... Con una concezione ideologica per cui le donne devono essere inchiodate al ruolo riproduttivo e di cura funzionale alle esigenze di questa società capitalistica - Mfpr
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STRALCI DA REPUBBLICA
Lite sull’assistente materna “Ci sono già le ostetriche con i bimbi non s’improvvisa”
roma — Non ha fatto in tempo a vedere la luce che si è già incagliato su un fondale di contrarietà il progetto dell’assistente materna. Tra le ostetriche «sconcertate e indignate» di venir sostituite da figure non professionali, le mamme femministe all’attacco perché «ancora una volta la genitorialità viene ridotta a una questione materna», chi teme che ne approfittino le associazioni conservatrici dopo l’esultanza dei ProVita...
L’idea di una nuova figura professionale per accompagnare le mamme dalla gravidanza ai primi sei mesi di vita del figlio è venuta qualche settimana fa al governo Meloni, pronto a stanziare, nella prossima legge di bilancio, una cifra tra i 100 e i 150 milioni. Trovando più facile tirar fuori dal cilindro l’assistente materna che investire sulla rete di consultori e di professionisti esistenti. «Non si tratta di una figura sanitaria — ha specificato però la ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella — ma di una professionalità semplice: ci sarà un corso di formazione abbastanza breve, non serve chissà quale laurea. Può venire a domicilio e dare una mano su quelle piccole cose come mettere il bambino nella culla, fare un bagnetto o regalare un momento di sollievo per poter dire “tienilo dieci minuti in braccio tu” o “che faccio quando piange?”».
Le assistenti sarebbero a disposizione delle madri per venti ore totali al telefono, sui social o a domicilio, se necessario. «Ma se si tratta di una colf è un’altra mansione», dice la segreteria della Fnopo, la federazione degli Ordini delle ostetriche, Elisa Del Bo. Che però l’esecutivo ci investa più di così lo dimostrano non solo le cifre ma ancora le parole di Roccella: «L’idea ci è venuta considerando che oggi le mamme sono molto più sole di un tempo, quando c’era una rete parentale e famiglie più larghe». Invece dell’intero villaggio che ci vuole per crescere un bambino, insomma, ecco l’assistente materna: 3 ogni 20 mila abitanti anche per supplire — spiegano fonti — alla carenza dei servizi per l’infanzia in modo da fermare l’inverno demografico ed evitare il ricorso eccessivo ai pediatri.
«Ma queste figure esistono già», gridano le ostetriche. «Le cure post-natali a sostegno della neomamma rappresentano il “core” dell’attività dell’ostetrica garantita da personale altamente qualificato e specialistico che sa riconoscerne tempestivamente la comparsa di
situazioni patologiche che possono richiedere l’intervento anche di altri specialisti, situazioni di violenza domestica o di fragilità psico sociale per attivare percorsi adeguati multiprofessionali — rivendica Silvia Vaccari, presidente della Fnopo, mai consultata dal governo — Piuttosto andrebbe assicurata su tutto il territorio nazionale la nostra presenza per le visite domiciliari in puerperio». Ma ci sono almeno altre due questioni che hanno sollevato polemiche: «Se l’idea è affiancarci persone con scarsa formazione significa che l’ansia, la depressione post parto e la salute mentale delle donne vengono derubricate a istanze di serie B», spiega Francesca Bubba, creator digitale e attivista della genitorialità.
Non è tutto: «L’idea dell’assistente materna riflette il fatto che anzitutto a livello istituzionale la genitorialità sia vista ancora come una questione femminile, da risolvere tra donne, due al prezzo di una, che il lavoro di cura sia lasciato a noi e che i padri restino i grandi assenti».
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