Un titolo di denuncia, quello del Corriere, che lascia intendere le condizioni di lavoro illegittime, illegali, pericolose che ci sono dietro le morti nei luoghi di lavoro, che si distingue questa volta, tra i numerosi giornali che hanno ripreso la morte del magazziniere, con la stessa medesima versione dell’investimento fatale e con i lamenti dei sindacati confederali aziendalisti, che esortano pietosamente i padroni a collaborare per la sicurezza. |
Una tragica dimostrazione, proprio alla vigilia della prima udienza, per la querela intentata dal Consorzio Cisa allo Slai Cobas, per un post del 2016 pubblicato nel blog del sindacato, parte della lunga lotta nei magazzini di Brignano, Calcinate e Basiano. Un articolo che per la denuncia delle condizioni di lavoro e di sfruttamento nei magazzini che contiene, viene indicato come offensivo per i dirigenti e le loro cooperative.
‘...ma se i padroni questa volta si sono offesi’, come cantava Pino Masi dopo la contestazione ai ricchi borghesi del capodanno 1969 in Versilia e la repressione che ne seguì, ‘loro che ci offendono e che ci uccidono per tutti gli altri dodici mesi; sarebbe meglio offenderli spesso, e non dare mai loro respiro, tutte le volte che lor signori capitano sotto il nostro tiro’.
Di seguito ripubblichiamo l’articolo incriminato, come lotta e denuncia delle condizioni di sicurezza nei magazzini e nei posti di lavoro, come nuova occasione per
portare in primo piano la necessità dell’unità di lotta contro la repressione, nelle piazze con le cariche, nelle galere o nei tribunali, da parte dei padroni, del governo fascista Meloni, dello Stato borghese, perchè si alimenti la rivolta a questo sistema capitalista di morte e sfruttamento.15 novembre - logistica Brignano: oggi sciopero contro gli allontanamenti arbitrari dai posti di lavoro
comunicato stampa,
oggi i lavoratori del magazzino Kamila (Italtrans/Agorà) di Brignano (Bergamo) in appalto alle cooperative dei consorzi Cisa e Cls, hanno scioperato contro gli allontanamenti arbitrari che queste cooperative adottano come forma di ritorsione antisindacale, e per spingere i lavoratori a ritmi di lavoro sempre più elevati a qualsiasi condizione.
Riuniti
in assemblea all'esterno del magazzino, hanno deciso che questa
protesta, adattata giorno per giorno alla situazione, continuerà per
far terminare questa pratica illegittima e disumana. Alle
flessibilità e mobilità estreme per l'orario, i turni il posto di
lavoro, che i lavoratori subiscono nella piattaforme della logistica
grazie alle cooperative, ora a Brignano, si sono aggiunti gli
allontanamenti 'disciplinari' un provvedimento illegittimo, non
previsto dal contratto nazionale, in contrasto con lo stesso statuto
dei lavoratori, usati per colpire i lavoratori economicamente e
moralmente, da alcune settimane.
In pratica, le società
accusano genericamente i lavoratori di lavorare troppo poco e li
allontanano immediatamente dal posto di lavoro.
Dall'esposto inviato alla DTL di Bergamo:
È parere della scrivente che siamo di fronte ad un abuso di potere, che viola anche quanto stabilito dall'art. 7 della L. 300/70 in materia di contestazioni disciplinari, che dispone, davanti ad una possibile infrazione del lavoratore, la contestazione scritta dettagliata del fatto, la possibilità per il lavoratore di giustificarsi, e solo a questo punto, l'eventuale sanzione. Mentre non prevede, una sorta di legge fai da te, come si configura invece questo allontanamento coatto dei lavoratori dal loro posto di lavoro. Altro effetto, altrettanto grave di questi allontanamenti, è che vengono pianificati ed attuati per costringere i lavoratori ad alzare a qualsiasi condizione la media dei colli movimentati all'ora. Di fatto l'introduzione di una sorta di cottimo, 'se fai quello che dico lavori e ti pago, altrimenti a casa''.
In queste piattaforme logistiche, i lavoratori, solitamente chiamati facchini, caricano e scaricano senza sosta i tir, movimentano e stivano su alte scaffalature le merci, con carrelli e a mano. Un lavoro muscolare e frenetico che le società spingono fino a ritmi impossibili, usando questi mezzi per piegare i lavoratori che resistono. Li spingono a ritmi che consumano i lavoratori, e li espongono a rischi quotidiani per la salute e la sicurezza.
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