La situazione per gli operai diretti e dell'appalto invece di andare avanti va indietro.
Nell'appalto ancora tanti lavoratori non sono tornati al lavoro, altri pur rientrati tuttora non hanno ricevuto gli stipendi non percepiti da gennaio fino al rientro; intanto per la cassaintegrazione, le altre 10 settimane aggiuntive, riconosciute in un decreto, non sono state autorizzate ancora dal Ministero del lavoro e peraltro l'Inps fa ostacolo alle ditte per la proroga di quella in corso, scadente il 20 maggio, sostenendo che sarebbero tornate al lavoro, quando questo non è vero per tutte e anche in ditte rientrate una parte dei lavoratori è ancora fuori.
Quindi anche chi lavora - tra l'altro molti con contratto a termine, proroghe - non ha certezza del domani. I padroni e padroncini dell'Aigi riprendono a minacciare fermate, perchè anche a loro i soldi promessi dei crediti in realtà non arrivano mai, e tutti: governo, banche, Sace, contribuiscono a rendere impossibile ottenere questi pagamenti. Le Ditte, chiaramente, a loro volta scaricherebbero ancora una volta sui lavoratori, mandandoli a casa o non pagando i salari.
Come ha detto stamattina un operaio: noi siamo l'ultima ruota - ma aggiungendo subito - ma sono le nostre ruote che tirano tutta la carrozza...
Ad Acciaierie la cassintegrazione si allarga e si estende nel tempo, anche a causa delle fermate per incidenti, ma sarebbe più giusto dire per impianti a "pezzi", che fanno rischiare anche gravi infortuni. I
soldi destinati dal governo per le manutenzioni urgenti sono una presa in giro, perchè non bastano assolutamente e arrivano anche con difficoltà. Tutto il resto: riavvio di altoforni e impianti, ristrutturazione con forni elettrici sembrano una "favola nera", per cui comunque ci vorranno anni e anni. Parlano, governo e commissari, di rilancio della produzione addirittura entro quest'anno (dovrebbe, secondo le dichiarazioni dei Commissari, passare da 1,5 mln di tonnellate attuali a 4 mln addirittura dopo l'estate), ma gli unici che ci credono sono i sindacati confederali. In realtà queste dichiarazioni servono, come ha detto uno dei Commissari, Fiore, ad ottenere la collaborazione dei sindacati.Intanto, in generale, via via il problema salariale sta diventando pesantissimo. Le stesse statistiche ora dicono che i salari sono fermi da anni e quindi con carovita, caro bollette, inflazione, in realtà sono andati indietro, dell'8% dal 2019, che l'Italia è il paese in Europa in cui i salari sono tra i più bassi. Per chi sta in cassintegrazione per periodi più o meno lunghi il salario non basta neanche per il minimo essenziale.
I sindacati non fanno nessuna seria battaglia su questo e anche la lotta per il rinnovo del CCNL metalmeccanico arranca.
Dopo l'incontro del 13 maggio a Roma con i commissari, tutti i sindacati confederali e l'Usb hanno propagandato di aver ottenuto il sì ad una integrazione di AdI alla cassintegrazione. Ma anche questa sembra più una balla per ora. Come si può leggere dal verbale dell'incontro che riportiamo sotto, i Commissari hanno risposto che "è in corso la valutazione" (campa cavallo); ma in ogni caso si tratta di crediti dei lavoratori che già dovevano avere (ratei di 13°, 14°, welfare, ecc.); non si tratta affatto di integrazione di soldi freschi.
Ma
tutta la situazione richiede non lamentale o peggio rassegnazione, ma
ribellione, lotta degli operai, organizzazione autonoma dai vertici
degli attuali sindacati, e, purtroppo, anche dall'Usb.
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