da repubblica Torino
Spintoni e scudi. Lanci di uova e negozi che abbassano repentinamente
le saracinesche. Arrivano anche le manganellate. Tensione altissima a Torino,
tra la polizia e il corteo degli studenti che questa mattina ha accolto
l’arrivo del premier Giorgia Meloni in città. Alla fine della manifestazione si
contano una decina di feriti tra i manifestanti, quattro tra gli agenti del
reparto mobile. La Digos di Torino individua 60 persone, tra loro numerosi
aderenti al centro sociale Askatasuna, ritenuti responsabili di aver coordinato
alcuni momenti degli scontri. Reati ipotizzati: resistenza e lesioni a pubblico
ufficiale, lancio di oggetti pericolosi e manifestazione non autorizzata.
I primi momenti di frizione tra polizia e manifestanti sono stati poco dopo l’inizio della manifestazione , in via principe Amedeo di Savoia. I manifestanti, circa 300, che alle 9.30 si erano radunati di fronte a
Palazzo Nuovo per contestare la partecipazione della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni a Festival delle Regioni. La manifestazione era stata convocata nei giorni scorsi dai collettivi studenteschi che hanno dato vita anche a Torino alla protesta contro il caro affitti. "Questa è la nostra città fateci passare", gridano gli studenti. "Meloni a Torino non sei benvenuta" recita lo striscione ancora steso a terra davanti a Palazzo Nuovo Il corteo si snoda tra via delle Rosine, via Lagrange dove i manifestanti hanno lanciato uova in direzione delle forze dell’ordine usando poi il passaggio di palazzo San Carlo per liberarsi dai cordoni di polizia che li avevano bloccati e proseguire verso piazza Castello: era questo l’obiettivo del corteo che infatti arrivato sotto allo storico palazzo della Regione applaudono e gridano "questa piazza era vietata e noi ce la siamo presa". Alle 12.30 arriva la seconda carica della polizia in piazza Castello. Gli scontri si verificano quando i manifestanti oltrepassano le transenne che delimitavano l’area degli stand montati per il festival delle Regioni, sotto alla prefettura. La polizia cerca di bloccare alcuni giovani sotto i portici. In alcuni video girati dagli studenti si vede il momento in cui la polizia usa i manganelli per fermare alcuni dei manifestanti. “Che fai, meni i ragazzini?”, si sente dire nell’audio del video.Con un’azione a tenaglia le forze dell’ordine hanno poi
bloccato la maggior parte dei manifestanti sotto alla prefettura mentre uno
spezzone più piccolo del corteo è ripartito in direzione di via Roma e poi via
XX Settembre al grido di “blocchiamo la città”. Quando il corteo ha provato a
riunirsi polizia e manifestanti sono di nuovo venuti in contatto, poco prima
che il corteo ripartisse verso i giardini Reali e ripiegasse di nuovo verso il
centro su via Montebello dove i
manifestanti sono stati caricati di nuovo. La manifestazione si è conclusa
intorno alle 13.30 a Palazzo Nuovo. Oltre 300 i manifestanti che erano partiti
da Palazzo Nuovo questa mattina« bandiere No Tav e di Cambiare Rotta
(collettivo studentesco che la scorsa settimana ha manifestato in tenda al
Campus Einaudi) tra chi è in piazza anche militanti del centro sociale
Askatasuna.
Ieri si erano verificati disordini in via Po e in piazza Cavour quando un corteo simile a quello di oggi è venuto in contatto con la polizia. Sui momenti di disordine di ieri sono in corso le indagini della Digos di Torino.
"Se le contestazioni sono dei centri sociali - ha
commentato Giorgia Meloni a margine del Festival delle Regioni - lo considero
perfettamente normale. Anzi, mi ricorda che sono dalla parte giusta della
storia, se mi contestano quelli che insultano le forze dell'ordine e
organizzano il racket delle occupazioni abusive Sembrano studenti? Sembrano
centri sociali, che è un'altra cosa”, ha aggiunto la premier.
“Inaccettabile – dicono da Udu, l’unione degli studenti Universitari che aveva lanciato la protesta contro il caro affitti – Ci troviamo di fronte a un abuso di potere da parte delle istituzioni, propagato attraverso massicci dispiegamenti di forze dell’ordine che utilizzano metodi violenti contro chi scende in piazza pacificamente. Esprimere il proprio dissenso è un diritto insindacabile”.
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