L’imperialismo italiano in crisi, come lo sono tutti gli
altri paesi imperialisti, è alla ricerca di affari in giro per il mondo. In questa
occasione il governo guidato dalla fascista Meloni ha dato il compito al
commesso viaggiatore in nome dei padroni, il ministro del Made in Italy Urso,
di fare un viaggio di esplorazione e andare a bussare al Made in China. E
“Sarà una prima ricognizione diplomatica per preparare il terreno alla visita
di fine luglio della Premier Giorgia Meloni, quando potrebbero essere
concretizzati degli accordi di investimento.” Soprattutto nel settore dell’auto.
Questo dopo che la Meloni aveva sbraitato, come suo solito e
soprattutto per propaganda elettorale, che si doveva uscire dalla cosiddetta
Via della Seta, il programma di sviluppo economico e commerciale cinese del
valore di 1000 miliardi, programma dentro il quale si era infilato il governo
precedente.
I padroni italiani, attraverso il loro quotidiano Il Sole 24 Ore, seguono con attenzione le manovre del
governo e oggi pubblicano un articolo su questo viaggio che chiamano “una missione da equilibrista”, proprio perché c’è stata l’uscita dalla Via della Seta, c’è in ballo lo scontro sui dazi alle importazioni cinesi (voluti innanzi tutto dagli Stati Uniti per combattere la concorrenza cinese), la sicurezza legata alla tecnologia delle reti 5 G…Ma con il nuovo approccio “soft”, dice il giornalista, Urso
farà finta di niente e parlerà con ministri e aziende cinesi come la CCIG (China
City Industrial Group, produttore di autobus), Chery e Jac (auto elettriche),
Weichai (motori), Mingyang, (rinnovabili)”.
“L'attenzione più alta è rivolta al fatidico secondo
costruttore di auto da affiancare a Stellantis. Con il governo che forse si
troverà un po’ in imbarazzo nel sostenere l'applicazione provvisoria dei nuovi
dazi Ue sull’import dei modelli elettrici perorando al tempo stesso
un'operazione produttiva in Italia che consentirebbe a un investitore cinese di
sfuggire a questa tagliola.”
Come si vede, tra i tanti problemi legati all’industria e al
commercio mondiale, il problema principale di questa manovra del governo è
quello creato dalla Stellantis che di fatto sta smantellando il settore della
produzione di auto; il governo da un lato continua nel suo compito di agevolare
le multinazionali italiane a trovare altri sbocchi di mercato e dall’altro cerca
di allentare la tensione nei centri di produzione auto sparsi per l’Italia che
soprattutto per mano di Stellantis, appunto, vede migliaia di operai in cassa
integrazione.
Le scelte e le decisioni del governo toccheranno gli operai italiani
soprattutto del settore automotive (auto, elettriche e no, e autobus) che già hanno
messo in campo diversi scioperi per le attuali condizioni: dalla cassa
integrazione, ai trasferimenti forzati, ai ritmi, alla salute e sicurezza…
Questi possibili accordi con i cinesi per eventuali nuove
fabbriche dovranno prevedere “agevolazioni” di ogni tipo ai nuovi padroni e ciò
significa che per gli operai sarà necessario ancor di più organizzarsi e
lottare, perché come abbiamo già detto la difesa del lavoro non verrà né dai
padroni, né dal governo.
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