venerdì 17 maggio 2024

pc 17 Maggio -- Dalle università occupate e in lotta per la Palestina

 tratto da Infoaut

Torino si unisce alle mobilitazioni studentesche in solidarietà alla Palestina che da settimane hanno travolto gli atenei di tutto il mondo, occupando le sedi di Palazzo Nuovo, Fisica e la cittadella del Politecnico.




Queste occupazioni si inseriscono in un contesto di mobilitazione costante per la liberazione palestinese e non riguardano esclusivamente la realtà accademica, poichè il processo di militarizzazione delle università interessa la società nel suo complesso: gli atenei mettono al servizio di aziende belliche come Leonardo e Elbit System, risorse economiche, materiali e soprattutto umane per lo sviluppo di armi e tecnologie utilizzate a Gaza, nascondendosi dietro il meccanismo del dual use.

Dopo più di 7 mesi dall’inizio del genocidio, quasi 40 mila palestinesi uccis3 dall’esercito sionista e 76 anni di pulizia etnica e colonialismo, anche dalle università è necessario dare un segnale. Le notizie che in queste ore arrivano da Rafah e Jabalia ci fanno sentire ancora più forte la responsabilità di mettere in

campo iniziative di solidarietà concreta al popolo palestinese e di interrompere la complicità delle nostre istituzioni nel genocidio in corso.

L’assemblea inoltre denuncia la gravità dell’incontro che si è tenuto oggi tra i Ministri dell’Interno e dell’Università, e i rettori e le rettrici per la “gestione” delle occupazione, a dimostrazione dell’intervento sempre più manifesto della politica di governo nel controllo del dibattito politico nelle università. Un dibattito ed una presa di posizione che, invece, questa settimana saranno più vive che mai.

a Fisica Occupata.

Considerato il momento storico in cui viviamo, è nata spontaneamente, da un gruppo di student* di Fisica di Torino, la necessità di intraprendere un percorso di riflessione e lotta sul ruolo e sulle responsabilità della scienza all’interno delle dinamiche coloniali e belliche. Come comunità scientifica sentiamo il bisogno di interrogarci su questi temi e prendere una posizione forte sulla complicità del mondo accademico nel genocidio palestinese. Dopo 76 anni di occupazione violenta e coloniale, in seguito alle rivolte del 7 ottobre, Israele ha intensificato il percorso di pulizia etnica ai danni del popolo palestinese. Dal 7 ottobre sono mort* più di 34000 palestines*, di cui circa 15000 bambin*, senza contare tutte le persone disperse e ferite. Quello a cui stiamo assistendo è un vero e proprio genocidio e il silenzio delle istituzioni e del mondo accademico è assordante e complice.

Nel 2023 l’Italia ha venduto armi a Israele per un valore di 13,7 milioni di euro, con un incremento nell’ultimo trimestre, quando il genocidio era già in corso. Queste morti sono sulla nostra coscienza, il nostro ruolo in quanto cittadin* e student* deve essere quello di opporsi con tutti i mezzi necessari alla complicità del Governo Italiano e della NATO tutta. Abbiamo deciso di occupare il Dipartimento di Fisica di Torino, unendoci alla chiamata di Giovani Palestinesi e all’ondata di Intifada Studentesca che sta avvenendo in molte Università del mondo. In quanto student* di Fisica è essenziale una nostra presa di coscienza sul ruolo della scienza nell’industria bellica. La stessa scienza che ogni giorno studiamo non è asettica e non può essere più apolitica: non è difficile realizzare che tra la teoria fisica e la costruzione di armi c’è un processo intermedio che ci riguarda e ci vede coinvolt*, senza di noi alcune atrocità non si potrebbero compiere.

Il progresso tecnologico e scientifico, con il quale giustifichiamo il coinvolgimento 6 necessario del mondo accademico, non genera necessariamente un progresso umano. Basti vedere che negli ultimi decenni la ricerca scientifica ha prodotto più di 12000 testate nucleari e nuovi metodi di sterminio. Questo non significa lavorare per la scienza o per i suoi possibili risvolti positivi nella società, ma significa vendersi all’industria militare. Non vogliamo più che il mondo accademico sia coinvolto in questi processi e riteniamo doverosa una presa di posizione netta sul genocidio in corso. La nostra Università si proclama antifascista e antimilitarista: bellissime parole che non vengono applicate in pratica, che cadono davanti agli accordi che l’Università ha stilato con aziende come la Leonardo. Vogliamo che la conoscenza che ci viene impartita come scienziat* sia critica e che ci metta di fronte alle responsabilità che derivano dal nostro ruolo e dalle capacità tecniche e teoriche che sviluppiamo nei nostri percorsi di studio. PALESTINA LIBERA! PALESTINA LIBERA!

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