Il quotidiano della grande stampa della finanza dei padroni, Milano Finanza, scrive: “Italia peggiore in Europa per perdita di potere d'acquisto, la guerra colpisce i salari. Uno studio rivela che gli stipendi reali degli ultimi quattro anni sono caduti dell'8%”.
E questo non è una novità per i lavoratori che la stanno pagando sulla propria pelle e non è una novità per noi che da tempo denunciamo lo stato della situazione, l'attacco ai salari, il calo dei salari e come il salario sia il motore della lotta sindacale di classe dei lavoratori. Invece, proprio sul fronte del salario non è stato fatto nulla. I recuperi nei contratti sono stati ridicoli.
Ma la cosa più impressionante è leggere tutto l'articolo che scrive Milano Finanza: “Retribuzione reale per dipendente giù dell'8% dalla fine del 2019 mentre nell'Eurozona (dove non è che ci siano fenomeni e non è che dilaghi la lotta salariale) però la perdita dei lavoratori è del 3%”. Dice sempre lo stesso giornale: “per Unicredit è l'effetto di richieste più limitate sugli stipendi, di rinnovi graduali dei contratti e assenza del salario minimo”. La prossima volta facciamo fare all'Unicredit la trattativa, facciamo fare alle banche la lotta per i salari a tutela dei lavoratori, perché quando Unicredit scrive questo dimostra, dal loro punto di vista, che in Italia non c'è un sindacato, che i sindacati confederali
sono complici dei padroni, alleati di essi nel taglio dei salari, nel contribuire alla diminuzione dei salari. Solo il sindacalismo di base ha fatto richieste di aumenti salariali seri, solo il sindacalismo di base ha insistito per i rinnovi dei contratti, vedi il caso della logistica e solo il sindacalismo di base e di classe si è battuto per il salario minimo, anche per legge, perché fosse una diga o un punto di riferimento per i milioni di lavoratori poveri degli appalti, in particolare degli appalti comunali e degli appalti della pubblica amministrazione.Queste richieste salariali avanzate non sono state portate avanti perché il dominio dei sindacati confederali e la passività dei lavoratori ai limiti della stupidità, ha fatto sì che i padroni hanno visto ingrassare i loro profitti durante la pandemia e oggi durante i periodi di guerra, mentre i lavoratori hanno visto calare i loro salari, per non dire quello che è successo per i lavoratori un pò più garantiti con le casse integrazioni permanenti e flessibili nelle grandi fabbriche che hanno permesso ai padroni di usare i lavoratori come schiavi, come lavoratori a giornate, hanno visto le buste paga dei lavoratori per effetto della cassa integrazione scendere al di sotto del minimo vitale. Anche su questo siamo noi che abbiamo insistito per un'integrazione salariale, governativa, per legge, della cassa integrazione dato che sul piano delle trattative non si conclude niente. Abbiamo detto di usare la questione pandemia per chiedere l’integrazione salariale tra la montagna di soldi buttati per i bonus per le biciclette, per l'assistente psicologico e per altre stronzate simili, sono soldi buttati per i dehors dei locali, per i bar, e in qualche maniera così se la sono cavata una buona parte di essi, invece per i lavoratori messi in cassa integrazione durante la pandemia, costretti a stare a casa, non c'è stata una lira di integrazione salariale.
Quindi padroni e sindacati ci hanno rubato il salario. Gli operai devono ribellarsi a padroni e sindacato e al governo che rappresenta i padroni e che in parte rappresenta i sindacati perché gli incontri i sindacati li hanno avuti, gli strilli di Landini non hanno prodotto nulla per i lavoratori.
L'Italia è stato il paese europeo con la maggiore discesa dei salari reali, cioè al netto dell'inflazione negli anni della pandemia e della guerra in Ucraina. Abbiamo strillato che carovita e guerra vanno insieme e non tanto per le spese militari - le spese militari i governi imperialisti in guerra non li tolgono dai salari, li tolgono dalle spese sociali, dalla sanità, dalla scuola e così via - quanto per il meccanismo normale di funzionamento del sistema capitalista. Leggere alcune pagine di “Salario, prezzo e profitto” di Marx apre gli occhi e permette di avere un indirizzo netto e chiaro nella lotta economica dei lavoratori certamente non è centrale perché per rovesciare padroni, governi nelle crisi, nelle guerre, ci vuole la lotta politica rivoluzionaria, ci vuole la lotta che attacca i governi, lo Stato del Capitale e i padroni e rimuove le cause di quello che succede. Ma la stessa lotta economica ha tutte le ragioni di essere una barriera minima di fronte all'attacco di padroni e governo, il funzionamento normale nel sistema capitalista. Una barriera minima che se viene impugnata diventa anche una scuola di lotta, una scuola di guerra che serve alla lotta politica per cambiare lo stato delle cose.
E invece dobbiamo leggere sui giornali padronali, in una pagina di Milano Finanza del 14 maggio, delle cose che sono nella vita quotidiana, nelle fabbriche, nei posti di lavoro e cioè che la retribuzione reale per dipendenti è scesa dell'8%.
Marco Valli, capo globale della ricerca della banca Unicredit, sui salari dice esattamente questo. “Certo, dice, la dinamica degli stipendi consente all'Italia un recupero di competitività rispetto al resto dell'Europa”, cioè i padroni si vedono favoriti nella guerra con i padroni esteri che sono stati “costretti” a concedere dei salari più alti di quelli italiani ma bassi relativamente alle retribuzioni che spetterebbero agli operai in tutta Europa, per non dire in tutto il mondo.
Però la Banca dice: “eh sì, sarà, però teniamo conto che i bassi salari impediscono la ripresa dei consumi di massa”. I lavoratori sono costretti a stringere la cinghia, a non arrivare alla fine del mese, non solo non possono permettersi, se non coi mutui, le spese sanitarie o il mantenimento, la casa, il mantenimento dei figli a scuola e alle Università ma sostanzialmente sono sempre meno per comprare spesso i beni essenziali, dai beni alimentari a quelli che servono per la vita di tutti i giorni. E questo chiaramente si riflette nei consumi e quindi nelle vendite della catena che dalla produzione tramite la circolazione arriva nella vita quotidiana dei lavoratori.
Il salario minimo. Giorgia Meloni, ultima arrivata e peggiore di tutti, una persona che non ha lavorato mai in vita sua, l'unico lavoro che si ricorda di aver fatto per qualche giorno è la baby sitter per Fiorello, mentre in realtà non ha mai lavorato, ha campato di politica, una parassita come Salvini e come tanti di loro, peggiore di coloro che rappresentano il Capitale ma almeno si guadagnano la pagnotta lavorando per i padroni ma lavorando, invece questa lavora solo per i padroni e piglia i soldi come una parassita e osa parlare di coloro che avevano il reddito di cittadinanza a cui viene tolto e che di fronte al salario minimo rispondono picche.
“Da molti anni la crescita delle retribuzioni in Italia è inferiore a quella degli altri paesi”. E si unisce alla bassa produttività che fa dell'Italia un anello debole della catena dei grandi paesi imperialisti, in Europa come nel mondo.
L'inflazione. Calo dei salari e inflazione vanno insieme, non sono uno l'effetto dell'altro. Contemporaneamente i lavoratori perdono salari e perdono ulteriormente il potere d'acquisto a fronte del carovita, come due processi congiunti del sistema capitalista e dei padroni e governo che li amministrano.
In questa catena dei padroni gli Stati Uniti sono andati meglio che l'Europa e questo è lo sviluppo ineguale del capitalismo scaricato a diversi livelli sugli operai di tutto il mondo.
“Non si vedono, dice questo Marco Valli di Unicredit, rischi di spirale tra salari e prezzi”.
Bastardi! Ce l'avete raccontata per televisione, voi bancari, voi autorità finanziarie, Visco ecc, voi Confindustria, voi governi, che non si possono aumentare i salari altrimenti si alimenta la spirale prezzi/salari. Il risultato è che i prezzi sono aumentati lo stesso, i salari sono calati al doppio. E ora dobbiamo assistere all'uomo dell'Unicredit che ci dice che “non si vedono rischi di spirali tra salari e prezzi”. Gli unici che si sono bevuti queste stronzate e le hanno accompagnate sono stati i partiti parlamentari della falsa sinistra, sono stati i dirigenti confederali - gli ineffabili dirigenti confederali - vero cancro del movimento sindacale ed espressione di quegli apparati e burocrazie dei lavoratori che hanno i loro interessi collocati nell'aristocrazia dei lavoratori ai danni della massa dei lavoratori che sono realmente sfruttati.
Su questo terreno dobbiamo considerare che arriverà il tempo della rivolta operaia che deve prendere come prima bandiera la lotta per il salario, arriverà il tempo degli scioperi selvaggi e prolungati come in altre fasi come in Italia negli anni ‘70, ma negli altri paesi europei, perfino negli Stati Uniti, non c'è bisogno di tornare agli anni ‘70.
Arriverà il tempo della lotta salariale? arriverà il tempo in cui la lotta salariale innescherà la rivolta dei lavoratori nelle fabbriche e nei posti di lavoro? arriverà il tempo in cui questo toglierà la maschera al sistema politico, comunicativo, che impone i salari bassi e il peggioramento costante delle nostre condizioni di vita e di lavoro?
A questo punto non ci rimane che aggiungere che questo domanda il sindacalismo operaio, di base, di classe. Certamente anche su questo terreno non è che i sindacati di base siano dei fenomeni, anzi, alcuni sindacati di base fanno piattaforme, più piattaforme, ma sono altrettante burocrazie. Abbiamo avuto l'esempio virtuoso delle lotte dei lavoratori della logistica ma poco più di questo. E chiaramente per noi rimangono centrali le fabbriche, grandi, medie, piccole.
Tu dici: ma abbiamo rinunciato al salario ma almeno abbiamo lavorato….. Ma quando mai? Invece cassa integrazione, disoccupazione, licenziamenti, chiusura delle fabbriche sono andati lisci.
Sì, non abbiamo difeso il salario ma almeno abbiamo dei contratti stabili…. Ma quando mai? i contratti sono sempre più passati da contratti a tempo indeterminato a contratti a tempo determinato e in questo discorso del tempo determinato il contratto multiservizi, il lavoro a chiamata, gli appalti al massimo ribasso che fanno sì che 5 milioni di lavoratori siano al di sotto di qualsiasi tipo di salario minimo. E non solo, ma ci si è ammazzati di lavoro per portarli a casa e ci si è ammazzati perché qualcuno è morto sul posto di lavoro perché è chiaro che dietro le morti sul lavoro c'è un lavoro in ogni condizione dettato dai soldi, cioè dai salari bassi.
E’ quindi la catena mostruosa - ma scientificamente in azione - del modo di produzione capitalista contro cui bisogna insistere, insistere, insistere e creare una controtendenza che richiede autonomia operaia, organizzazione, lotta di classe, guerra di classe che in una dinamica di scontro reale possa far camminare la volontà, il progetto di un rovesciamento generale del sistema dei padroni e che permetta agli operai di diventare la bandiera della rinascita dei lavoratori, del mondo del lavoro e, indirettamente, la trasformazione reale di questo paese.
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