca di capitali e affari, soprattutto nel settore della costruzione di auto

 

L’imperialismo italiano in crisi, come lo sono tutti gli altri paesi imperialisti, è alla ricerca di affari in giro per il mondo. In questa occasione il governo guidato dalla fascista Meloni ha dato il compito al commesso viaggiatore in nome dei padroni, il ministro del Made in Italy Urso, di fare un viaggio di esplorazione e andare a bussare al Made in China. E “Sarà una prima ricognizione diplomatica per preparare il terreno alla visita di fine luglio della Premier Giorgia Meloni, quando potrebbero essere concretizzati degli accordi di investimento.” Soprattutto nel settore dell’auto.

Questo dopo che la Meloni aveva sbraitato, come suo solito e soprattutto per propaganda elettorale, che si doveva uscire dalla cosiddetta Via della Seta, il programma di sviluppo economico e commerciale cinese del valore di 1000 miliardi, programma dentro il quale si era infilato il governo precedente.

I padroni italiani, attraverso il loro quotidiano Il Sole 24 Ore, seguono con attenzione le manovre del

governo e oggi pubblicano un articolo su questo viaggio che chiamano “una missione da equilibrista”, proprio perché c’è stata l’uscita dalla Via della Seta, c’è in ballo lo scontro sui dazi alle importazioni cinesi (voluti innanzi tutto dagli Stati Uniti per combattere la concorrenza cinese), la sicurezza legata alla tecnologia delle reti 5 G…

Ma con il nuovo approccio “soft”, dice il giornalista, Urso farà finta di niente e parlerà con ministri e aziende cinesi come la CCIG (China City Industrial Group, produttore di autobus), Chery e Jac (auto elettriche), Weichai (motori), Mingyang, (rinnovabili)”.

“L'attenzione più alta è rivolta al fatidico secondo costruttore di auto da affiancare a Stellantis. Con il governo che forse si troverà un po’ in imbarazzo nel sostenere l'applicazione provvisoria dei nuovi dazi Ue sull’import dei modelli elettrici perorando al tempo stesso un'operazione produttiva in Italia che consentirebbe a un investitore cinese di sfuggire a questa tagliola.”

Come si vede, tra i tanti problemi legati all’industria e al commercio mondiale, il problema principale di questa manovra del governo è quello creato dalla Stellantis che di fatto sta smantellando il settore della produzione di auto; il governo da un lato continua nel suo compito di agevolare le multinazionali italiane a trovare altri sbocchi di mercato e dall’altro cerca di allentare la tensione nei centri di produzione auto sparsi per l’Italia che soprattutto per mano di Stellantis, appunto, vede migliaia di operai in cassa integrazione.

Le scelte e le decisioni del governo toccheranno gli operai italiani soprattutto del settore automotive (auto, elettriche e no, e autobus) che già hanno messo in campo diversi scioperi per le attuali condizioni: dalla cassa integrazione, ai trasferimenti forzati, ai ritmi, alla salute e sicurezza…

Questi possibili accordi con i cinesi per eventuali nuove fabbriche dovranno prevedere “agevolazioni” di ogni tipo ai nuovi padroni e ciò significa che per gli operai sarà necessario ancor di più organizzarsi e lottare, perché come abbiamo già detto la difesa del lavoro non verrà né dai padroni, né dal governo.

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