domenica 12 maggio 2024

pc 12 maggio - Sta crescendo la protesta delle masse ungheresi contro il potere autoritario di Orban: una nostra corrispondenza diretta dall'Ungheria

da Controinformazione rossoperaia del 10/05

In Ungheria un nuovo partito politico sta raccogliendo l'insoddisfazione generale verso il governo Orban e sta incanalando le ondate di proteste che già da due mesi investono tutto il paese. In effetti l'Ungheria in questo momento sta vivendo un'epoca diremmo "storica" perché finalmente dopo 17 anni di regime di Orban, sembra che la popolazione ungherese sia pronta a tornare in piazza a protestare in massa per un cambiamento.

In questo clima che si è creato nelle ultime settimane, un personaggio politico (non nuovo in realtà nel panorama politico ungherese) è apparso: Peter Magyar che ha fondato un nuovo partito che si contrappone frontalmente al partito di Orban, Fidesz, e lo sfida alle prossime elezioni. Il nuovo partito si chiama Tisza. Tisza è una sigla che significa in ungherese “onore e libertà”, uno slogan che potrebbe apparire di destra ma in in Ungheria suona come l'onorabilità contro la corruzione dilagante rappresentata dal sistema di potere al governo e la libertà dall'autoritarismo, dal meccanismo autoritario di controllo, di sorveglianza, di censura che Orban ha creato in questi anni. Tisza è anche il nome del secondo fiume più lungo dell'Ungheria, quello che attraversa da nord a sud il paese. E infatti Peter Magyar utilizza spesso la metafora del fiume che sta inondando l'Ungheria in tutte le sue parti.

E in effetti ha delle ragioni da vendere. Il 4 Aprile nella prima manifestazione lanciata da questo movimento a Budapest, ci sono stati migliaia e migliaia di persone in piazza come non si se ne

vedevano da anni. E sabato scorso la stessa cosa si è ripetuta a Debrecen, nella seconda città dell'Ungheria, con 10.000 persone nella piazza centrale. Questi appuntamenti sono innanzitutto grandi momenti collettivi di protesta contro il governo Orban, di rabbia e di potersi esprimere di nuovo e a criticare - questo è stato chiaro per me che sono stato lì in piazza - così come tutti gli slogan avevano soprattutto un obiettivo, quello di attaccare il governo. Un'altra metafora usata molto da questo leader di cui adesso parleremo meglio, Peter Magyar, è il grido di  "ne félj" che in ungherese significa “non abbiate paura”. E in effetti sembra che la popolazione ungherese non abbia più paura di scendere in piazza e di criticare.

In uno Stato in cui protestare, criticare e anche solo non adeguarsi, è realmente pericoloso. In effetti Orban è riuscito in questi anni a creare un sistema di potere capillare, dai punti più periferici, dai posti  più secondari del sistema amministrativo, del sistema economico e del sistema mediatico, gli uomini di Orban son lì a controllare e a punire. Chiunque in passato ha protestato ha subito conseguenze dal punto di vista giuridico, dal punto di vista della economico, dal punto di vista della possibilità di continuare a lavorare. Ricordiamo le proteste che ci si sono avute l'anno scorso degli insegnanti e degli studenti, studenti caricati, tantissimi insegnanti licenziati in tronco. Senza pensare a tutte le proteste della minoranza LGBT+.

Ma non è soltanto questo, l'Ungheria ha dimostrato in questi anni comunque una certa vivacità e una certa reattività all'autoritarismo sempre più stringente, sempre più asfissiante, del governo, contraddicendo l'idea un pò stereotipata che abbiamo noi qui in Italia di un’ Ungheria totalmente appiattita a Orban. In realtà no, ci sono state appunto le proteste citate prima, a cui si aggiungono le proteste di tipo ecologista che sono emerse in conseguenza soprattutto dell'inizio di costruzione di tantissime fabbriche di batterie elettriche, la maggior parte cinesi, che rappresentano però una fonte di grosso inquinamento in un paese che tendenzialmente non era abituato a una vasta industrializzazione.

Tutti questi nodi di conflitto si stanno riunificando intorno da un lato all'opzione politica elettorale del nuovo partito Tisza ma dall'altro sono realmente prese in carico da una popolazione che sembra davvero stufa, stanca e soprattutto indignata.

Lo scandalo morale dovuto alla grazia concessa all'uomo di Orban accusato di pedofilia che ha dimostrato un pò l'arroganza del potere e dei suoi uomini si è unito all'emersione di una vasta corruzione economica, soprattutto legata all'arrivo dei fondi europei, ai milioni di euro arrivati dall'Europa ma poi finiti quasi sempre nelle tasche del governo e dei suoi uomini.

Il costo della vita aumenta, i posti di lavoro diminuiscono, sanità e educazione vengono tagliati, c’è in generale un impoverimento che spinge molti giovani a fuggire all'estero. E i giovani sono un'altra componente che sta guardando con interesse al nuovo partito e che scende in piazza. Il nuovo partito è nato praticamente due mesi fa, un pò sull'onda di queste proteste e i suoi appuntamenti, i suoi comizi, sono diventati momenti di grande protesta.

Peter Magyar in realtà è una figura piuttosto ambigua, è un ex membro di Fidesz, quindi della coalizione attualmente al potere da cui però è uscito abbastanza presto. D'altra parte, però, è anche l'ex marito dell'attuale ministro della Giustizia che in realtà è stata colei che ha controfirmato la grazia del Presidente della Repubblica all'amico pedofilo del governo, è un avvocato di 42 anni di una famiglia che è dentro la politica da anni e lui stesso non è una reale novità. Questo profilo lo rende ambiguo.

D'altra parte, però, è stato colui che ha più denunciato pubblicamente gli scandali interni a Fidesz e, nel lanciare questo movimento, si è messo in contrapposizione al governo su un programma che potrebbe essere considerato di tipo social-riformista. Si parla di rifinanziamento e ricentralizzazione della sanità pubblica, dell'educazione pubblica, di miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, dell’ecologismo. E’ anche un moderato europeista.

Il tema dell'Europa in effetti è il tema più interessante, perché se da un lato Orban in maniera propagandistica si è fatto forte proprio della sua battaglia contro l'Europa, contro l'Unione europea, di essere un Cavaliere incorruttibile, non influenzabile da parte dell'Unione europea, tuttavia la corruzione riguarda proprio tutti i fondi europei comunque arrivati, comunque accettati da Orban e finiti nelle tasche private.

D'altra parte, però, Orban stesso accusa Magyar e in generale l'opposizione di essere praticamente dei servi, dei maggiordomi di Ursula von der Leyen e di essere un progetto dell'Unione europea calato all'interno dell'Ungheria per prendere il controllo e per non fare più gli interessi patriottici. Tutta una retorica di Orban che poi si contraddice nei fatti perché gran parte dell'industrializzazione interna è fatta dalla Cina, dalla Germania e viene realizzata grazie a un costo del lavoro molto vantaggioso e a una deregolamentazione, una perdita di diritti della forza lavoro, degli operai.

Orban si mostra molto più disponibile agli interessi capitalistici e continentali rispetto a quello che dice. Però le condizioni di vita, i tanti, troppi anni al potere stanno davvero stancando la popolazione ungherese e l'entusiasmo che si sente nelle piazze, a Budapest, a Debrecen, mostra una popolazione pronta a fare un radicale cambio politico. Che questo cambio sarà incanalato e assunto da questo nuovo partito è piuttosto probabile. Ovviamente questo non è totalmente positivo dal nostro punto di vista perché rappresenta comunque un'opzione che non crea un vero progresso sociale, però nella situazione di stasi e di incancrenimento del regime, qualsiasi novità che recuperi anche quello che di buono c'è stato nel sistema che ancora Orban non era uscito totalmente a mettere sotto i piedi potrebbe essere comunque un passaggio necessario.

Magyar dal palco di Debercen ha lanciato una grande un'altra grande manifestazione per l'8 di giugno, cioè il giorno prima delle elezioni europee del 9 di giugno, elezioni che in Ungheria coincidono anche con le elezioni di tutti i sindaci del paese. Quindi sarà un test molto importante sia per la nuova formazione per misurare la sua crescita - adesso è dato al 15%, - sia per Orban per vedere quanto il suo consenso si è ridotto dal 53% del 2021 quando ci sono state le le ultime elezioni.

Però chiaramente il tempo gioca a favore di Tisza perché con le elezioni politiche che ci saranno tra un anno e mezzo, il tempo gli permetterà di crescere probabilmente come movimento e di consolidarsi, di farsi conoscere.

Sicuramente Majar sta assumendo sempre di più anche una personalizzazione della sua battaglia politica come vera alternativa all'ormai vecchio, imbolsito e corrotto, Orban. Quello che è interessante è verificare se effettivamente la popolazione ungherese, i lavoratori ungheresi, saranno in grado di mantenere uno Stato di mobilitazione, di piazza, di partecipazione, come hanno visto in questi ultimi due mesi e come non erano più abituati a fare e, allo stesso tempo, capire come Orban reagirà. La sua propaganda è assolutamente pervasiva, tutte le città dell’Ungheria sono tappezzate di manifesti che criminalizzano, ridicolizzano o diffamano qualsiasi oppositore, attraverso manifesti ma anche con la pubblicità su Internet, sui canali televisivi. I media sono quasi totalmente controllati dal governo e questo chiaramente è una sua forza così come è una sua forza la capacità di intimorire.

“Antifa” in Ungheria è un insulto che coincide con “terrorista” ed è quello che Orban è riuscito a maturare nella comunicazione. Non per niente Ilaria Salis viene viene accostata facilmente a una terrorista per il fatto di essere un' antifascista. Ma Orban utilizza questo termine contro qualsiasi tipo di opposizione e le sue squadracce naziste che imperversano e hanno piena sovranità nel paese, sono anche lì per spaventare e per bloccare qualsiasi voglia reale di cambiamento.

Vedremo quindi che cosa succederà e se contro la possibile messa in campo di maniere più forti da parte di Orban per non perdere il potere avrà l'effetto di ringalluzzire ancora di più la popolazione ungherese oppure di spaventarla e richiuderla ancora in una rassegnazione che è quella che ha permesso, in una mancanza di di speranza, di alternativa, a Orban di essere rieletto nell'ultimo ventennio ad ogni tornata elettorale.

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