Riportiamo stralci da interventi fatti all'Assemblea proletaria
anticapitalista nazionale del 9 maggio
Dalla Tenaris Dalmine:
"...Gli operai non possono schierarsi nella guerra tra bande dei padroni.
Alla Tenaris c’è l’Eni, sono in gioco molti interessi sul petrolio, gasdotti, ecc. e oggi Tenaris ha fretta per le attività legate al petrolio. Per questo sta aumentando i carichi in fabbrica, e sostituisce in ogni reparto lavoratori anziani con giovani. Questa situazione di sfruttamento in fabbrica si è legata ai peggioramenti salariali, per il carovita.
Un primo strumento di mobilitazione tra gli operai contro la guerra imperialista, è stata la raccolta firme ai cancelli e allargata nei reparti, sulla mozione partita dall’ex Ilva di Taranto
Mobilitarsi contro la guerra è una questione presente tra gli operai. Anche nelle altre fabbriche della provincia ha funzionato; certo, non per fermare la guerra con le firme ma perchè gli operai prendano posizione.
I confederali si limitano a spiegare la posizione dell’azienda in questa fase, come il cambio di fornitori del carbone a causa della guerra in Ucraina. La posizione contro la guerra imperialista e le spese militari è stata portata da noi dello Slai cobas sc nell’assemblea Tenaris della Fiom, ma i sindacalisti hanno fatto finta di nulla.
E abbiamo fatto sentire la nostra voce il primo maggio.
Nelle fabbriche l’iniziativa va avanti in funzione dello sciopero generale.
Occorre andare alle fabbriche, a partire dalle grandi fabbriche, far schierare gli operai per farli mobilitare contro la guerra, e l’occasione delle firme fa schierare gli operai.
C’è discussione, per esempio ci sono lavoratori che pensano che la Nato sia giusta (come prima dicevano: sì Salvini al governo contro gli immigrati)
Il 20 maggio è una importante giornata di mobilitazione, si sono modificate delle condizioni, perchè tutto il sindacalismo di base ha aderito, e anche noi abbiamo aderito allo sciopero.
Ma è il dopo che conta, contro il governo e i padroni. Settori di operai tendono a non vedere le responsabilità dei padroni nella guerra. Il governo da molti finanziamenti alle aziende; per esempio quando l’elettricità costava la metà di ora, a dicembre sono stati fermati gli impianti, ora che costa il doppio gli impianti vanno al massimo, con gli straordinari perché ci sono le commesse di ‘guerra’.
Noi non siamo l’aristocrazia operaia che vive sulla pelle dei proletari e dei popoli; noi dobbiamo bloccare la produzione contro la guerra.
Tornando allo sciopero del 20 maggio. Per noi è una importante giornata di lotta verso lo sciopero generale vero, con un lavoro anche verso settori operai ancora legati ai confederali. Non vogliamo chiamare sciopero generale quello che ancora deve essere. Si tratta di un passo importante, necessario verso uno sciopero generale vero.
Poi bisogna essere chiari nei contenuti. Parlare di “sostegno alla resistenza ucraina”, di fatto vuol dire sostenere l’Ucraina, e la resistenza in corso dell’esercito ucraino. Ma questo è sbagliato.
Serve una posizione chiara di classe sulla guerra imperialista, la lotta deve essere contro l’invasione russa ma anche contro la Nato/Usa, contro il governo Zelensky, e soprattutto per noi contro il governo italiano.
Noi sosteniamo le iniziative pacifiste contro il riarmo ma siamo per la mobilitazione dei proletari, delle fabbriche. Il governo Draghi sta partecipando alla guerra, i proletari devono dire “via il governo!”, legandolo all’economia di guerra, allo scarico sui lavoratori e le masse popolari...".
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